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"Mira" - "Sei partita da dieci minuti" guardo fuori dal finestrino e sospiro appoggiandomi contro lo schienale del sedile "Voglio salutarlo prima che vada a scuola" sento dei cucchiai che sbattono e dei fruscii "Maman" - "Ciao amore. Torno il prima possibile, fai il bravo a scuola e con papà" - "Mmh" tocco il pendente a forma di bambino, del braccialetto che mi ha regalato Mira un paio di giorni fa, "Ti voglio bene" - "Anche io e papà" sorrido e torno a guardare fuori "Torna Maman" - "Torno, torno" sospiro mentre sento dei movimenti dall'altra parte del telefono "Mandami un messaggio quando arrivi" - "Ok, dai un bacio a Edin da parte mia. Ricordati che dopo scuola ha calcio" lo sento sospirare "A me il bacio chi lo da?" - "Edin" - "Questa volta non basta" sorrido e guardo il soffitto della carrozza "Allora dovrai aspettare il mio ritorno a Torino" - "Allora sbrigati che qui abbiamo bisogno di te, soprattutto perché si è appena sporcato la maglia con della nutella" ruoto gli occhi al cielo "Non hai altre maglie lì da te?" - "No, motivo in più per prendere la decisione di trasferirti a casa mia" sbuffo e controllo dentro la borsa "Fortunatamente le chiavi di casa mia le ho lasciate da te, vai a prenderne una, ora, così non dovrebbe arrivare in ritardo" - "Ok capo" sorrido anche se so che non può vedermi e poi chiudo la chiamata.

Appena entrò in quello che era il mio ufficio, lo trovo ancora spoglio, ed in attesa che qualcun altro occupi quello che era il mio spazio, tranne che per un vaso di tulipani poggiato sopra la scrivania "Bentornata!" Mi giro e sorrido a Pierre avvicinandomi a lui per stringerlo in un abbraccio "Quanto mi sei mancata!" Mi lascia un bacio sulla guancia e torna poi a stringermi "Nessuno mi ha ancora rimpiazzata?" Scuote la testa "E quei fiori?" - "Per te" abbasso gli occhi e mi sistemo la frangia tentando di coprire i miei occhi "Beh.. Grazie" mi allontano da lui ancora imbarazzata e appoggio le miei cose sulla scrivania, sedendomi sulla sedia in pelle nera "Come va?" Si siede davanti a me e mi sorride "Tutto bene, tu?" Mente mi risponde abbasso gli occhi sul telefono che si è appena illuminato, un messaggio di Miralem, mi sono dimenticata di dirgli che sono arrivata, così mi alzo dalla sedia "Scusami un attimo" prendo un respiro mentre chiamo Miralem uscendo dall'ufficio, risponde dopo pochi squilli "Avevi detto che mi avresti chiamato" - "Lo so, scusa. Comunque sono sopravvissuta al treno e al taxi. Ora sono in ufficio" lo sento sospirare "Che c'è?" - "Pensaci, almeno pensaci" mi mordo il labbro e guardo fuori dalla vetrata che da sul parcheggio "Va bene, ora però devo andare"

"Allora? Esci con noi?" Alzo gli occhi e li punto sul viso di Pierre, per poi raccogliere le mie cose sparse sulla scrivania "Ok. Ma lasciami almeno andare un attimo a casa dai miei" - "Allora tu vengo a prendere lì e poi andiamo al Clairefontaine?" Mi stringo i fogli al petto "No, tranquillo, ci vediamo lì"
È da quando sono andata a vivere a Torino che Pierre mi sembra diverso, strano nei miei confronti, opprimente. Prendo un respiro prima di scendere dall'auto di mio padre per poi varcare la porta del costoso ristorante, quando lo scorgo è già seduto ad un tavolo per due, e un nodo mi si forma in gola, prendo un altro respiro e mi avvicino "Sei arrivata" annuisco, quasi incapace di parlare e mi siedo davanti a lui "Spero non ti dispiaccia, ma ho già preso del vino" annuisco piano mentre ripenso all'ultima volta che sono uscita con lui, una cena informale in un pub per mangiare un hamburger e bere una birra, mi guardo attorno e la sala è piena di coppie sorridenti, mi passo due dita sulle tempie e sospiro, già stremata per questa cena, per la situazione in cui mi trovo. Bevo l'ennesimo sorso di vino mentre Pierre continua a parlare di ciò che è successo in mia assenza, di ciò che mi sono persa, guardo l'orologio e poi vado in cerca del telefono nella tasca della giacca "Pierre, scusa ma esco a chiamare Edin, perdonami" interrompo il suo discorso è senza aspettare alcuna risposta mi infilo la giacca ed esco dal ristorante con il telefono in mano, e per la prima volta dopo quasi un'ora torno a respirare. "Maman" - "Ciao amore" tiro indietro i capelli e mi guardò attorno "Torni? Mi manchi, e papà non cucina" sorrido "Cosa vuol dire che non cucina?" - "Ma non è vero! Ho preparato del pollo" - "Volevo la pasta" ruoto gli occhi al cielo ridendo "Non litigate voi due, tu piccolino, dovresti già essere in pigiama e a letto.." - "Fatto" - "E io?" Scuoto la testa "Non lo so, oltre a dare il bacio della buonanotte a nostro figlio anche da parte mia, beh, di solito vai sul divano per giocare con la play station" - "Ci manchi" boccheggio appena mi volta e vedo Pierre in piedi accanto alla porta con addosso la giacca e la mia borsa tra le mani, mi giro dandogli le spalle, quasi imbarazzata dalla situazione e confusa dal fatto che mi dia fastidio la sua presenza mentre parlo al telefono con loro. "Anche voi, ora devo andare però"
"Deduco che con Miralem vada molto bene, no?" Mi allunga la borsa che recupero dalle sue mani mentre annuisco "Deve ancora andare con un'altra?" Mi blocco alle sue parole e lo fisso truce "Cosa vorresti dire?" Mi si avvicina rapidamente e mi blocca le braccia lungo il corpo forzando le sue labbra sulle mie e spingendo la sua lingua nella mia bocca. Rimango freddata sul posto, con gli occhi sbarrati mentre tento di divincolarmi da lui, quando ci riesco lo spingo dal petto e gli rifilo una sberla in pieno viso "Cosa diavolo stai facendo!" - "Non hai mai capito un cazzo! Sono sempre stato invisibile, nonostante ti stessi sempre accanto, a te e a quel bambino. Ma non c'è mai stato nessun altro oltre a quel cretino di Miralem vero? Anche quando non c'era! Sei tornata oggi e pensavo che finalmente avessi capito ma niente. Ti trovo qui fuori ad amoreggiare al telefono con lui, dopo che ho speso quasi uno stipendio per portarti qui a cena!" Annaspo alle sue parole, ma sono ancora ferma al suo bacio forzato, alle sue insinuazioni e al suo modo di parlare di mio figlio. Gli volto le spalle nuovamente ed in lacrime salgo in macchina. Delusa da quello che credevo fosse un amico sincero.

Guardami negli occhi, e pensa solo a noi • Miralem Pjanic Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora