un rumore molesto pervase la mia stanza.
Era mattina, e la sveglia continuava ininterrottamente a suonare. Con aria seccata e svampita premetti il piccolo tasto anteriore all' oggetto più volte, poichè non riuscivo a cetrare il punto corretto. D'altronde ero appena sveglio. Mi alzai, diretto in salotto. lentamente mi vestì, facendo allo stesso tempo il caffè. Lo zucchero era poco, quindi cominciai a grattare col cucchiaio quello rimasto. Quando il caffè era pronto, mi accorsi che avevo finito le briosche. Frettolosamente corsi al Cafe del piano terra, con qualche moneta in tasca. Aquistato il Croissant, tornai nel mio modesto appartamento e mi godei la colazione. Fuori dalla finestra meditavo sull' affascinante paesaggio di Mosca invernale. Ho sempre trovato l' inverno affascinante. Gli alberi spogli e malinconici, la neve che avvolge come un manto bianco il paesaggio. Con lo sguardo rivolto verso il vetro, i miei occhi sfavillavano ed erano sognanti, guidati dalla fantasia come quelli di un bambino, puro, illibato. Mi coprivo il più possibile con la sciarpa che, come se volesse infastidirmi, si sfilava ad ogni mio tentativo di coprirmi dal freddo. Le labbra si screpolavano, e talvolta portavo l' esile mano alle labbra, sospirando debolmente per riscaldare le mani. Mosca mi piaceva molto. Mi è sempre piaciuta.
In realtà, non so bene il motivo. Mosca è sì bella, ma non ci trovo molto di speciale da impressionare un bambino delle elementari, quando ci sono andato per la prima volta. Non per un motivo preciso, questa città mi ha sempre affascinato. Ma non le attrazioni, i luoghi o altro, è il paesaggio in sè che mi colpisce. Ha un' importate significato per me. Passeggiare per i parchi centrali mi fa rammentare avvenimenti della mia infanzia perduti nell'oblio della mia mente da tempo.
Finita la colazione, mi misi il giubbotto, più sveglio di prima. Mi sciaqquai la faccia al momento e pacatamente scesi le scale e uscii dall' uscio del palazzo. Volevo passeggiare al parco Mescherski, come mi era solito fare. Trovai un taxi dopo qualche minuto, abbastanza stanco di cercarne uno. Il tassissta si rivolse a me con tono presuntuoso e volgare. Era grasso e rozzo, coi capelli fin troppo corti e occhi apatici e ingiuriosi. Ogni volta che un' altra auto faceva un minimo errore lui bestemmiava impudico fregandosene del fatto di essere stato visto da svariati civili divertiti. Così passò una mezz' ora, davvero incresciosa. Appena arrivato, mi dileguai scocciato. Attraversai con cautela la strada scrutando l' arrivo di un' auto, seppur la nebbia dominava il paesaggio. Il parco in questione sorgeva di fronte ai miei occhi, e io ero borioso per aver finalmente raggiunto il posto. Entrandoci, comiciai ad avere il presentimento di aver tralasciato qualcosa, ma procedetti ignorando ciò.
Cominciai la mia beata camminata, contemplando il posto e rammentando i gai ricordi d' infanzia di cui questo luogo ne è pregno. Sin dal mio primo trasferimento in Russia, a 7 anni, giocavo e passavo il tempo in questo semplice parco comunale. Passando di fianco a un antico albero, ebbi un dejavu improvviso. Un flash mi ricordò un momento della mia giovinezza.
avevo all' incirca 8 anni, abitavo in russia da un anno. Tornando da scuola, notai davvero poca gente. Poi vidi altri ragazzini della mia età entrare in questo parco in bici. Io non sapevo andare in bicicletta. Entrai lo stesso, tanto per curiosità. Non avevo mai visto quei bambini. Ero nascosto. Quando mi annoiai, cominciai a rimettermi a posto per tornare a casa. Loro mi notarono e mi chiesero perchè ero lì. Io, [completo idiota] dissi con aria superba che guardavo dei principianti, tanto per divertirmi. Irritati, mi chiesero di mostrargli la mia arte da ciclista. Io, impaurito,non potei fare altro che accettare e prendere la bici di uno dei ragazzini intento a prestarmela. Dopo un po' di tempo occupato da acrobazie cercando di salire sulla bicicletta, andai velocissimo in discesa, e sbattei contro un albero. Qesto albero, ora di nuovo davanti a me. Persi moltissimo sangue.
Fino ai 40 anni ho auto ancora la cicatrice in fronte. Ecco perchè adoravo andare in quel parco ogni mattina. Stando lì riafforavano alla mia mente ricordi come questo. Fantasticai su questo per almeno 20 minuti. Dimenticai il presentimento che mi era parso mezz' ora prima. Ritornato alla realtà, accesi una sigaretta, pensando che avrei dovuto farlo prima. Frugai nella mia borsa alla ricerca del mio cellulare, che stranamente non trovai. Avrebbero dovuto già scrivermi o telefonarmi per lavoro. Decisi di pensarci poi e intanto godermi la passeggiata. Poi, improvvisamente, mi balzò in mente la realtà: avevo dimenticato il telefono cellulare nel taxi, dentro al portafogli.
Andai subito in panico. Lì avevo la carta di credito, di identità, sanitaria, del supermercato... dovevo assolutamente recuperarli. La prima cosa che mi venne in mente era di telefonare da una cabina telefonica il mio telefono. Solo che trovare in questi anni una cabina telefonica è piuttosto difficile. Ma non mi arresi: cominciai a girare per Mosca ansiosissimo. Non la trovai. Ero preoccupatissimo. Feci circa sette chilomentri, senza risultati.
Ma poi, improvvisamente, mi si piazzò davanti una ragazza di circa 20 anni. Vedendomi disorientato mi chiese se avessi bisogno di aiuto. Capii che gli avrei potuto chiedere il suo tefono per telefonare. Così glielo chiesi davvero. Annuì, e me lo passò poco dopo. La ringraziai in fretta, poi digitai subito il mio numero e attesi. Non rispose. La ringraziai nuovamente e corsi via, cercando il cartello con il numero di telefono dello stesso taxi di prima, per chiamare qel numero e dirgli del cellulare.
Lo trovai presto, poiché era vicino a casa mia. Chiamai il numero trascritto chiedendo nuovamente il telefono ad un passante. Fortunatamente mi rispose e, scocciato, mi disse che me lo avrebbe riportato al più presto. Arrivò dopo un po', ma mi diede il cellulare e il portafogli. Quando se ne andò, controllai se ci fosse tutto nel portafogli, il tassista non era molto rassicurante. Era facile dubitare di lui. Ma non mancava niente. Però accadde un fatto alquanto strano: il telefono era uguale al mio, ma lo sfondo, la data e alcune applicazioni cambiarono come se avesse viaggiato nel tempo. Non capii cosa significasse.
Ma a questo inspiegabile accadimento non ci diedi peso. Continuai la giornata normalmente; cenando, guardando un film e leggendo qualche racconto poliziesco. Da quando sono piccolo ho la passione per i polizieschi e gialli. Volevo diventare come Sherlock Holmes, un detective che risolveva ogni mistero. A ripensarci mi sentivo un po' triste. Mi chiedevo se il me bambino rimarrebbe deluso vedendomi. Ero un investigatore senza talento e senza richieste, Ulrich Bohm. Tedesco, ma vivevo a Mosca.
Il giorno dopo mi svegliò una chiamata alle sei di mattina, per un caso particolare che la polizia e altri detective non capivano. Ovviamente ero tra le ultime scelte, mi avevano chiamato solo perché gli altri non facevano che fallire. Mi hanno chiesto di venire in una cittadella vicino a Mosca non urgentemente: andava bene anche il giorno dopo. Visto che il giorno della chiamata dovevo andare ad un funerale e poi incontrarmi con vecchi amici la sera, decisi di andare alla cittadina per il caso il giorno dopo.
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Maschere
غموض / إثارةun' investigatore senza talento viene immischiato in casi strani e paranormali, in una cittadina vicino a Mosca "Perfetta" dove tutti nascondono qualcosa.