Sfida

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Sono in una struttura simile ad una chiesa. Intorno a me tutto sembra buio, anche se una flebile luce lunare riesce a penetrare tra le vetrate colorate dell'edificio. In lontananza, dove dovrebbe trovarsi l'altare, sembrano esserci delle scale... e portano verso l'alto. Mi avvicino con cautela. Sento un rumore, come se fosse appena stato acceso un riflettore. Alla mia destra vedo una gabbia: è illuminata dall'alto da una luce inesistente, quasi sovrannaturale. Intravedo qualcuno all'interno della gabbia e decido di andare a controllare. Ciò che vedo mi fa rabbrividire. Sono io. Quello nella gabbia, sono io. Il me stesso imprigionato è in piedi con le mani sul volto, fermo e in silenzio. Provo a chiamarlo, ma non risponde. Che significa? Lascio stare per un momento la gabbia e vado avanti. Di nuovo quel rumore. Ora sulla mia sinistra è presente un'altra gabbia. Senza troppe sorprese, noto che anche in quest'ultima "io" sono imprigionato. Questa volta sono in ginocchio, di spalle rispetto alla navata principale. Non provo neanche a chiamarlo, sicuro che il risultato sarebbe stato lo stesso. Decido di proseguire definitivamente verso le scale. Mentre cammino innumerevoli luci si proiettano sul pavimento, illuminando altrettante gabbie, sempre contententi lo stesso "prigioniero". Arrivo alle scale, il buio qui è fitto e quasi non riescono a vedere gli scalini. Inizio a salire. Gli scalini fanno uno strano rumore a contatto con i miei piedi, mi sembra quasi di camminare su della carne macinata... Continuo nella mia "scalata", senza farmi troppe domande. Arrivato in cima scopro che poco piu avanti si trova un trono. Lo sentivo chiamarmi. Non so tutt'oggi spiegare come o perchè, ma quel trovo voleva che fossi suo. Mi avvicino, ma poco dopo scopro che qualcun'altro mi ha preceduto. Sul trono è seduto un uomo, o meglio dire "un'ombra". Non ha fisicità infatti, ma più mi avvicino e più mi sembra di riconoscere qualcuno. Mi fermo. Il cuore sembra esplodermi nel petto. Sul trono ci sono io... Lo stesso dello specchio, lo stesso da cui scappo da sempre. È la mai versione oscura, la parte di me nascondo a tutti... persino a Sarah. L'ombra si alza dal trono e si avvicina a me. <Bene bene, finalmente sei arrivato. Spero non ti dispiaccia, ma mentre ti aspettavo mi sono portato avanti con il lavoro...> mi dice. <Cosa intendi?> gli domando. <Come avrai notato ci sono molte versione di "noi" imprigionate lì sotto. Quello è il lavoro di cui mi sono occupato> mi dice con lo sguardo fisso nei miei occhi. <Perchè? Cosa significa tutto questo?> chiedo. La mia ombra sorride: <Ma come? Non è quello che volevamo fin dall'inizio? Regnare e avere un nome? Essere famosi? Non era questo quello che desideravamo piu di tutto? Ebbene ho fatto ciò che dovevo per portare a compimento il nostro obiettivo. Quelle nelle gabbie sono versioni di noi più... come dire... "emotive". C'è il John piagnucolone, il John spaventato, il John arrabbiato. Tutte queste versioni ci distoglievano solamente dal nostro scopo, perciò ho deciso di rinchiuderle, in modo che non ci dessero più fastidio. John, lo sai anche tu che le emozioni non portano nulla di buono, ci siamo laureati in questo proprio per studiare come allontarle al meglio...> mi risponde. <Non è vero! Io ho voluto fare lo psicologo per aiutare gli altri> gli urlo contro. <Oh John, questa è solo la "favoletta" che continui a ripeterti per credere di essere una brava persona, ma lascia che ti dia una mano: John tu non sei una brava persona, noi non lo siamo...> mi sentivo la testa scoppiare <...siamo nati per regnare, è vero, ma purtroppo abbiamo incontrato alcuni "ostacoli" nel nostro percorso, come i tuoi "amici">. <Sarah e Dylan erano fedeli compagni, non li avrei barattati per nulla al mondo...> gli rispondo di nuovo alterato. <John... non sono mai stati veramente tuoi amici... e lo sai anche tu. Non ti è mai interessato nulla di loro, erano solo pedine per i tuoi scopi... Se ancora non ne sei convinto la prova e davanti ai tuoi occhi. Dove sono ora? Uno è morto e l'altra è impriggionata per sempre in questo mondo. Inconsciamente o meno sapevi che sarebbe finita in questo modo, sapevi che si regna sempre da soli>. Non so a cosa pensare. Odio ciò che dice ma, se fosse vero? Non avrei mai fatto uccidere Dylan e ancor meno avrei permesso che Sarah potesse trovarsi bloccata in un sogno... eppure questa è la situazione... Che inconsciamente abbia permesso che tutto ciò accadesse? La mia ombra continua a parlare: <Guarda John, questo è tutto nostro. Dicevi sempre che avresti fatto di tutto per ottenere quello che abbiamo oggi, dov'è finito quello spirito? Sapevamo già che questo percorso avrebbe portato notevoli conseguenze sulla nostra vita, ma eravamo pronti per questo. È vero, dietro di noi ci siamo lasciati montagne di "cadaveri", ma grazie a questi ora siamo qui in cima. John non vorrai per caso farti venire i sensi di colpa arrivati a questo punto? Quello che è stato non ci interessa, è passato ormai. Qui e ora noi stiamo impugnando la penna con la quale scriveremo il futuro di questo mondo. So che non sei arrabbiato John, è solo un ricordo dell'emozione della rabbia il tuo>. Sono sconcertato. È tutto vero. Io sono questo, io non sono buono e non lo sono mai stato... Un leggero sorriso quasi dovuto ad un attacco di follia si palesò il mio volto. <Sai ombra, è veramente buffa la cosa. Ho criticato per molto tempo Morfeo, per il suo essere un manipolatore e una lurida serpe, per poi scoprire di essere uguale a lui> gli dico. L'ombra si avvicina e mi abbraccia. Il suo è un abbraccio caldo, di conforto. <John...> mi dice <... Morfeo non c'è più, è inutile pensarci. Qui con te però ci sono io, e ci sarò sempre. Noi siamo la stessa cosa ma al contempo due realtà distinte, in grado di gestire al meglio tutte le situazioni che ci si presenteranno in futuro. Ti voglio bene John> mi sussurra. Lo stringo ancora più forte, finchè il buio più totale non circonda me e la stanza...

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