🏳:: nine, bad night.

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«Delilah, chiudi casa, non ti lascerò dormire in mezzo a tutto questo casino.» dice lui cercando di convincermi ma io scuoto la testa, e inizio a sistemare almeno la mia camera, al resto ci penserò domani, visto che sono le 22:48.

Verso le 23:58 finisco, più o meno, e faccio salire Corbyn che stava sistemando la cucina.

«Grazie per aver sistemato la cucina.» lui mi sorride, e mi da una pacca sulla testa.
«Io resto dell'idea che saremmo dovuti andarcene da qui. C'è troppo casino.» abbassa lo sguardo, poi si inginocchia a terra.

Io intanto mi metto sul letto, e lui da sotto di esso tira fuori uno dei miei vinili.
Mi lancia uno sguardo, e sento un rumore che non mi piace affatto.
Tira fuori il disco dal rivestimento, e i pezzi cadono sul materasso insieme a quelli della mia stabilità mentale.

«Mi dispiace così tanto.» si siede accanto a me, cingendomi le spalle con le braccia.

Era il vinile firmato dei Metallica, me lo aveva regalato mamma la prima volta in cui me li fece ascoltare.
Avevo cinque anni e adesso l'unica cosa che avevo di lei è solo da buttare via.
Non mi importa neanche che era firmato, al contrario mi importa che era il suo.
Scoppio a piangere come una bambina, e anche se provo a fermarmi non ci riesco.

«Ehi, ne troveremo un altro.» scuoto la testa.
«Era di mia mamma, era l'unica cosa che avevo di lei.» si morde il labbro, asciugandomi le guance.

Successivamente si stende accanto a me, e mi indica il suo petto. Lui mi avvolge le spalle con un braccio, e mi lascia un bacio sulla testa.

Quando mi risveglio nel letto Corbyn non c'è, così scendo in cucina dove trovo lui e Daniel. Quest'ultimo mi sorride alzandosi, e mi abbraccia accarezzandomi i capelli.

«Ci verrai lo stesso in tour?» mi domanda poi, abbassandosi alla mia altezza, e io annuisco.
«Prima quei quattro devono farsi perdonare.» aggiungo, e gli lascio un bacio sulla guancia.

Mi avvicino ai fornelli per preparare la colazione, ma lì ci trovo una ciambella e un bicchiere di caffè ancora caldo.
Mi volto verso i due ragazzi, e quello castano mi sorride. Lo ringrazio iniziando a mangiare, e mi siedo insieme a loro per cercare di avviare un discorso.

«Che farete oggi ragazzi?» domando, facendo un sorso alla bevanda calda subito dopo.
«Oggi resteremo con te, se vuoi.» inizia Corbyn.
«Già, c'è un bel po' da sistemare qui dentro.» conclude Daniel.
«Aspetta devo ridarti i soldi della colazione.» metto una gamba di lato, ma vengo subito bloccata.
«Delilah no» lo guardo confusa.

Sospiro annuendo, e lo ringrazio di nuovo alzandomi. Butto le cose nel cestino, poi vado a cambiarmi infilandomi degli skinny jeans neri, strappati sulle ginocchia, un top della nasa bianco, e ai piedi mi metto le vans.

Quando abbasso lo sguardo sulla chitarra noto che c'è un graffio, e sospiro prendendola in mano. La metto nella borsa nera apposita, e scendo in salone.

«Che devi farci con quella?» mi domanda Corb, e io sospiro.
»L'hanno graffiata» annuiscono entrambi, e si alzano.
«Ti accompagno io, sono venuto in macchina.» dice Daniel, e io annuisco.
«Posso mettermi avanti?» domando a Corbyn, che annuisce sorridendo.

In macchina c'è silenzio, l'unica cosa a farci un po' di compagnia è la canzone della radio.

«È graffiata tanto?» parla Daniel, tenendo lo sguardo sulla strada. In risposta annuisco, e glielo faccio vedere.
«Idioti» esclama facendomi ridere, e mi lancia uno sguardo veloce.
«È la verità» ride anche lui.

Quando arriviamo a scendere sono solo io, e dopo aver fatto vedere la chitarra al tizio del negozio dove l'ho presa mi dice che posso tornare tra un paio di giorni.
Torno dai ragazzi dopo pochi minuti, e sospiro dopo essermi seduta.

«Già fatto?» domanda Corbyn.
«Ci vorranno un paio di giorni» annuisce, e torniamo a casa.
«Grazie per avermi accompagnata» dico a Daniel mentre entriamo in casa, e lui scuote la testa.
«Di niente» sorride, e apro la porta.

In salone ci trovo i ragazzi che stanno sistemando il divano, mentre Eben pulisce a terra, e io guardo tutti e quattro i ragazzi non molto felice di ciò.

«Vorrei vedere la faccia di papà, dovrebbe riderti in faccia e prenderti per il culo.» dico a mio fratello, che sospira, e poso la tracolla sul primo mobile del corridoio.
«Dove siete andati?» domanda Jack, e io lancio uno sguardo ai due ragazzi accanto a me.
«Mi avete graffiato la chitarra elettrica» rispondo con le braccia conserte.

«Oh cavolo, adesso mi fa fuori me lo sento» sussurra Eben, e io cerco di avvicinarmi a lui per strangolarlo con le mie mani.
«No Del, stai ferma su» dice Daniel stringendo le braccia alla mia vita per non farmi fare qualcosa di sbagliato.
«Io ti- aaaaaaaaaa coglione! Mi hai spaccato il vinile di mamma!» urlo mentre mi dimeno, e quando riesco a liberarmi prendo il telefono dalla tracolla, che stava squillando.

Meraviglioso, papà mi sta chiamando.

«Tesoro» mi dice lui facendomi sorridere, e guardo Eben che scuote la testa.
«Ciao papà, da quanto tempo!» dico ad alta voce, per farmi sentire.

Nel viso di Eben compare una faccia rassegnata, e gli sorrido soddisfatta.

«Tra una decina di minuti sono a casa» mi avverte.
«Oh oh ma è bellissimo, troverai una sorpresa...davvero tanto bella.»

Alzo lo sguardo sul soffitto, trovando appiccicato ad esso una pizza completamente bruciata.

«Non mi piace per niente il tuo tono»dice poi, e io cerco di mantenere la calma.
«E a me non piace quello che ho visto. Avrai tanto da dire a tuo figlio appena lo vedrai anche tu.»

Scoppia a ridere, e io corrugo le sopracciglia.

«Non ridere papà! Hanno fatto fuori casa!» mi saluta con un semplice «ciao» e chiude la chiamata.

Poso il telefono mettendomi le mani sulla faccia.

«Ma perché tutti mi vogliono male» sbuffo entrando in salone, e mi metto a sistemare la libreria.

Raccolgo tutti i libri sparsi per il piano terra, e li rimetto in ordine negli scaffali com'erano sistemati prima.
Mentre raccolgo anche gli spartiti noto che uno è macchiato di caffè, e chi può essere stato se non Jonah?

«Mio dio Jonah!» il ragazzo mi raggiunge immediatamente, e appena vede ciò che ho in mano scuote la testa.
«È stato Zach! Non ho bevuto caffè ieri sera!»il campanello suona, e io gli passo affianco buttando il quaderno a terra.
«Eben le valigie!» urlo per farmi sentire, e saluto papà appena entra in casa.
«Voi siete nei guai» afferma indicando me e Eben.

«No invece, io ieri sera ero fuori con Corbyn. E poi ti pare che sarei capace di fare tutto questo casino? Ti ricordo che sono ossessiva compulsiva» mi giustifico facendo gesto con le mani.
«Giusto. Eben, sei nei guai.» mi porge una busta bianca, chiusa con un fiocchetto blu notte.
«So che tutti gli anni ti regalo sempre le stesse cose, ma spero che questo possa piacerti»

Annuisco, e vado a sedermi sul divano, per scartare il mio cosiddetto regalo.

💭:: Eben's sister, a Daniel Seavey fan fiction.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora