SHOGATSU

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I primi fiocchi di neve iniziarono a scendere lentamente dal cielo color ghiaccio, in una danza quasi ipnotica, per poi cader fragili sul grigio asfalto della strada davanti all'immenso edificio del quartier generale della polizia metropolitana di Tokyo. Un piccolo fiocco di neve, fluttuando apparentemente indifferente di fronte al suo viso, riscosse dai propri pensieri l'agente Takagi Wataru. Colto di sorpresa, sobbalzò quando lo vide tentennare proprio di fronte ai suoi occhi, come un'aggraziata farfalla dalle ali perlacee, per poi essere cullata via da un'improvvisa folata gelata proveniente da qualche parte alle spalle del poliziotto. Come ammaliato rimase a seguire i suoi movimenti fino a quando non scomparì dal suo campo visivo.

Istintivamente si strinse nel suo cappotto cinereo per proteggersi dal pungente freddo invernale, il quale, flessuoso come un serpente, sembrava che riuscisse ad insinuarsi sotto la sua pelle.

- Eh... Takagi-kun? Cosa ci fai qui? Oggi non è il tuo giorno libero? -

Udite quelle parole si voltò di scatto. Sato si stava avvicinando a lui, con sguardo interrogativo. Non poté fare a meno di restare ad osservarla, la leggera brezza le spettinava i capelli corvini, che parevano contornare il suo volto adamantino come la cornice di un prezioso dipinto. Si muoveva sicura, nel suo solito abito d'ufficio, protetta dalle intemperie dal suo giubbotto rosa pallido.

- Allora? -

Chiese di nuovo lei, ignorando ciò che gli passava per la testa.

- Ah, Sato-san, ecco... vorresti un passaggio? -

Le chiese arrossendo, aprendo la portiera della sua Nissan. Vide Sato lanciargli un'occhiata curiosa prima di entrare nell'automobile.

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La giovane agente guardava distrattamente le strade della metropoli sfrecciare disordinatamente davanti ai suoi occhi, appoggiata con aria indifferente al finestrino del lato passeggeri.

- Cosa devi dirmi? -

Domandò Sato quando si fermarono davanti ad un semaforo rosso. Notò quasi divertita come Takagi sussultò a quelle parole, prima di voltarsi e chiederle:

- Come fai a sapere... -

- Intuito. -

Lo interruppe.

- E ricordati che sono anche un'abile investigatrice, che per di più ti conosce molto bene. Altrimenti perché saresti venuto in centrale a prendermi nel tuo giorno libero? -

Aggiunse lanciandogli un'occhiata giocosa, che nascondeva inavvertitamente un non-so-ché di accattivante.

Takagi era abbastanza sicuro di essere diventato completamente rosso in viso, probabilmente fino alla base del collo.

Sato non riuscì a trattenersi e ridacchiò, vagamente compiaciuta: trovava che quell'eterna sfumatura cremisi che imporporava il suo viso dal primo giorno in cui lo aveva incontrato lo rendesse estremamente tenero.

- Mi avevi detto... riguardo a quella tua zia ammalata. Ricordi? Tua madre è partita per andarla ad aiutare, e avevi detto che pensavi di trascorrere da sola l'ultimo giorno dell'anno... -

In quel momento il semaforo ritornò verde, e la lunga colonna d'auto si mosse.

Dopo qualche minuto passato in un ozioso silenzio, rispose:

- Sì. Insomma, non che mi dispiaccia starmene da sola una volta ogni tanto, è che... non so, passare un giorno di festa in solitudine mi sembrava un po' triste. Ma nulla di ché. Al massimo passerò la notte al karaoke con Yumi. -

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