Millenni fa, quando tutto era sconosciuto, quando si è narrato l'Enûma ilû awîlum e gli Dei crearono gli uomini, si è cantato il pianto, l'ira e la vendetta del Leone Celeste.
Inanna, Dea dell'Amore e della Guerra, vittima di un sortilegio da parte...
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-Cleo
Millenni fa, quando tutto era sconosciuto, quando si è narrato l'Enûma ilû awîlum(1) e gli Dei crearono gli uomini, si è cantato il pianto, l'ira e la vendetta del Leone Celeste(2).
Inanna giace addormentata, circondata dalla natura e dalle braccia del proprio amante ancora sdraiato accanto a lei.
Il sole sorge, illuminandole il viso mulatto e i capelli neri.
La Dea si alza e ammira il proprio compagno ormai esamine.
Neanche lui è sopravvissuto, pensa.
"Azhaar, vieni" ordina la fanciulla androgina, mentre una mangusta dal pelo corto e castano sguscia dall'oscurità.
Quando suo padre Sin, il Dio della Luna, cercò di darla in moglie, per Inanna esplose il caos.
Sin avrebbe voluto una prole divina pari alla propria stirpe, ma al rifiuto della figlia, il Dio scagliò un maleficio:
"Ogni uomo con cui giacerai, per quanto tu possa amarlo alla follia, perirà l'indomani mattina!"
Inanna non poté credere a quelle parole, sebbene conoscesse la ragione per cui erano state pronunciate. Sin non l'aveva mai punita così duramente.
"Provaci!" gli rispose quindi, sfidandolo. "Renderò tutto il tuo popolo sterile e senza stirpe!"
"A cosa serve una divinità senza i propri sacerdoti pronti a sacrificare omaggi?" lo provocò iraconda la Dea, inarrestabile.
L'Argenteo colpì Inanna sul viso e una civetta bianca, non distante da loro e appollaiata su un trespolo, volò via. Era stata spettatrice della scena.
Inanna, devastata dopo aver digiunato per giorni, si è rifugiata in una caverna e ha lasciato che il Cielo venisse avvolto dalle Tenebre. Non ha mostrato la stella più luminosa per tutto il tempo: Dilibad – Venere, conosciuta come la stella ad otto punte, la stessa a lei sacra.
Ninŝuba(3) mi starà cercando impazzita, riflette ora con noncuranza riguardo alla propria balia, mentre si sistema i fermagli a forma di falce di luna e di stella tra i capelli lisci e corvini.
Nella mente della Dea balena un'idea terrificante, piena di odio e risentimento, ma allo stesso tempo appagante.
Se ogni amante perirà dopo aver giaciuto con me, riflette la giovane dal fisico androgino. Allora estinguerò ogni adepto al sacerdozio di Sin, termina, il sorriso sulle labbra.
E da quel momento, Inanna inizia a congiungersi con tutti coloro che abitano il Gipartu, tempio dedicato ai culti di Sin, e con tutti gli abitanti dell'Ebabbar, dimora dei sacerdoti dei culti solari.
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La Regina del Cielo, poi, decide di punire anche il proprio gemello Utu(4).
Il fratello, agli occhi della fanciulla, è colpevole di essere stato indifferente al suo dolore.
Inoltre la Dea, lacerata dalla sofferenza causata dalla vendetta paterna, si scaglia anche contro gli adepti che venerano le divinità del Kur - Oltretomba.
Sin non riesce a controllarla: dopotutto, Inanna non è certo una divinità minore. É parte della Triade Divina del concilio degli Iĝiĝi, il Concilio Celeste.
La maledizione è in corso.
E Sin, suo malgrado, non può far svanire il maleficio dopo averlo ormai lanciato.
1- Incipit dell'antico poema sumerico inciso su tavole d'argilla di Utnapiŝtin e il Diluvio Universale da cui trae origine l'episodio dell'arca di Noè, il mito di Deucalione e Pirra, Chalchiuhtlicue, Chibchacún, Khun Borom, Nāga-Padoha, Manu, Pirman, Ruatapu, Ymir, Ra, Puluga, Da Yu, Nu'u e Lili-noe, Nüwa, Mi'kmaq, Caddo, Sotuknang.
2- "Leone Celeste", uno tra i numerosi epiteti con cui ci si riferisce a Inanna, Regina del Cielo.
3 - Ancella e consigliera di Inanna, conosciuta anche con l'epiteto di "Ancella Celeste". Si tratta di una figura materna per la Dea.
4- Gemello di Inanna, Dio del Sole, parte della Triade Celeste: Luna, Stella, Sole.
