Capitolo 13. Azioni e reazioni

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Hogwarts sembrava precipitata in uno stato di dolente silenzio. Il panico aveva strisciato lungo i corridoi, penetrando attraverso i muri e incastrandosi nelle pietre antiche di quella solida fortezza che per anni era stato rifugio accogliente e che ora era solo il ripetersi di un incubo duro a morire. L’ostinato tacere degli studenti, che si stringevano tra loro per trovare nel calore di un abbraccio un conforto illusorio, non serviva a mitigare la paura. C’era, dentro quel castello, chi aveva perso tanto; c’era chi ancora lottava contro i dolorosi fantasmi della morte, chi si dimenava, incapace di star fermo, chi piangeva, di paura e di ricordi.

Camminare lungo i corridoi, o dentro le aule, era come passeggiare in un cimitero: in quel momento, nessuno era vivo davvero. Ad Hermione sembrava di essere tornata indietro di quasi un anno, quando un sole rosso era sorto sulle rovine fumanti di un castello sconfitto, ma ancora in piedi. Mentre negli occhi di tutti leggeva lo sconforto, il terrore, la sofferenza atroce di quei cuori che continuavano a battere, nonostante tutto, ebbe la certezza, dolorosa tanto era annichilente, di aver sbagliato tutto.

E non erano state le parole di Daphne a instillare in lei quel dubbio atroce, quella colpevolezza che la colpiva come una stilettata ogni volta che vedeva una mano stringersi attorno alla bacchetta al minimo rumore sospetto.

Gli occhi lucidi, Hermione si voltò verso Ginny, la cui espressione, altrettanto incredula e sofferente, celava però la certezza che il dolore non si sarebbe ripetuto ancora una volta. Nonostante tentasse di rimanere impassibile, perché sapeva che era tutta una menzogna, uno scherzo di cattivo di gusto, un ingegnoso ma folle piano, non riusciva a nascondere quella sofferenza mai dimenticata che le increspava il volto di afflizione.

«Ginny» sussurrò Hermione, la voce tremante. «Devo fare qualcosa. Devo… devo dire la verità» La ragazza avvertì le gambe farsi meno solide. Si appoggiò alla parete più vicina ed emise un profondo respiro.

«No» La voce di Ginny, che sembrava provenire dai meandri più profondi e dimenticati della sua gola, era roca e graffiante, ma decisa. La giovane Weasley si schiarì la gola, e scosse il capo. «Non puoi tirarti indietro, Hermione. Ormai hai scatenato il panico» L’occhiata di atterrita colpevolezza che l’amica le lanciò non la indusse a fermarsi «Se tu dicessi la verità finiresti in guai molto seri».

Hermione sospirò, e scosse il capo.

«Il contratto è stato annullato, Ginny» disse a bassa voce, con voce atona e priva di una qualsiasi inflessione, come se lei stessa stentasse ad accettare quell’idea. Per mesi interminabili e terribili, il contratto di matrimonio tra Draco e Astoria era stato un chiodo fisso, un peso insostenibile che lei pensava si sarebbe dissolto una volta trovata la soluzione. Adesso, però, nonostante avesse la certezza che l’accordo tra Lucius Malfoy e Abraham Greengrass fosse poco meno che carta straccia, sentiva ancora quella gravosa e intollerabile sensazione di asfissia. Non era certa se la colpa fosse da imputare al caos in cui lei aveva gettato la scuola e tutta la comunità magica, oppure alle parole di Daphne; fatto sta che, in quel momento, non riusciva a respirare, né a pensare razionalmente.

«Hermione, non sto parlando solo di quel contratto. Kingsley è nostro amico, ma…» Ginny schioccò le labbra, e si massaggiò le palpebre con due dita, prima di piantare due occhi lucidi ed enormi sull’amica «Pensi davvero che se sapesse cosa hai combinato la cosa non avrebbe conseguenze? Non si tratta solo di Malfoy, o della scuola… è una cosa che riguarda tutto il mondo. Voldemort è stato una minaccia troppo grande, ed è passato solo un anno. È già successo, Hermione, e nessuno è pronto per affrontare di nuovo tutto questo» concluse in un soffio, chinando il capo. Si lasciò scivolare lungo la parete, accanto all’amica, e si accovacciò con le braccia strette intorno alle gambe. Hermione la abbracciò in silenzio, senza riuscire a trovare una sola parola adatta a quel momento. Sapeva cosa Ginny stava pensando in quel momento, sapeva quali ricordi bussavano insistentemente dietro quello sguardo scuro e privo di vita.

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