"Tieni, Michele!" disse suo padre, compiendo col braccio un arco in aria. Il bambino prese al volo il piccolo aeroplano colorato, salvandolo da una traiettoria rovinosa. Creare semplici giochi per suo figlio era uno degli svaghi di Vincenzo, di mestiere panettiere. "Vacci a prendere le mie emme esse, che il pacchetto è quasi finito."La carta era pesante e a Michele non dispiacque liberare la banconota dall'illusione di poter volare. Spianò le pieghe e se la infilò in tasca senza entusiasmo. Il tabacco non faceva bene a suo papà, che tossiva spesso con un suono roco da fumatore incallito. Gli aveva chiesto perché non smettesse, ma lui si era limitato a scuotere la testa. A un cliente aveva detto che la sigaretta gli faceva compagnia. Farsi qualche tiro sul retro, mentre il pane lievitava, lo teneva sveglio, di notte al forno. Al padre piacevano anche le parole. Leggeva e si annotava ovunque i pensieri, per motivi che solo lui conosceva.Il tabaccaio non era lontano, solo un centinaio di metri di lungolago, dove passeggiavano famiglie con bambini, come ogni sabato mattina. Un po' li invidiava, perché mamma e papà stavano sempre in panetteria e la domenica erano troppo stanchi per uscire con lui.
Sfilò davanti alle bancarelle che vendevano cianfrusaglie ai turisti e deviò verso l'unica che gli piaceva: quella dei libri usati. Guardò sui tavoloni ingombri, come ogni volta, sognando di possedere quei volumi rilegati e di poterli sfogliare seduto in braccio a suo papà, la domenica pomeriggio, quando il negozio era chiuso e si stava a casa. Ne vide uno con in copertina aeroplanini in volo, che mostrava i segreti di ogni piega nascosta, e si fermò affascinato. Poi ne chiese il prezzo al giovane alla cassa."Sette euro", gli rispose quello cordiale.Il bambino si rabbuiò."Che succede?" lo incitò l'altro."Ho solo questi" e gli mostrò la banconota.Il ragazzo osservò la copertina, poi il bambino. "Ottimo affare", disse allungando una mano aperta e porgendogli il libro con l'altra.Michele era raggiante, strinse il manuale al petto e corse a sedersi su una panchina di fronte al lago. Lì si mise a sfogliarlo, con occhi assorti.
Franco guardò il bambino allontanarsi e sorrise. Ci voleva poco, a volte, a far felici le persone. Quel libro a lui era costato solo la fatica di svuotare un solaio. Non era difficile procurarseli gratis. La gente si stufava di tenerli a occupare posto e prendere polvere.Lisa avrebbe gioito del suo nuovo piccolo lettore, gliene avrebbe parlato presto. Sarebbe passata per mangiare un panino con lui, per guardarlo come gli piaceva tanto. Rideva alle sue battute e lo faceva sentire brillante come non gli era mai capitato prima. Sarebbe stato bello sorprenderla anche con un piccolo dono. Lasciò il banco dei libri e si recò alla bancarella della fiorista, poco distante."Ciao Anna, cosa mi consigli per Lisa?"Lei gli diede un'occhiata pensosa. "Vediamo... è un'occasione speciale?"No, ma che dici...""Sembra un tipo raffinato... Un'orchidea forse?""No, quelle non le piacciono.""Allora un mazzo di rose. Vuoi fare buona impressione su di lei, no?""Con gli incassi che faccio non è aria di mazzi. Facciamo una. Ecco, quella va bene". Ne indicò una rossa a gambo lungo che accennava appena ad aprirsi. "Bastano cinque, vero?"Lei annuì e prese la banconota. Franco la vide osservare senza commenti quanto fosse spiegazzata e scarabocchiata. Poi la salutò, pregustandosi lo sguardo luminoso di Lisa alla vista del fiore.
Questa banconota ha una storia e porta buona sorte.Diede una voce alla madre, perché si occupasse del banco, e si diresse verso la vicina tabaccheria. Voleva uno di quei biglietti da grattare. Ce n'era un tipo che le piaceva, perché faceva sognare Paesi lontani. Avrebbe visto il Sud America, dove crescevano le orchidee che amava tanto, ma anche l'Africa, con la sua natura selvaggia e gli animali in libertà.Avvicinandosi al negozio vide Mamadou aggirarsi con aria sconsolata. Trascinava la sua mercanzia, che sembrava pesargli tanto sulle spalle quanto sul cuore. Sapeva che gli affari non gli andavano bene e che la sua vita non era facile, con molte bocche da sfamare. Forse la fortuna serviva più a lui e usò i cinque euro sgualciti per comprare un piccolo animale scolpito. Per quelli veri poteva aspettare ancora un po'.
Ringraziò Anna più con gli occhi che a parole. Era il primo guadagno della mattina, con gli altri oggetti aveva appena coperto le spese. La gente non si innamorava più delle statuette, nonostante la maestria impressa nel legno. La crisi aveva reso tutti più duri e lui tirava avanti a stento, ma almeno quel giorno aveva soldi per mangiare. Comprò del pane e notò che Vincenzo osservava la banconota, come se la riconoscesse."Mamadou, te l'ha data Michele?""No, non l'ho visto stamattina."
Smaltita la fila di persone da servire, il panettiere lasciò la moglie in negozio e uscì in cerca del figlio. Lo trovò su una panchina, che fantasticava sulle figure di un libro, muovendo in aria la mano come se volasse.Si avvicinò per rimproverarlo ma il bambino lo guardò felice."E' per te, papà, per quando stai al forno di notte."Posò la mano callosa sui capelli di Michele e lo spettinò senza il coraggio di parlare. Ma anche in silenzio gli occhi lucidi tradirono l'emozione del suo piccolo nodo alla gola.
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L'aeroplanino di carta
General FictionLa traccia chiede di parlare del passaggio di una banconota da cinque euro nelle mani di cinque persone e di soffermarsi sul significato che quello scambio ha per ciascuno di loro. Pur essendo un tema non tanto nelle mie corde, ho comunque deciso di...