1° capitolo

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Eccolo lì. Di nuovo, per la quinta volta oggi, mi incanto a guardarlo. Non riesco a distogliere lo sguardo dal suo bellissimo viso, troppo perfetto, con i suoi occhi grigio-azzurri e le sue labbra carnose. Non lo conosco nemmeno, non so il suo nome ma visto che l'osservo da cinque giorni sembra quasi che lo conosca da una vita. Si trova due banchi avanti a me perciò posso spiarlo liberamente  senza che lui mi noti .<<Oh, allora?>> È Lolly, mia cugina, a parlare. <<mmh?>> << dai Vale!!! Non mi ascolti mai!>> <<si, scusa è che mi sento poco bene..» «si certo, basta fissarlo per oggi se no lo consumi!!» Oh che stronza che è ... «Vaffanculo Ló - che stavi dicendo quindi?» chiedo per sviare l'argomento. «a si..se sta sera  vuoi venire al cinema con me e Tim...» Oh no, no ti prego! Tim è il suo ragazzo il quale non è che mi sta antipatico, anzi, ma provate a stare voi un'intera serata a mantenere la candela! Non é consigliato a chi soffre di diabete. «scusa ma passo..» «noo, daii» si lamenta.  «sul serio Lò, sai che non mi piace fare il terzo incomodo» Allora lei, con un broncio, si gira  e cerca di seguire i simboli, per me aramaici, scritti alla lavagna. Odio la matematica! E penso di non essere l'unica.  Ma per fortuna questo supplizio avrà fine tra pochi minuti, e inizierà ufficialmente il weekend.

Oggi è venerdì, un'adolescente qualunque dovrebbe uscire con i propri amici o con il proprio ragazzo o ragazza, mentre io quì non conosco nessuno oltre mia cugina e il suo ragazzo, non mi sono ancora fatta degli amici, non che ne abbia bisogno. Mi sono trasferita a Headuck City circa una settimana fa, ora vivo a casa di mia nonna paterna con la quale non ho avuto niente a che fare fino a questo momento. Ma non è terribile come pensavo, è gentile, ti lascia i tuoi spazi e sa cucinare benissimo.
Ho notato peró nei i suoi occhi celesti , molto simili ai miei, una  tristezza che può conoscere solo una persona che ha perso quasi tutta la sua famiglia. Perciò sono contenta di averla trovata, penso che ci potremo aiutare l'un l'altra a superare questa cosa. Questa settimana è stata davvero estenuante: ho iniziato la scuola da cinque giorni ma sembra sia passata una vita da quando ho preso quel treno per arrivare qui. Pur se ho passato quasi tutto lo scorso weekend a svuotare scatoloni devo ancora finire il lavoro ma oggi non ne ho voglia quindi penso di rimandare tutto a domenica. Il suono della campanella mi risveglia dai miei pensieri così saluto con un bacio mia cugina e mi affretto a raggiungere la segreteria prima che chiuda. Voglio controllare se la biblioteca della città, visto che la scuola ne è priva, è aperta anche il venerdì pomeriggio e... BINGO, orario continuato fino alle 19.

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'When you say you love me, know I love you more.
And when you say you need me, know I need you more. Boy, I adore you''

Con Miley Cyrus sparata dalle cuffiette mi avvio verso la fermata dell'autobus, la casa di mia nonna si trova quasi al confine della città, mia nonna non guida, quindi fin quando non avrò un'auto dovrò cercare di non perdere il bus. Quando esco dalla scuola avverto un paio di gocce gelate scendermi sul viso, alzo lo sguardo e noto grandi nuvoloni grigi muoversi verso est, proprio in direzione del centro della città. Prevedo cinema affollati questa sera. Ancora assorta tra i miei pensieri non mi rendo conto di cosa succede fino a quando  sento un forte braccio avvolgermi il bacino per sostenermi. Con la testa scombussolata noto due intensi occhi ghiaccio.  E' il ragazzo  che frequenta il mio stesso corso di matematica e di letteratura inglese, quello che non mi fa concentrare durante le lezioni. E' proprio lui, nella sua perfezione: fisico marmoreo, alto sicuramente più di 1.80 m, pelle diafana, capelli indomabili neri come il carbone, con il ciuffo che gli ricade sulla fronte, e  due fossette irresistibili. Non penso di aver mai visto un ragazzo così bello. I nostri occhi rimangono attaccati per quella che sembra un'eternità ma guardandolo da vicino noto qualcosa di diverso nei suoi occhi da quelli del ragazzo che ho fissato attentamente per una settimana: sono più scuri del solito e sono spenti e,insieme alle grandi occhiaie scure che gli scavano il viso, gli danno un'aria stanca. Resosi conto della situazione mi rimette in piedi, fa un passo indietro e sparisce con la stessa velocità con cui è apparso. Senza ne un "ciao" e niente, ma soprattutto senza avermi dato il tempo di ringraziarlo e di scusarmi. Mi guardo intorno e sembra che nessuno si sia accorto del nostro "scontro". A quel punto non posso fare nient'altro che correre alla fermata prima che perda l'autobus.

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