Correva.
Sentiva il tempo strapparle il fiato e il vento, che soffiava forte quella mattina, ricordarle che tra sette giorni, tre ore, sette minuti e trentasei secondi, tutto sarebbe finito.
Affrettò il passo.
Continuare a pensare era uno spreco di tempo.
Doveva solo correre, correre, correre, e correre.
Neanche un granello di sabbia doveva cadere sul fondo della clessidra invano.
Nella fretta, le capitò di scontrarsi con persone che si dirigevano, con la medesima furia, in direzione contraria, e scusarsi, come era solita fare, era divenuto estremamente superfluo.Perché non poteva perdere tempo.
Non doveva perdere tempo.Per questo, si districò velocemente dalla folla, proseguì spedita verso casa di Alya e suonò il campanello con trepidazione.
Avanti, apri.
«Sì?»
«Aprimi, Al-»L'apertura immediata della porta la interruppe, e non esitò a entrare nel più breve tempo possibile.
Salì le scale a saltelli, rischiando più volte di inciampare.
Ma a lei, di cadere, non importava più niente ormai.Perché non c'era più tempo.
Giunta al piano giusto, si trovò di fronte la sua migliore amica, che la fissava con sgomento e preoccupazione.
L'abbracciò, di slancio.Non c'era più tempo.
La strinse, strizzando gli occhi per non versare ancora lacrime.
Non c'era più tempo.
La sentì singhiozzare, poi piangere e rabbrividire, e infine urlare.
«Perché? Cosa abbiamo fatto per meritarci questo?»
Marinette non seppe cosa dire.
«Non c'è più tempo per niente, Marinette! Abbiamo solo diciotto anni... io non voglio morire, non voglio che i miei genitori, la mia famiglia, Nino, tu, Adrien, i nostri compagni, Parigi, tutto ciò che l'uomo ha costruito, la nostra storia, la Francia, il mondo muoiano! Non voglio pensarci, non voglio pensarci, non riesco a immaginarmelo! Scusa se ti ho chiamata. So che non c'è più tempo, ma so anche che nessuno può fare niente e non so davvero cosa fare, perché vorrei che non fosse vero... vorrei che fosse un incubo, ecco: solo un brutto incubo.»
Marinette le asciugò le lacrime, cercando di reprimere le proprie, minacciose.
Non c'era più tempo.
«Non pensare più, Alya.»
«E come faccio? Non posso smettere di pensare che noi moriremo, che tra sette giorni non ci sarà più niente! Ladybug e Chat Noir non possono fare niente, capisci? Non possono fare niente, non possono fare niente! Saremo tutti morti, tutti, tutti, tutti, tutto il mondo.»Perché non c'era più tempo.
«Smetti di pensarci, Alya.»
Ma intanto Alya singhiozzava ancora di più, e cadeva a terra. Urlava, si dibatteva, si teneva la testa tra le mani, e lottava, si batteva con quella testa e con se stessa, e con la sua anima. Fu allora che Marinette, forse per la prima volta in tutti quegli anni, vide la disperazione, la vera disperazione di una persona.E si imbarazzò.
Si inginocchiò, cercando di frenare l'amica e di riportarla a galla: necessitava di leggerezza.
«Alya, non piangere, per favore... non c'è soluzione, ma tu puoi sempre cercare di passare questi pochi giorni che ci rimangono al meglio. Divertiti, fai ciò che non hai mai fatto e lasciati andare. Ma non pensare, non devi pensare: c'è il rischio che tutto si trasformi in agonia... forza, amica mia, rialzati con me.»
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Apocalisse
Fanfiction[Dal 1 Gennaio 2020 al 6 Gennaio 2020] Mentre la certezza si polverizza e la vita appare una momentanea non-morte, Marinette e Adrien devono affrontare l'inevitabile, che è ormai impossibile da vincere: e se alla fine del mondo mancassero solo sette...