Capitolo 4

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Emily POV

Il primo anno di specializzazione è sempre il peggiore. Sei sottomesso a tutti, tutti ti mettono i piedi in testa. Ed io mi sono innamorata di uno di loro.

“Ford tu sei con me a chirurgia plastica” Jesse White. Quarto anno. Temuto per la sua freddezza. Amato per i suoi occhi verdi. Ed è con lui che ho iniziato ad amare la chirurgia plastica.

“Incidi qui. Brava. Sì, sei proprio brava Ford, sei portata. Potresti diventare un ottimo plastico.” Mi volto verso lui e fisso quel verde così bello, così pieno di speranza. Rimaniamo a fissarci ed è bellissimo. Due diversi paia di occhi verdi a scontrarsi.

“White, Ford lasciate stare gli occhi dolci e ritornate a lavoro” il supervisore ci richiama.

“Ne parliamo dopo” mi sussurra Jesse nell’orecchio.

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“Bravi ragazzi, chiudo io” il supervisore ci manda via, non appena concludiamo l’operazione.

“Vieni con me, Emily” Jesse mi prende il polso e mi conduce nella stanza del medico di guardia. Mi toglie il camice. E poi si toglie il suo. Siamo a petto nudo, ed io ammiro i suoi addominali scolpiti.

“Cosa, vuoi…” non mi lascia finire, appoggiando l’indice sulla mia bocca, invitandomi a stare zitta.

“Jesse”. E lo rifà. Ed io capisco. Silenzio e fai sesso. Mi tolgo velocemente i pantaloni, sorridendo.

Lui segue i miei movimenti con gli occhi che mi fissano in continuazione. C’è questo specie di legame indissolubile.  

Siamo nudi. Lui mi abbraccia e posso subito sentire il suo calore. La sua erezione pulsa sulla mia coscia scoperta. Mi solleva di peso e mi trascina sul lettino.

Sale sopra di me e sorrido. Inizia a baciarmi dolcemente le scapole e il seno. E poi arriva alla mia intimità. Solleva lo sguardo come se dovesse chiedermi il permesso di entrare. Io inarco il sopracciglio e Jesse sorride. Entra dentro di me con movimenti sinuosi, prima delicatamente, poi tutto d’un colpo. Gemo, sempre più forte. Questa è la cosa più bella del mondo.

Mi correggo su quanto detto stamattina.

Primo anno di specializzazione. Quello più bello, quello più magico. Quello in cui scopri il mondo.

Nuova vita, nuovo amore. Quello vero. Tutto è più bello quando hai venticinque anni. Vedi tutto ancora da scoprire, nonostante tu sia vicino ai 30. La soglia che ho paura di varcare.

Sei grande, ma non abbastanza per tutto.




--Due anni dopo—

“Sei pronta?” Mia madre mi fissa. I suoi occhi sono identici ai miei. I capelli rossi ora stanno diventando bianchi. Mi fa quasi tristezza. Vedere che mia madre sta invecchiando. Il suo viso che ha sempre cercato di sorridere, quello che le è sempre stato negato. Le è sempre stata negata la felicità. I suoi occhi stanchi mi fissano. Le sue rughe leggere peggiorano anche il quadro.

“No. Cioè non lo so” la mia voce è piccola piccola. Il mio sguardo è basso e fissa le scarpe firmate di raso costate 400£. Non oso fissarla negli occhi.

“Emily, guardami” dice con la voce dolce che le è sempre appartenuta. Sebbene sia sempre stata stressata, indaffarata in ufficio, lei ha sempre avuto cinque minuti per rivolgermi delle parole on quella voce che amo tanto. Quei cinque minuti erano dedicati soltanto a me. Ma non ce la faccio comunque a guardarla.

“Emily, guardami” ripete. E io mi decido a fissarla. Sta sorridendo.

“Lo so che sei preoccupata e che non sei pronta. Ed è un bene. Vuol dire che ci tieni. Al mio primo matrimonio non me ne importava. Io dovevo comunque sposarmi con lui. Che lo amassi o meno. Questo era il contratto,” gli occhi tornano a essere oscuri “ma poi ho conosciuto Juliette. E tutto è cambiato. In bene per certi aspetti, in peggio per altri. Ma non mi importava degli aspetti negativi dell’amore. Io volevo e voglio tutt’ora vivere e assaporare quelli positivi” Eccola. Lei è mia madre. Quella che vede il sole oltre le nuvole. Peccato io non sia così.

“Ora sono pronta mamma” annuisce e mi sistema il velo bordato in pizzo sulla nuca. Toc toc. Qualcuno ha bussato della porta della mia suite, così mia madre va ad aprire. Un uomo entra.

E lì il sangue mi si gela nelle vene.

“Emily, sei così bella…” il suo è un sussurro impercettibile.

“Chi sei tu?” chiedo accigliata, conoscendo la risposta.

“Emily sei troppo intelligente per questa domanda. Lo sai chi sono” e abbozza un sorriso. E’ più giovane di mia madre. Almeno di cinque anni. I capelli sono chiari e credo tendano al grigiastro. I suoi occhi sono i più belli che abbia mai visto. E il suo sorriso…

“Cosa ci fai qui? Il giorno del mio matrimonio?” domando, ancora più accigliata “Vuoi rovinarlo?”

Lui scuote la testa sorridendo. Ma poi torna serio troppo velocemente. I suoi occhi si inumidiscono.

“Emily, mi dispiace. I-i-io non volevo assolutamente abbandonarti. Ma prova a capirmi. Avevo vent’anni. E un corso di Medicina negli Stati Uniti. Io volevo poter vivere con te, con tua madre, ma ero troppo giovane e stupido” posso sentire il forte disprezzo di sé stesso nella sua voce. Mia madre se ne sta seduta sulla sedia, la testa nelle mani.

“Perché i discorsi di scusa sono sempre gli stessi? Perché sei qui? Perché…” non mi lascia terminare.

“Sono qui per accompagnarti all’altare. Solo questo e poi scomparirò dalla tua vita per sempre. Ma lasciami far fare questo” i suoi occhi bellissimi sono supplichevoli.

“Certo che lo puoi fare. Tu sei mio padre.” Sorrido e lo fa anche lui. Mia madre tira su la testa di scatto, quasi spaventata.

“Ne sei sicura? Eravamo d’accordo che ti avrebbe accompagnato James, tuo fratello”

“No, lui è mio padre. Lui mi accompagnerà all’altare” e il mio sorriso arriva alle orecchie.

In quel preciso momento Juliette si affaccia e annuncia si prepararsi che la cerimonia inizia.

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“Tu lo sai che non sono tanto bravo a parlare e a ricordarmi le cose sotto una forte pressione” Jesse sorride

“Quindi mi sono scritto le promesse su questo foglio di carta. Ma ovviamente l’inchiostro si è sciolto col sudore della mia mano. Oddio sono costretto a improvvisare. Allora Emily Ford se qualcuno dovesse chiedermi grazie a cosa ci siamo conosciuti io direi grazie a delle tette troppo piccole” la gente ride tra le lacrime e lo faccio anche io “perché lì, nella sala operatoria 3, ho capito che tu saresti diventata mia moglie. In quel momento in cui ti sei girata per accertarti del taglio che avevi appena fatto. Lì ho capito di aver trovato l’amore della mia vita” piango come una fontana. Oddio. Ora sta a me.

“Jesse White sei la persona più speciale del mondo. Sei pieno di sfumature e non vedo l’ora di conoscerle ogni giorno che passiamo insieme. Ogni giorni della nostra vita insieme. Io, Emily Ford, ti amo sopra ogni altra cosa” e ci baciamo. Il celebrante ci rimprovera perché abbiamo saltato un step. Ma non ci facciamo caso. Ci amiamo troppo.

Hear my voice || Zayn MalikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora