𝘚𝘰𝘯𝘢𝘵𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘥𝘪𝘴𝘱𝘦𝘳𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦

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Quante volte ho desiderato
affogare nella mia anima?

Kim Taehyung




Quante volte avevo sperato di poter sparire fra le onde del mare? Quante volte la malinconia mi aveva portato sulla via sperduta della noia? Le note, i quadri, i compiti di matematica non potevano che essere incombenti futilità, la mia vita dopotutto era costellata da cose che non avevano alcun senso ed io stessa ero a dir poco insensata poiché permetteva che tali cose accadessero. Ero anormale, era un dato di fatto. Ogni forma del mio carattere era un danno strutturale del mio essere, eppure anche se ero profondamente sbagliata e piena di contraddizioni continuavo a vivere. La mia vita però dipendeva strettamente da una sola persona, Miyeon, e lei rappresentava la mia sola speranza d'uscita da quel grigiore eterno. Una piccola stella in una terribile foschia. I mie pensieri avevano un senso, nonostante la mia anormalità. E mentre venivo trascinata da essi nel solito vortice il mio quaderno si riempiva di parole non soppesate.

Miyeon. Chissà dove diamine era finita. Non mi aveva nemmeno mandato un messaggio, la cosa avrebbe dovuto preoccuparmi eppure la mia apatia aveva raggiunto un livello tale da non sentire nulla. Non sapevo nemmeno io il motivo per cui quel giorno ero così insensibile. Le lezioni parevano essere acqua, incapaci di essere afferrate, almeno così era il pensiero che sviluppa in quelle tre ore prese a sentire ma a pensare. Avrei dovuto stare attenta, dopotutto non mi chiamavo Jeon Jeongguk, non ero un genio ma una povera anima che si distruggeva per qualcosa di così poco conto come la scuola. Quante imposizioni avrei dovuto sopportare nella mia vita? Prima i miei genitori, la scuola, una buona università, un fidanzato insapore ed un matrimonio a scopo commerciale. Erano questi i miei obblighi. Era giusto? No, ma non dovevo lamentarmi troppo, dopotutto ero una privilegiata rispetto ad altri, persino rispetto a Miyeon.

La sofferenza vera non aveva mai bussato alla mia porta. Non ero una primadonna, ero ben consapevole che io - nonostante la mia poca libertà - ero una persona che avrebbe dovuto ritenersi felice ed eletta ad uno stile di vita a dir poco dignitoso. Il suono della campanella si frappose con i miei pensieri, oltre ad essere il segnale del termine delle lezioni era anche il segnale che mi spinse a scrivere un ulteriore messaggio a Miyeon. La sua assenza mi stava dando noia. Ero uno scheletro senza di lei. Uscire dalla classe mi fu di sollievo, il tragitto scuola-club di tennis parve privo di alcuna attrattiva come sempre. L'unica cosa che attirò la mia attenzione fu la ragazza con cui Jeon Jeongguk stava parlando: non era Suji bensì la sua vittima, che non pareva alquanto felice di parlare con il castano. Si accorse di me lui, del mio sguardo freddo e pesante.

«Hai qualche problema Han?» La mia me codarda avrebbe scosso la testa, peccato che la mia irritazione fu molto più grande e tumultuosa di quella terribile apatia che si stava diramando in me. Jeon non si aspettava una mossa del genere da parte mia, forse ebbe persino il timore di avere un'allucinazione quando presi per mano la ragazza. «Molti, ed uno di questi sei sicuramente tu. Ma vedo che, oltre ad essere fonte di fastidio Jeon, ti diverti anche a creare disagio in altri. Sei davvero scorretto ma tanto che serve dirti queste cose quando non cambierai mai?» La mia bocca era secca, svuotata ed ero contenta di avere espresso un mio pensiero.

𝐘𝐎𝐔𝐓𝐇 || 𝐵𝑡𝑠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora