il libraio e la sua normalità

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Possedeva una piccola libreria che faceva angolo in una delle stradine di Bologna, non era il massimo o quello che desiderava da una vita, ma gli bastava e non gli dispiaceva. Non era un gran lettore, o meglio, lo era ma di manga però non negava di amare quell'odore di pagine sfogliate che invadeva le sue narici ogni volta che accompagnava il tintinnio delle chiavi ogni mattina. Si recava lì sempre un'ora prima dell'apertura per catalogare, gli altri erano soliti farlo la sera ma lui preferiva occupare quel tempo sfondandosi di serie tv ed anime su Netlifx. Ormai erano cinque anni circa che aveva quella piuttosto noiosa routine, non era molto ma in un qualche modo lo rendeva felice. Adorava guardare ogni cliente, abituale o meno, entrare nel suo negozietto e iniziare a tuffarsi in quel mare di carta, forse troppo sprecata per coloro che non si meritano di leggere. Usualmente alcune persone tornavano alla cassa dopo un'ora di giri e rigiri, trovando un libro che neanche volevano leggere ma comunque volendo uscire con qualcosa fra le mani. Poche volte usciva da dietro al bancone visto che la maggior parte delle volte finiva di sistemare i libri giusto poco prima dell'apertura, preferiva stare nella sua zona comfort lì dietro visto che non era un amante delle relazioni sociali. Aveva qualche amico qua e là per Bologna, pochi ma buoni pensava. Durante le ore di lavoro non si faceva mai trovare sul cellulare, dopotutto non c'era nessuno a cui rispondere, al massimo i clienti potevano soltanto disturbarlo dal suo angolino di lettura manga per chiedere qualche libro che non trovavano oppure di pagare qualcosa che li aggradava.
"Ehi Nelsino, tutto bene qui?" disse un ragazzo biondino non appena entrato notando che non l'avesse visto. Il ricciolo alzò lo sguardo di poco, portando gli occhi sopra i suoi occhiali e lasciando trasformare quel viso apatico in un morbido sorriso.
"Tonno! Ti stavo aspettando!" gli disse uscendo da dietro la sua dimora e abbassare le serrande per far capire che c'era l'ora di pausa. Girò un cartellino con su scritto l'orario di riapertura e finalmente riuscì a dedicare il suo tempo all'altro. Egli gli si avvicinò portando una mano nella sua chioma mora scompigliandoli ancor di più di quanto già lo fossero di per sé.
"Scusa per il ritardo, c'era una coppietta piuttosto insistente e non sognava di andarsene, per fortuna già avevo il pranzo a portata di mano senza dover comprarlo in giro, avrei perso ancor più tempo sennò!" Disse ridacchiando tirando dallo zaino un paio di panini sia per lui che per quello difronte a lui.
"Ma va non ti preoccupare, che saranno mai venti minuti suvvia!" rispose l'occhialuto afferrando uno dei panini che aveva il biondino, recandosi poi entrambi nell'area relax per mangiare. Nelson aveva deciso di mettere un posticino con alcuni divanetti per le persone che volevano fermarsi a leggere o anche studiare, un po' distante dagli scaffali ovviamente. Si piombarono sulle poltroncine stanchi delle loro noiose giornate, iniziando a raccontarsi fatti dei loro amici come due capere.
"Ma sei riuscito a vedere Nicolas in questi giorni? Mi pare di aver sentito una certa intesa fra lui e Dario, sai?" disse Francesco col cibo in bocca, non scandendo bene le parole e quasi facendo capire a stento quello che diceva al suo amico.
"Sarà, ma secondo me quei due sono cotti l'uno per l'altro. Soprattutto quel nano, hai visto come se lo squadra ogni volta che usciamo? E comunque sotto sotto anche Dario se lo mangia con gli occhi; secondo me quei due nascondono una relazione ma ancora devono dircelo." Concluse infilandosi un pezzo di panino in bocca col capo del biondo che annuiva, acconsentendo alle sue parole.
Dopo circa un'oretta dovettero lasciarsi, uno al proprio lavoro, uno alla propria vita.
Il ricciolo quindi, dopo aver riaperto il suo negozio, se ne ritornò dietro al bancone controllando quelle notifiche inesistenti e, dopo un sospiro, riprese nella sua lettura.
"Cosa leggi?" chiese una voce completamente nuova alle sue orecchie, difatti fece alzare il suo viso di scatto facendo scontrare il suo sguardo con quello di un ragazzo appoggiato al bancone, propenso col busto verso di lui. Rispose con voce bassa il nome del manga che aveva fra le mani, provocando un sorriso confuso nella persona difronte a lui.
"Vabbè comunque, non è che avresti questo libro?" chiese gentilmente senza mai smettere di vestire quel sorriso facendo scivolare sul legno un foglietto con il nome di un testo piuttosto familiare. Lo guardò sottecchi dai suoi occhiali prima di sfilare quel bigliettino e leggere quello che c'era scritto, successivamente andò sul computer fisso se lo avesse nella libreria.
"Guarda non ce l'ho, però posso ordinartelo e magari te lo faccio spedire a casa tua oppure lo vieni a ritirare qua quando arriva" disse con voce timida che aveva paura di uscire e mettersi a nudo, mentre le sue guance si tingevano di rosso trovando che la persona davanti a lui non fosse niente male.
"Quanto ci mette ad arrivare? Sia nel caso dovesse arrivare qui o a casa"
"Dovresti aspettare un pochino in più se volessi venire a prenderlo qui, il prossimo carico di libri mi arrivano nel prossimo week-end mentre a casa tua dovrebbe arrivarti a inizio settimana."
Lo sconosciuto se lo squadrò per bene, studiando ogni dettaglio di quel libraio, perfino notando il rossore sulle guance che fino a poco fa non c'era ancora.
"Hai freddo? Hai le guance rosse." Gli disse completamente sviando la scelta di consegna di quel testo, facendo arrossire ancora di più Nelson che in quel momento voleva tuffarsi in una pila di libri e possibilmente scomparire; il ragazzo lo notò, difatti ridacchiò lievemente trovando quella scena piuttosto adorabile.
"Verrò a prenderlo qui fra una settimana, mettilo sotto il nome di Cesare Cantelli. Verrò anche nei prossimi giorni caso mai dovessi avere una botta di culo e ritrovarlo qui all'improvviso, non mi dispiacerà affatto rivedere le tue guanciotte rosse per il freddo." Concluse con un sorrisino sul viso per poi uscire dal negozio non realizzando che avesse palesemente flirtato col povero ragazzo che intanto era quasi paralizzato per i modi gentili di quell'altro. Non gli era per niente sembrato sfacciato anzi, gli aveva fatto bene quel cambio di normalità.
Quella sera andò a casa pensando a quel Cesare e al suo insolito incontro, cercò di levarselo dalla testa, dopotutto era soltanto un ragazzo che voleva un libro e che aveva semplicemente giocato con le parole, no? Ci voleva un miracolo per trovare un ragazzo come lui single e per di giunta propenso al suo stesso sesso, un sogno così lontano che per lui pareva perfino più vicino a sé la possibilità di essere bisessuale piuttosto che omosessuale. Non capiva perché dava troppo spessore alle parole, soprattutto ad un perfetto sconosciuto che sicuramente dopo aver trovato il suo tesoro non l'avrebbe più rivisto, dopotutto non l'aveva mai visto negli ultimi cinque anni.
Il giorno dopo conseguì la sua solita normalità, quasi accantonando ciò che era successo il giorno precedente e cercando forzatamente di non pensarci leggendo il suo solito manga dopo il solito controllo di libri venduti del dì lavorativo prima. Passò di nuovo una mezza giornata e dopo il solito pranzo con Francesco dovette uscire dalla sua tana per risistemare i libri sparsi qua e là visto che in mattinata c'erano state molte più persone del solito. Passeggiava a passo lento fra tanti cadaveri di alberi utilizzati per intrattenere delle persone come lui, un po' gli dispiaceva. Lasciò viaggiare il suo dito sulle copertine dei libri leggendo accuratamente ogni titolo per verificare se fossero in ordine raccattando quelli fuori posto. Finito il suo giro ormai ne aveva raccolti una bella pila così si accinse a rimetterli nelle loro tane, ignaro e non curante se fosse entrato qualcuno nella libreria.
Sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla, facendolo balzare dallo spavento e facendogli cadere da mano tutti i libri che aveva, facendone stropicciare alcuni.
"Oddio scusami non volevo farti perdere la concentrazione!" disse una voce familiare, forse fin troppo familiare per i suoi gusti. Mentre alzava i testi finiti per terra poco interessandosi di chi fosse, l'altro per aiutarlo fece scontrare le loro dita. Nelson alzò immediatamente lo sguardo scorgendo il volto del suo malfattore e, prevedibilmente, le sue guance si tinsero di rosso per l'imbarazzo. Si alzarono all'unisono collegati fra di loro tramite una raccolta di fogli mentre Cesare gli sorrideva con degli occhi che trapelavano un po' di tristezza, molto dispiaciuto per la paura che gli aveva fatto prendere.
"No ma figurati, è che sono maldestro io e facilmente mi spavento..." disse abbassando lo sguardo sotto un viso divertito e piuttosto intenerito. Il più grande si abbassò di nuovo prendendo il resto dei libri caduti per poi porgerli fra le mani dell'altro che, intanto, cercava ancora di materializzare la situazione. Gli sembrava di trovarsi in una telenovela per quindicenni.
"Non rimarrò qui per ancora molto tempo per disturbarti ancora, volevo soltanto sapere qualcosa di vitale importanza."
"Vitale importanza? Cosa puoi chiedere ad un libraio di così tanto importante?"
"Il suo nome magari."
A quelle parole si trovò un attimo spaesato, perché voleva sapere il suo nome? Sicuramente era per gentilezza e per non far filtrare troppo imbarazzo ogni qualvolta si incontravano; forse era per attaccar briga e far amicizia, o magari era per cercare qualcosa di più. Oramai il ragazzo era rimasto lì impalato da un bel po' rimanendo a pensare cosa voleva dire con quella richiesta. Non appena realizzò di averlo fissato per un bel po' divenne molto più paonazzo di prima, incominciando a balbettare il suo nome sottovoce.
"Nelson? Ha un non so di che particolare questo nome, mi piace! Ci si vede domani signorino dei libri!" concluse sorridendo scompigliandogli i capelli per poi volare via. Nelson non poteva non pensare all'accaduto, si sentiva una quattordicenne dopo aver avuto una gioia dalla sua crush. Ma poteva definirsi crush una persona conosciuta il giorno prima e aver totalizzato appena dieci minuti di conversazione? Eppure questi dieci minuti parevano essere durati più di un'eternità per lui, di conoscere quel ragazzo da una vita intera e provare qualcosa per lui da molto tempo. Sembrerà esagerato sicuramente, ma magari esiste per davvero l'amore a prima vista. Si videro per una settimana intera, alla solita ora Cesare andava a trovarlo scambiando qualche parola e, giorno dopo giorno, il tempo che trascorrevano erano sempre di più. Il ricciolino lo aspettava ogni volta, intrepido di sapere quale sarebbe stato il prossimo aneddoto ed entrambi dimenticandosi del libro che l'altro doveva acquistare. Amava questa sua nuova abitudine, amava sapere che vedere quei stupendi occhi era la sua normalità; forse anche Cesare era felice di sapere che la sua normalità era vedere quell'adorabile viso imbarazzato che cercava di trattenere un sorriso e ancora di più sapere che quel sorriso era per causa sua. Arrivate le vacanze natalizie il libraio tendeva a chiudere sempre qualche ora prima, un po' perché non aveva voglia di rimanere per troppo tempo in un luogo freddo privo di termosifoni e beccarsi qualcosa, un po' perché c'erano pochissime persone. Usualmente appena chiudeva si sedeva sulla panchina difronte ed aspettava qualcosa che non sarebbe arrivato, qualcosa di inesistente o magari qualcosa che effettivamente c'era ma non era ancora il momento di arrivare, quindi poter fargli sapere che c'era qualcuno che l'avrebbe aspettata poteva incitarla a essere più veloce nel suo arrivo. Difatti quell'inverno era diverso dai restanti cinque anni da quando aveva iniziato a lavorare nella sua libreria, quel qualcosa aveva finalmente deciso di presentarsi e di mostrarsi. Un pomeriggio, accompagnato dalla sua normalità, vide Cesare sedersi vicino a lui con quello sguardo che, nonostante tutta quella neve, riusciva a farlo sciogliere.
"Che ci fai qui tutto solo, signorino dei libri?"
"Rispetto la mia normalità, seppur il tuo essere arrivato qui non fa parte di essa."
"Se vuoi te la riporto andandomene."
Il più grosso si girò verso di lui ritrovando lo sguardo dell'altro che sottecchi lo guardava da sopra gli occhiali, non sapeva che risposta aspettarsi, anzi sperava che non lo mandasse via e che potesse rimanere lì con lui, dopotutto si sentiva così bene. Qualche volta aveva paura di infastidirlo con il suo essere estroverso e i suoi cosiddetti flirt che faceva soltanto per vedere il suo timido sorriso, era terrorizzato poter essere un peso ma quello sguardo che gli volgeva lo cullavano nella sicurezza di poter essere libero con lui.
"Me l'hai portata non appena ti sei seduto." Rispose guardando altrove, cercando di non fargli vedere il suo rossore che poteva ben far confondere col troppo freddo. Fissò per un attimo in basso per poi far scontrare di nuovo i loro sentimenti che erano nascosti nella neve che era iniziata a scendere. Si sorrisero e decisero di fare un tratto di strada insieme prima di lasciarsi e ritrovarsi il giorno dopo. Il cielo era cupo e fiocchettava mentre quei pezzi di acqua brinata si poggiava delicata sui loro riccioli, non riuscivano a dirsi niente seppur già sapevano tutto, forse avevano soltanto paura di metterli a nudo e di sapere la verità, che forse poi non era così male. Arrivarono all'angolo della strada dove si dovevano separare da quel piccolo passeggio, ma nessuno dei due avevano così voglia di lasciarsi andare; c'era ancora qualche persona che camminava senza una meta quando Cesare si avvicinò a Nelson quasi inchiodandolo sul ciglio della stradina.
"Se potessi ti bacerei."
"Non te lo vieto di certo io"
"Forse me lo vieta la società."
"Siamo due anime vaganti, senza meta e non prendendo soste, non rendiamo la società l'intralcio ad una delle tappe che abbiamo sempre voluto raggiungere" concluse il libraio ormai vicinissimo al viso del ragazzo che aveva di fronte. Aveva uno sguardo di sfida, Forza fallo, baciami sei hai coraggio stupito codardo. Per fortuna, così successe.
Le loro labbra si abbracciarono intimidite, paura che quelle braccia non ricambiassero a tutti gli effetti; le loro mani si trovavano ovunque ne avevano bisogno, sui fianchi dell'occhialuto e sulle guance del più grosso. Più e più volte si diedero baci sotto gli occhi curiosi dei fiocchi di neve che passavano vicino a loro.
Dopo quel giorno nei restanti anni Nelson si costruì una nuova normalità, forse diventare il signore dei libri non era stato una scelta così brutta e quella quotidianità non era più così noiosa.

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