Capitolo 6 -Giuro su Dio che vedo quegli occhi-

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-Giuro su Dio che vedo quegli occhi nel retro delle palpebre quando le chiudo- Arrows, Fences ft Maklemore & Ryan Lewis

Capitolo 6 -Giuro su Dio che vedo quegli occhi nel retro delle palpebre quando le chiudo-

L'infermeria era quasi piena di ragazzi, evidentemente c'era stata una specie di catastrofe mondiale. Mi feci spazio tra la folla di ragazzi con ogni tipo di dolore. Ma il mio non si poteva curare con una pastiglia, anzi, ci sarebbe voluto ben altro. "Mi scusi, questo è un caso urgente. Michael ha sbattuto la testa sul lavandino del bagno delle ragazze ed è svenuto." dissi quasi urlando all'infermiera per il trambusto che c'era dentro quella piccola stanzetta. "Sì, signorina, arrivo subito." e si diresse verso un ragazzo che stava vomitando l'anima. A quanto pare era più importante un ragazzo che aveva bevuto troppo, probabilmente la sera prima, che un ragazzo che forse era in coma. Presi la giovane infermiera per le spalle e la voltai. Il secchio che stava tenendo al ragazzo cadde e schizzi di vomito giallastro si sparpagliarono sotto le scarpe di tutti i presenti. "Senta, il mio amico ha bisogno di aiuto. E' da circa 5 minuti che non parla e ha battuto la testa. Forse quell'alcolizzato potrebbe tenersi il secchio da solo e lei potrebbe fare il suo lavoro, grazie.". Non ero solita ad alzare la voce molte volte, ma in quel caso mi stavo veramente scocciando. 

"Come non alzi mai la voce? Avevi appena urlato dietro a quei poveri cristiani!" dice cominciando a ridere. "Taci Hailey. Ascolta e taci." dico sorridendo.

La ragazza stese Michael su un lettino e cominciò a visitarlo. Gli pulì il sangue dalla bocca e io chiesi di andarmene. Non potevo sopportare di vedere una delle persone che erano più importanti della mia vita giacere in un lettino di un'infermeria. Fuori dalla porta presi una boccata d'aria pulita e ritornai in classe. Dissi alla prof che avevo accompagnato Michael in infermeria e lei non obbiettò nulla. La scuola era noiosa da morire, ma per fortuna arrivò la ricreazione, l'ora più amata da tutti. Sì, facevo un'ora di ricreazione. Shane era in un angolo, solo. I suoi amici lo guardavano a debita distanza, probabilmente avevano capito che era incazzato e non osavano avvicinarsi, come si fa con un animale selvatico. Scuoteva la testa ogni tanto, facendo ondeggiare i suoi capelli biondo scuro. Non ce la facevo a stare lontana da lui, ma ero veramente incazzata. Sollevò lo sguardo un solo secondo e vidi l'infinito dentro i suoi occhi grigi: Il suo sguardo era una lama affilata che ti tagliava pian piano, facendoti soffrire secondo dopo secondo. Si sollevò dal muro dove era appoggiato e si diresse verso di me. Tenetti a freno le mani per non tirargli un pugno in pieno viso. "Che cazzo ti è saltato in mente?"  dissi subito di slancio abbracciandolo. In fondo se lo era meritato Michael. Shane aveva solamente avuto il coraggio di fare quello che io non avrei mai fatto. Respirai il suo profumo dolcissimo e seppellii il mio viso sulla sua felpa morbidissima. Lui cominciò ad accarezzarmi leggermente la schiena e sentii le lacrime scendere senza sapere il perchè. Quando trovai la forza di sollevare il viso dalla sua felpa, mi accorsi che avevo lasciato un alone di mascara dove avevo pianto. "Shane scusa per la felpa, scusami tantis..." e mi poggiò l'indice sulle labbra. "Tranquilla, si lava no?!" disse in tono pacato. "Sì, si lava." sussurrai piano per non svegliare i demoni dentro di me.

Casa mia era vuota, così decisi di riposarmi un po' dopo tutte quelle emozioni. Il mio cellulare era ancora dentro la tasca del giubbotto, così lo tirai fuori e c'erano 3 messaggi che erano sulla schermata iniziale.

Ehi April, come stai? Ah sono Shane, aprimi. Sono fuori casa tua.

Sbarrai gli occhi e sorrisi. Quel ragazzo era pazzo. Fanculo al pisolino. Scesi le scale correndo come una dannata e all'ultimo scalino, quello costruito un po' alla cazzo, caddi. Mi misi a ridere e camminando come un elefante monco raggiunsi la porta. Aprii di scatto e la porta mi rimbalzò sulla fronte. "Cazzo!urlai fra le risate. "Ehi calma. Sbaglio o qui qualcuno si stava per uccidere scendendo dalle scale?" disse sorridendo. Ero euforica, sembravo fatta pesantemente. Lo feci entrare e salimmo in camera. 

"Sto cominciando a pensare male April. Ti conviene che non vada come penso. Sennò ti soffoco con i cuscini. Prometto" sbuffa Hailey buttandosi sul letto e afferrando un cuscino. "Dio Maria cosa devo farci con te? Sei capace di ascoltare?" le urlo dietro tirandole un cuscino in faccia. "Scherzavo eh. Continua la tua storia porno." dice parandosi la faccia in attesa di un'altra cuscinata. "Silenzio. Interrompimi e ti arriva una mucca morta in faccia, ti avverto." dico facendo la faccia più seria possibile. "Okay okay. Non serve ricorrere alle maniere forti." dice facendo cenno di cucirsi la bocca.

"Ma tanto per sapere, che fai qui?" chiesi cercando di fare un po' di ordine dappertutto, senza risultati. "Ero venuto per chiederti se volevi uscire con me e dei miei amici stasera se ti va..." disse facendo una faccia innocente. "E dove si va di bello?" sospirai cercando qualcosa di decente da mettermi. "In una discoteca in centro..." disse sollevando le spalle. "E adesso cosa mi metto?"  sospirai nuovamente. "E che ne so io? Un paio di pantaloncini corti e forse una canottiera" disse sbattendosi il palmo della mano sulla faccia. "Uomo che viveva senza sapere le stagioni, ti rendi conto che è quasi dicembre? E che probabilmente stasera saranno circa 10 gradi quando torneremo dalla discoteca?" sorrisi sbattendomi io il palmo della mano sulla faccia. "Oookay, come non detto. Io adesso esco di qui e tu hai mezz'ora per prepararti" e prima che potessi ribattere dicendo che era impossibile prepararsi in mezz'ora, lui sgusciò fuori dalla camera lasciandomi con un problema esistenziale da risolvere.

Mezz'ora dopo, miracolosamente, ero in piedi in salotto a guardare Shane che si stava guardando programmi sconci sulla mia tv. E non si era accorto che c'ero io dietro. Mi schiarii la voce rumorosamente e lui si voltò. Quando vide la mia faccia, premette tasti a caso sul televisore e finì su un canale che vendeva roba da sexy shop. "E che cazzo." disse sbattendosi i palmi delle mani sulle ginocchia. Spense la tv e si alzò in piedi e mi raggiunse in pochi passi. "Pronta per la grande serata?" disse aprendo la porta. "E con cosa ci andiamo di preciso?" e con un cenno della testa indicò la moto che c'era parcheggiata sul mio vialetto. Sarebbe stata una lunga serata per me e per il mio vestito che non copriva neanche le cosce.

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