Il vaccino

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Ti mandano una coloratissima lettera a casa con nomi e sigle che manderebbero in ansia pure Samara ( la simpaticissima bambina di the ring). Vieni informato che il tuo candido nano, raggiunto il sessantunesimo giorno di vita è pronto per essere tagliandato: il momento è arrivato, ti devi organizzare con i biberon per portarlo alla asl di competenza e farlo vaccinare.
Nel mio caso ci si arriva a piedi, purtroppo.
Il Nano ha passato la notte sveglio, è di pessimo umore, lo capisci da come si esprime.
Ti metto sdraiato?
-Nghe ( per chi non è poliglotta, questa parola/suono esprime contrarietà, odio, fastidio, inadeguatezza e di solito è preludio della sveglia di Mordor)
-Vuoi stare in braccio?
-Mmmmm ( suono riconducibile anche agli adulti quando si staccano dalla bottiglia dopo una lunga bevuta. Tradotto significa NO)
-Ti vesto e ti infilo nell'ovetto?
A questa domanda risponde col silenzio, occhi sgranati e immobilismo. In questo momento non credete di aver vinto la battaglia, perché lui vi osserva, sempre, e come fate movimenti inconsulti sarà pronto a far partire la sveglia di Mordor. Nel mio caso è andata bene, siamo riusciti a uscire di casa in silenzio. Raggiunta la strada incrociamo il primo sconosciuto che dispensa il suo consiglio
"Lo vedo stranito, lo prenda in braccio".
"Scusi andiamo di fretta". (Il nano dormiva)
Per farla breve, abbiamo incrociato altri quattro sconosciuti e tutti, dico tutti, hanno raccontato delle storie così brutte sui vaccini ( tra gente che non ha dormito per anni, chi è entrato con un maschio ed è uscito con la femmina, chi non è mai rientrato a casa e chi ha scelto la vita da eremita), che io quasipapà e giuro, per niente ansioso ho iniziato a dubitare di me stesso.
Nonostante le difficoltà, arriviamo indenni e silenziosi in ASL. Alzo lo sguardo e vedo 'na fila che manco per entra'  sull'arca di Noè. Come succede in questi casi, che somigliano a grandi esodi di massa, la gente socializza perché mal comune è sempre mezzo gaudio e iniziano a partire le mirabolanti frasi prive di significato che a confronto "A te e famiglia" è una dichiarazione d'amore: "il mio è buono, la mia non piange, il suo non ha le coliche, quello del tizio in fondo alla fila non si vede e non si sente"
Avete controllato se respirano ancora? (L'umorismo cinico di quasipapà non viene apprezzato e vengo inondato da sguardi di sdegno, così mi defilo).
Dopo quaranta minuti di attesa arriva il nostro turno. Entro in una piccola e accogliente stanza: fredda cupa e col neon intermittente. Uno col camice bianco che si svelerà medico mi osserva con sospetto:
-Lei è il papà?
-No, ne ho preso uno a caso qui fuori.
-Il bambino sta bene?
-Il dottore è lei, io faccio altro, ma posso chiedere a casa.
Il medico continua a guardarmi leggermente infastidito.
-Lo sdrai e lo metta lì sopra.
Eseguo, esimio.
Il nano si sveglia in un pianto talmente potente che ci trasporta in un'altra dimensione (appaiono i primi unicorni).
-È un po' agitato, dice il dottore.
-E si, è un po' come quando il cane sa di andare dal veterinario.
Il dottore mi guarda, lo riguardo, il nano urla, fa la puntura, poi veniamo avvolti da un silenzio surreale... il medico ancora mi guarda e credo stia pensando di avvertire i servizi sociali...
"Ma lei, è proprio sicuro di essere il padre"?

Adesso sto a casa, in congedo, mentre attendo le leggendarie reazioni da vaccino: non sono più sicuro di essere il padre, però ho deciso che me lo tengo.

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⏰ Last updated: Jan 09, 2020 ⏰

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Avventure di un #quasipapà (Il vaccino)Where stories live. Discover now