Capitolo 1

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Sento un tintinnio in mezzo a questa oscurità, il vuoto mi avvolge e una sensazione di tristezza mi persuade.

Inizio a vedere una flebile luce in lontananza, la osservo, assomiglia ad un piccolo sole, mi viene voglia di toccarlo; mi alzo, inizio a camminarle incontro ma ogni passo che faccio si allontana sempre di più, inizio a correre, ho paura.

La luce sparisce e sono di nuovo ricoperta d'oscurità, inizio a tremare, ho freddo.

Mi accovaccio, il tintinnio non mi abbandona, mi chiama a se, non riesco a muovermi, sono paralizzata, una lacrima e il battito dei miei denti.

Mi sveglio sudata, con le lacrime agli occhi come tutte le mattine ormai  da una settimana. Faccio sempre lo stesso sogno come se tentasse di dirmi qualcosa; dovrei andare da uno specialista o comprarmi un libro che parli di sogni, o semplicemente rilassarmi un po'.

Oggi devo andare a fare compere con mia zia visto che si è lamentata che non le do più attenzioni, ma sinceramente non ne ho voglia. Lei è sempre così vivace e premurosa, è stata l'unica fra tutti i miei parenti a volermi prendere in casa dopo ciò che accadde ai miei genitori.

Sono poche le cose che so per certezza e la più importante è di non parlare mai dei miei "poteri", la gente non deve sapere, non può capire e chi non capisce teme e perseguita.

Non mi sono mai posta la domanda se sono un essere umano o qualcosa di anomalo, sinceramente non mi interessa, so solo che c'è qualcun'altro come me, che si nasconde nell'ombra.

Ne ho già incontrati altri, si nascondono fra la gente ignorando ciò di cui sono capaci, qualcuno ha creato delle comunità di gente come noi, qualcuno lo accetta e altri si disprezzano, forse è una benedizione o forse una maledizione non l'ho mai compreso a fondo.

Però so con certezza che c'è qualcuno che ci cerca, ci desidera, ma è qualcuno di pericoloso, non penso sia umano ma definire ciò che potrebbe essere non potrei farlo.

I miei hanno dovuto sacrificare la propria vita per proteggermi da lui, ero una bambina e non comprendevo ancora quanto potesse essere crudele il mondo ne quanto potesse essere pericolosa quella persona , mi sembrava solo e triste e volevo colmare quel vuoto che sentivo dentro di lui.

La prima volta che lo incontrai avevo sui 5 anni, stavo giocando nel parco affianco a casa mia, c'erano tantissimi bambini che giocavano e uno di questi attirò la mia attenzione; stava seduto appoggiato ad un albero, stava guardando intensamente tutti gli altri come quando hai un'espressione di matematica davanti e devi risolverla.

Non capivo come mai non tentasse di fare amicizia, decisi di sedermi vicino a lui, stetti in silenzio e lui mi osservava, iniziai a guardare anch'io gli altri ma comunque non riuscivo a capire, poi aprì la bocca e disse "non è meglio giocare?", io aspettai a rispondere, non capivo perché mi facesse quella domanda se lui non aveva intenzione di farlo e poi "perché non lo fai anche tu?" anche lui esitò per un attimo "non mi và", "neanche a me" e rimasimo in silenzio. Dopo un po' la mamma mi portò a casa e io lo guardai e sorrisi, mi venne naturale infondo ero una bambina.

Dopo quel giorno andai tutti i giorni al parco, per curiosità penso ma non lo vidi più. In cambio però scoprì che tutti i bambini del parco erano spariti e poi ritrovati in pessime condizioni uno alla volta.

Poi un giorno lo rividi, era ancora appoggiato all'albero e aveva un sguardo vuoto rivolto al terreno, mi vide corrergli incontro e mi guardò compiaciuto, rimasimo seduti un po' prima che lui mi chiese di andare via, lo guardai confusa e ripetè "andiamo via da qui insieme" ma mentre lo disse i suoi occhi mi fecero paura e indietreggiai; lo stavo fissando e mi rendevo conto che in quei occhi così tristi c'era qualcosa di folle e macabro, mi incuriosì ancora di più.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 27, 2020 ⏰

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