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Cosa doveva rispondere?
Non poteva dirgli "Ehi, scusa, ero innamorato di te e forse lo sono ancora.".
No, no, no!
"Forse perché mi hai traumatizzato tanto durante le ripetizioni. La matematica è il mio peggior incubo." spiegò incrementando il tutto con una risata alquanto nervosa.
La risposta non sembrò convincere il biondo, tuttavia non gli chiese ulteriori spiegazioni.
Quella situazione aveva del surreale, ma non poteva ridursi come una stupida ragazzina davanti al suo idolo.
"Non ho superato l'esame. Sto studiando per tentare un'ultima volta. Se non lo supererò, credo che mollerò."
"Se ti sembra la soluzione giusta, fai come credi. Solo, non pentirtene."
Sicuramente si sarebbe pentito! Di certo non sarebbe stato fiero di aver abbandonato uno dei suoi sogni, ma non poteva andare avanti così.
"Tu vorresti aiutarmi ancora?" domandò quasi esitando.
"Certo che ne hai di fegato: prima sparisci nel nulla, poi ti fai raccogliere per strada e infine mi chiedi ancora di aiutarti? Tuttavia non disdegno nemmeno i soldi che arrivano dalle tue ripetizioni, ma ad una condizione: passerai l'esame."
"E se non lo passerò?"
Non si trattava di pessimismo: per quanto si impegnasse, quella materia lo odiava a tal punto da diventare una montagna invalicabile.
"Ti riempirò di botte fino a non farti rialzare."
Batté un paio di volte le palpebre e scoppiò in una risata genuina.
Che razza di ricatto era?
Passarono il tempo della lavatrice e dell'asciugatrice tra le ripetizioni, ritrovandosi quasi sbattuto fuori di casa una volta recuperati i suoi abiti.
Mille pensieri gli tennero compagnia durante il tragitto verso il dormitorio.
Quello più imbarazzante era la situazione che si era creata tra i due.
Sospirò rassegnato: eppure aveva seppellito e dimenticato quei sentimenti.
Probabilmente stava solo travisando tutto: era solo perché era stato gentile nei suoi confronti, anche se a modo suo, che ora provava quello strano batticuore al solo ricordare il viso del biondo di quella mattina nel letto.
Doveva essere per forza così.
Però, ora, quella ragazza si era levata di torno.
Scosse la testa attirando l'attenzione dei passanti: non doveva fraintendere!
L'amore era una cosa dolorosa, quindi andava allontanata prima che avesse potuto nuocergli.
Annuì convinto di quei pensieri ed aprì la porta della stanza.
Dopo aver sistemato la camera, scese nella cucina comune a scaldarsi un ramen e poi risalì: la giornata era ancora lunga, quindi, armato di libri e bandana, si mise di buona lena nel continuare lo studio.
Aveva fatto una promessa.
Gli sorse l'ennesimo quesito: se avesse passato l'esame, cosa avrebbe fatto l'altro?
Si fece una tazza di caffè schifosissimo istantaneo e riprese lo studio fino a quando non dovette recarsi al bar.
Inutile dire che il titolare gli fece la ramanzina per il livido sul viso, ma gli permise comunque di lavorare.
Non ci fu grosso movimento: qualche tavolo occupato da piccoli gruppi o coppie, ma tutto tranquillo.
Udì il campanello suonare e si voltò per dar il benvenuto ai nuovi clienti, ma rimase sorpreso.
"Ciao."
La ragazza, o meglio ex, del biondo si sedette timidamente al bancone chiedendogli un Bloody Mary.
Glielo servì con un paio di ciliegie come decoro sul bordo.
"Scusa, non volevo fraintendessi stamattina."
Lei si limitò solo a scrollare le spalle, girando passivamente la cannuccia nel bicchiere.
"È un po' che le cose non andavano bene. Per quanto affetto gli dimostrassi, erano rare le volte in cui mi trattava bene. Un carattere difficile, un vero stronzo, però non ho potuto impedire a me stessa di innamorarmene. Discutevamo sempre, anche per le minime cose. Forse non era quello giusto per me."
Avvertì una piccola morsa alla bocca dello stomaco.
"Eppure sorrideva quando ti vedeva. Magari non sa esternare i suoi sentimenti e risponde bruscamente."
La triste risata della ragazza lo stupì non poco.
"Se ci tieni ad una persona, almeno con lei cerchi di cambiare."
Mugugnò a quella risposta e si allontanò per andare a prendere gli ordini ad un tavolo.
Quando tornò la ragazza aveva finito il suo drink e si stava dirigendo alla cassa.
Prima di andarsene gli si avvicinò sorridendo.
"Lo guardi nello stesso modo in cui lo guardo io: ti auguro tanta fortuna."
Trasalì, ma non riuscì a ribattere.
Era così evidente?
Forse si riferiva ai mesi passati, quando aveva preso quella sbandata, ma ora non ci sarebbe ricascato.
Non avrebbe più permesso ad un sentimento, tanto bello quanto doloroso, di stravolgergli la vita.
Non più.
O almeno così credette.
I giorni seguenti riprese le lezioni scolastiche, recandosi sia alle lezioni extra, sia alle ripetizioni con il biondo.
Ormai era un appuntamento fisso, quasi come quello che aveva in palestra: non mancava un giorno, proponendo spesso all'altro di trascorrere anche la domenica sui libri.
Forse l'interesse dell'altro era di scopo economico, ma non ci diede peso perché iniziava nuovamente ad avere l'esigenza di vederlo.
Sorrideva solare, aveva le farfalle nello stomaco senza rendersene conto.
Non seppe nemmeno come riuscì a convincere Bakugou a frequentare la palestra: ogni occasione era buona per passarci del tempo insieme.
Aveva scoperto di avere alcune cose in comune con quel ragazzo, quali la musica classica, in contrapposizione con il carattere del biondo, ed il cinema.
Ogniqualvolta usciva un film d'azione o fantasy, andavano a vederlo insieme.
Si autoconvinse che erano diventati amici.
Anche se come amicizia era strana: non aveva mai fatto fatica a creare legami con gli altri, ma non era mai arrivato al confidarsi.
Gli raccontava ogni singola cosa che gli accadeva, dalle più banali alle più complesse, ricevendo in cambio risposte di insulti o risate ironiche.
Col passare del tempo, però, si accorse che dell'altro non sapeva molto, a parte alcune banalità, come che lavorava in un negozio di musica.
Un'amicizia si basa sulla reciproca fiducia, no?
Anche se era una di quelle a senso unico, la accettò: finché a Bakugou non dava fastidio la sua presenza, nonostante continuasse a dirgli che era fastidioso, avrebbe continuato a coltivare quel rapporto.
O forse stava sbagliando di nuovo?

Sunshine [Bakushima]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora