12. La battaglia

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Senso di irrealtà.

Le sembrava di essere dentro un film. La scena si svolgeva al rallentatore.

Le parve perfino di vedere, sul davanzale della finestra, un passerotto. Era un uccellino minuscolo, circa quindici centimetri, il piumaggio bruno e grigio sul vertice, con diverse sfumature. La osservava, muto, mentre spostava il capo a destra e poi a sinistra, senza distogliere l'attenzione.

Assurdo, si trovò a pensare, sto per morire e ho le allucinazioni.

Non avevano avvistato animali durante il lungo cammino nella foresta. La cosa non li aveva sconvolti più di tanto.

La mente a volte ci fa brutti scherzi.

La presa alla gola cominciò a bruciare, il suo corpo lottava per continuare a respirare, ma la sua coscienza si spense.

Chiuse gli occhi.

Un senso di irrealtà.

Io non sono qua, questo non sta succedendo a me.

E comunque, tra poco, sarà tutto finito.

Vide sua sorella, i suoi lunghi ricci biondi e quel sorriso così dolce.

"Andrà tutto bene, Eva, andrà tutto bene" le sussurrò all'orecchio con dolcezza

I pantaloni giacevano sotto di lui.

I bisogni di quell'essere sembravano impellenti, oltre che ancestrali. La violenza carnale venne usata nell'antichità come mezzo per sottomettere e umiliare, un metodo di tortura, mai uno strumento di piacere. Ma su questo lo stupratore non si fermò a riflettere. L'odio covato per mille anni non l'aveva trasfigurato solo nel corpo.

Pochi istanti prima che Eva perdesse i sensi, le parve di sentire degli spari. Aprì gli occhi, il passerotto non c'era più. Era fuggito.

Anche l'Antico si fermò, voltò il capo verso la porta.

Un tonfo, una folata d'aria.

Eva si ritrovò a terra, cominciò a tossire, il corpo che bramava aria sembrava ora incapace di riprendere a respirare.

Cos'era stato?

Si voltò e vide Ulrik, aveva preso l'Antico per il collo e lo colpiva con una raffica di pugni sul volto. L'essere però era alto una decina di centimetri più di lui e aveva un fisico più possente, accusò qualche colpo ma poi lo scaraventò contro il muro.

Cercò allora di ricatturare la ragazza, che urlò con quanto fiato aveva in gola mentre indietreggiava, strisciando sul pavimento, incapace di rialzarsi.

Il capitano non cedette, saltò sul bancone e da lì si lanciò sopra il dorso del demone. I due cominciarono a lottare, tra grugniti e gemiti di dolore.

L'Antico sembrò rendersi finalmente conto che prima di riacchiappare la sua preda avrebbe dovuto eliminare quell'ostacolo fastidioso.

Dedicò al ragazzo tutta la sua attenzione e la sua forza. Con un gesto agile riuscì a risollevarsi mentre lo teneva per il colletto della maglia, il braccio teso che cercava di allontanare pugni e calci. Lo attaccò al vecchio frigorifero, che scricchiolò per quell'improvvisa pressione. Ulrik divenne cianotico in volto, proprio come Eva prima di lui, con entrambe le mani tentò invano di sciogliere quella morsa mortale, lacerò la pelle con le unghie.

Uno sparo.

L'Antico si voltò, il viso sconvolto, gli occhi quasi pronti a rotolare fuori dalle orbite.

Un secondo sparo lo costrinse ad abbandonare la presa.

Il suo sguardo non poté staccarsi dalla figura che, dopo mille anni, gli stava togliendo la vita.

UMANA ∽ Ritorno sulla TerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora