L'energia pranica, è la forza vitale che ci viene data alla nascita e si deposita lungo la spina dorsale. Essa può deviare e srotolarsi dalla base della colonna vertebrale come conseguenza di alcuni allenamenti riguardanti il chakra o differenti pratiche spirituali.
Quando questo accade si può muovere a poco a poco, srotolandosi come un serpente o un dragone.
Avviene in modo rapido ed esplosivo, coinvolgendo l'intestino, il cuore o la testa.
Può essere sorprendente e caotico, spaventoso o beato, e di solito innesca mesi e anni di nuove sensazioni e cambiamenti della persona che risveglia questa energia.
Il mio allenamento non era fisico quanto spirituale. Era diviso in tre parti:
La prima parte, che consiste nel concentrare il proprio respiro lungo la schiena, ovvero spostare la propria attenzione alla base della colonna vertebrale quando si inspira. Infatti il respiro è una parte fondamentale, il respiro è l'energia, il prana.
È un'energia che può nel corso del tempo diventare più forte. Spesso si viene divorati da esso, per la mancanza di spirito o per la sete di potere.
La seconda parte consiste nello spostare il respiro verso la fronte mentre si espira. Poi spostare l'energia nella parte superiore della testa tra le sopracciglia, dove dovrebbe essere presente il terzo occhio, poi più in giù fino alla gola e poi al chakra del cuore, che si trova al centro del petto.
La terza parte consiste nel risvegliare il proprio Chi. Ognuno lo fa in modo puramente personale, e io sono riuscita a sbloccare la mia capacità attraverso l'acqua.
Ho riconosciuto il dragone come la mia anima, il flusso della mia anima sotto forma di animale puro e dall'aspetto mitologico.
La bio-energia, è un'attrazione quantistica, per i più scientifici e razionali.
Ma qui, di razionale, non c'è niente.
Erano passati ben sette anni. Otto se vogliamo contare il mio anno di inizio.
Non ero diventata una geisha, non era affatto per me, ma ero diventata altro.
Mia zia diceva che ero dominatrice dei sette chakra, per me risuona a fin troppo assurdo. Quando mia zia mi affidò questo incarico ero incerta e insicura di me. Ma dopo aver sperimentato la pace e l'armonia di questo ruolo non pensai ad altro se non a quanto bene porterà il Chi nel mondo.
La mia vita è ancora come una salita verticale, ovviamente è priva di scale.
Non sono in pace con me stessa ed il mio animo da ninja è la cosa più importante che ho in questo momento, l'unica forza che avevo ero io. Ero sola ma la voglia di trovare il mio posto nel mondo riusciva a farmi andare avanti.
Il mio Chakra, mi accompagnava durante gli allenamenti con il mio fidato arco ed era sotto il mio controllo negli scontri più ardui. Anche se erano passati numerosi anni non erano bastati a farmi apprendere a pieno le mie abilità, alcune ancora a me sconosciute.
Eppure avevo un vuoto, un pensiero fisso che mi tormentava e mi creava un oceano di pensieri e dubbi che non mi davano pace.
Ero fuori luogo.
Eppure perchè? Ero stata accolta e amata come meglio poteva fare mia zia, una donna incapace di avere figli suoi. Non ero stata lasciata sola eppure sentivo un vuoto, tra lo stomaco e la gola, una voragine incolmabile.
Ero fuori luogo e quella vita non mi apparteneva, ne tantomeno le persone che avevano cercato di migliorarmela.
Le altre geishe erano arroganti con la sottoscritta, mi vedevano come una minaccia per l'eredità di mia zia, cosa che non mi interessava particolarmente.
Mi prendevano in giro e disturbavano i miei allenamenti del Chi, erano molto fastidiose.
Ma non le biasimavo, non erano altro che versatrici di tè, fossi in loro invidierei persino gli uccielli sugli alberi.
Infime e crudeli. Le donne sanno essere più malvagie di quanto si immagini quando c'è di mezzo il potere ed i soldi. Sfortunatamente per me, il mio animo mi tratteneva dal rispondere a tutte le geisha dell'okiya. Non per loro, non perchè non volessi essere sgarbata ai loro occhi, ma per me.
"Non ti curar di loro"
E aveva ragione mia zia, dovevo dimostrare a me stessa che ero molto più di un'avventata ninja.
Purtroppo era meglio per me controllarmi e pensare che poi sarei uscita da quel posto. Ebbene si, avrei fatto una specie di missione nei villaggi più poveri del regno del fuoco per portare loro cibo, acqua e insegnargli come utilizzare il loro chakra. Non stavo più nella pelle.
Stavo andando a lavare il mio kimono al fiume, come mi avevano insegnato a fare, ero abbastanza tranquilla.
Le giornate erano monotone e noiose, quindi non ero esaltata a riguardo ma la sola idea che sarei uscita presto mi faceva saltare di gioia.
I tessuti erano difficili da lavare, erano pesanti soprattutto da bagnati e la corrente rischiava di rovinare la seta pregiata.
Dopo anni ancora non ero riuscita ad abituarmi a quello stile militare e troppo stantio per una ragazza come me.
Ogni volta che andavo al fiume avevo nostalgia del ruscello.
Già, il ruscello un ricordo fin troppo lontano e sconosciuto alla nuova me.
Scesi le scale in pietra a zig zag per facilitarmi la discesa.
Ripensai agli uomini che erano venuti all'okiya la scorsa notte, erano stati intrattenuti dalle nuove geisha ed era andato tutto a meraviglia. Anche se ai miei occhi era una tale mancanza di rispetto nei confronti delle donne, ma non potevo dire nulla.
Sospirai affannata. Gli uomini ricchi e potenti non riuscivo a guardarli senza provare disgusto. Sapevo che una geisha in particolare aveva intrattenuto un cancelliere con il suo corpo. Ma sapevo già che Etsuko aveva fatto sesso con tutti gli uomini che visitavano l'okiya.
Spesso e volentieri incontravo degli ambu attorno al perimetro dell'okiya, tenevano lontani i malintenzionati, che purtroppo e orribilmente erano in molti.
Cercavano oro, tessuti da barattare, e momenti di piacere ma fortunatamente gli ambu ci proteggevano da questi scenari terribili al sol pensiero. Anche se potevo difendere tutte le donne dell'okiya da sola ero d'accordo con la decisione della zia.
Cercavo con lo sguardo uno in particolare, ma ormai era da tanto che non lo vedevo e che non mi cercava. Mi rattrista, probabilmente anche lui era andato via, lontano dalla monotonia.
"Almeno oggi è caldo..."
"Già, a quanto pare sta arrivando l'estate"
Avevo già bagnato parte dei vari tessuti del kimono ma la voce di un ambu mi aveva distratta, aveva la maschera quindi non potevo vederlo in viso. Ma non era la sua maschera, quindi nessuno di importante.
"Immagino di si"
Sorrisi continuando a lavare i panni. Non parlavo con un ambu da molto, solitamente non intavolavano un discorso, tuttavia avevo già sperimentato l'eccezione alla regola.
Distratta dalle varie paranoie che il mio cervello mi aveva creato, un tessuto cadde completamente in acqua cominciando a seguire il flusso del fiume.
"Cavolo"
Cercai velocemente di riprenderlo bagnandomi quasi del tutto, era fredda e le pietre non erano piacevoli a sentirsi sotto i piedi. Il tessuto del kimono che indossavo rendeva i miei movimenti goffi.
"Non posso crederci!"
Gli ambu dovrebbero solo controllare il perimetro, non venire ad infastidirmi o distrarmi, soprattutto mentre sto facendo qualcosa di importante.
"Aisaka, tutto bene?"
Si era avvicinato tenendomi per il braccio così da non farmi cadere. Guardai attentamente la sua maschera, mi era completamente nuova, avevo memorizzato tutte le maschere degli ambu che si aggirava o qui nei dintorni ed ogni segno distintivo, forse era nuovo.
"Come conosce il mio nome?"
Cercavo di guardare sempre più a fondo la persona che avevo davanti. Fisico ben allenato dalle spalle larghe, non mostrava nessun tipo di ferita e non aveva le armi da ambu con se. Capelli neri raccolti in una coda. Mi concentrati sui suoi occhi, e quando osserva a fondo la forma ed il loro colore rimasi senza fiato.
"Perchè ti conosco"
Si tolse la maschera mostrando l'ultima persona a cui avevo pensato in questi anni, o alla quale erano rivolti i miei pensieri.
"Rokiko..."
Lo spintonai cadendo nell'acqua gelida ancora con il pesante tessuto fra le mani.
Subito mi spostai i capelli bagnati dal viso per poterlo vedere.
"Anche per me è bello vederti"
Si abbassò fino ad arrivare davanti al mio viso.
Non aveva più il ciuffo a coprire i suoi occhi, messi bellamente in mostra. Il viso più adulto ma una cicatrice a lato dell'occhio sinistro sulla tempia, attirò la mi attenzione.
Notò che stavo osservando quella ferità passata, alchè cominciò a ridere. Una bella risata per un bastardo come lui, non gli si addice.
"A Komuro non ero mai piaciuto. È un vero peccato"
Lo presi per il giubbotto grigio e lo avvicinai a me innervosita dalle sue parole.
"Che cosa è successo?"
Posò la mano sulla mia sperando lo lasciassi, mi sorrideva mentre mi guardava fisso megli occhi senza alcun problema.
"Ehi, angelo, cosa ha fatto a me piuttosto"
Non sorrisi ne mostrai debolezza, i miei occhi fissi nei suoi gli fecero capire che non avevo intenzione di scherzare. Così il suo sorriso divertito diventò beffardo e con sguardo arrogante. Prese un respiro profondo e continuò a parlare.
"Comunque, io non gli ho fatto niente, non so Kakashi se gli ha fatto qualcosa"
Allentai immediatamente la presa, non era stato volotario.
In quel momento di distrazione portò una mano dietro la mia vita alzandomi dall'acqua fredda e premendomi contro di se.
"Sapevo avresti cambiato espressione"
Aggrottai le sopracciglia e cercai di liberarmi dalla sua presa, senza insistere molto. Non mi aveva distratto il nome del famigerato ninja, bensì il contesto del dialogo.
Alla fine quei due avevano litigato.
"Sei diventata molto bella, te l'hanno mai detto?"
Arrossì a causa della mia timidezza ma la rabbia che stavo covando era incredibilmente forte. Non ero del tutto triste di vederlo, ma il suo comportamento era fin troppo da sbruffone.
"Che espressione seria, magari ti fai due risate, guarda lì"
Indicò con lo sguardo l'okiya vedendo poi un'esplosione provenire dall'ala nord.
"Ma che?!"
Cercai subito di andare verso l'esplosione, pensando alle mie compagne e, soprattutto, a mia zia.
"Te lo sconsiglio."
Mi bisbigliò all'orecchio, tenendomi saldamente attaccata al suo busto.
Afferrò il mio braccio, la sua sola presenza mi faceva innervosire.
Poco dopo mi resi conto della sua fascetta del villaggio della foglia con una riga che attraversava il simbolo. Non ci voleva molto per capirne il significato, sapevano tutti che avrebbe intrapreso una cattiva strada, eppure io ci avevo sperato.
Forse l'unica persona che credeva che lui sarebbe potuto diventare un ottimo maestro.
"Rokiko..."
Il mio tono, insieme al mio sguardo, erano delusi e rassegnati al suo destino. Lui rimase impassibile, come sempre mi guardava con attenzione, il suo tocco si ammorbidì leggermente.
Prese nuovamente il mio braccio per portarmi aldilà del fiume. Stufa di non sapere cosa stava succedendo cercai di piantare i piedi nell'acqua, era difficile prendere una posizione con la sua forza fisica e la corrente a sfavore.
"Rokiko, fermati!"
In quel momento concentrai il Chi nella gola, non riusciva ad ascoltarmi.
Espirai facendo uscire tutta l'aria che i miei polmoni contenevano, neanche un secondo di passaggio che gli urlai contro.
L'onda d'urto che scatenai non era forte abbastanza da farlo cadere, ma l'urlo era stato ideale per fargli capire che non ero un giocattolo, che non aveva controllo su di me.
Alcune foglie degli alberi caddero nonostante non fosse il loro momento, il silenzio calò tra di noi solamente per qualche minuto infinito. Con fermezza continuavo a scrutare i suoi occhi, non avevo usato nemmeno un pizzico del mio reale potere, e lui lo sapeva.
Rokiko si allontanò quasi spaventato. Come suo solito cercò di nascondere ogni sua emozione, tuttavia ai miei occhi lui era sempre stato troppo limpido e chiaro.
"Devi spiegarmi cosa sta succedendo."
Rimase in silenzio, era contrario ma adesso fui io ad afferrargli il polso.
"Ora."
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The Copy And The Otom Ninja
Altele(Trama nella prima pagina) Non seguirò la trama precisa di Naruto. Decisione personale. Voglio concentrarmi su Kakashi e il personaggio che introdurrò. Ci saranno scene hot e under 18. È importante che i minorenni e i più impressionabili non leggan...