Capitolo uno.

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Entro al Lovers bar e vengo subito travolta dall'odore di alcol e dalla musica messa eccessivamente alta. È un locale abbastanza piccolo ma molto accogliente. È molto popolare qui in città ( Boston ) perché ogni venerdì si esibiscono dei gruppi locali. E infatti oggi si esibirà il migliore amico Nicholas, ma tutti lo chiamiamo Nick. Ci siamo conosciuti in prima elementare e non ci siamo più staccati. Fin da piccolo sognava di crearsi una band e di potersi esibire proprio in questo locale. Sono così orgogliosa di lui. Lo cerco con lo sguardo e quando intravedo quella chioma riccia e folta mi avvicino immediatamente.
È seduto insieme al resto della band , appena mi vede si
alza e viene ad abbracciarmi.
"Sophie"-esclama. "Finalmente ce l'hai fatta ad arrivare. Pensavo non venissi più. "
" Come potrei perdermi il mio migliore amico che vomita" - rispondo ricordando l'episodio di quando avevamo dieci anni.
C'era la festa del quartiere, lui e due nostri amici avevano organizzato un piccolo concerto.
Appena salito sul palco si era fatto prendere dall'ansia vomitando tutto quello che aveva mangiato prima. Io stavo facendo il video riuscendo ad immortalare tutto. A volte lo rivediamo insieme e ci facciamo quattro risate.
" Ah Ah Ah , molto divertente. Ormai sono un adulto e non mi faccio prendere dall'ansia. "- dice con uno sguardo serio.
"Oh certo , e prima non hai fatto come un bambino dicendo che non volevi salire sul palco perché ti vergognavi. " - esclama Set, il batterista. Tutti scoppiamo a ridere.
" Questo doveva rimanere un segreto."- risponde di rimando Nick. Vado a sedermi nel loro tavolo e ordino una birra, gli altri vanno dietro le quinte a prepararsi per il concerto. Dopo circa dieci minuti incomincia lo spettacolo. Una luce proveniente dall'alto illumina solo Nick che inizia facendo un assolo di chitarra , poco dopo si aggiungono gli altri strumenti.Quando il mio amico inizia a cantare , il mio corpo viene invaso da brividi. Ho sempre saputo che  sapesse cantare, ma stasera si sta davvero superando.
Dopo due ore di concerto , concludono e scendono dal palco.
" Allora, ti è piaciuto il concerto?" - mi chiede Nick sorseggiando una birra.
" Tantissimo , siete stati fantastici " - rispondo.
Ci risediamo nel nostro tavolo e continuiamo la nostra serata tra chiacchiere e risate.
Usciamo da locale che sono già le due passate.
"Allora sei  proprio sicura che non vuoi venire con noi a ballare?" - mi domanda Nick.
"Sicurissima, domani devo lavorare"- rispondo coprendomi bene con il mio cappotto.
"Ah, vero. Lavori ancora nella topaia del Signor. Lemme." - dice ridendo.
" Non è una topaia, ma una libreria molto piccola." - rispondo ridendo anch'io.
" Va bene, e non vuoi neanche un passaggio a casa?"- mi domanda ancora.
"No, tranquillo. Andate nella parte opposta di casa mia. Prendo il tram."

" D'accordo, fai attenzione." - mi lascia un bacio sulla fronte. Saluto gli altri e mi allontano dal posteggio. Metto le cuffie e incomincio ad incamminarmi verso la fermata del tram.
Mi copro ancora di più col cappotto perché  fa davvero freddo.
Ad un certo punto sento qualcuno che mi strattona , non ho neanche il tempo di girarmi che vengo spinta verso terra, d'istinto chiudo gli occhi. Appena li riapro vedo un uomo che sta correndo nella direzione opposta alla mia, con in mano la mia borsa. Un momento! La mia borsa! Mi alzo da terra e cerco di raggiungerlo, ma sale dentro una macchina e va via velocemente. Mi sfugge un sospiro di frustrazione. Ormai disperata mi lascio ricadere a terra con il volto fra le mani, dopo non so quanto tempo sento dei passi, alzo la testa e mi ritrovo davanti un ragazzo. Si avvicina e con un volto preoccupato mi chiede: " Ti senti bene?" Mi viene quasi da ridere. " Credo di no"- rispondo con un filo di voce. " Posso aiutarti in qualcosa?" - mi domanda ancora. " Penso di no. Mi hanno appena rubato la borsa e in più non so come tornare a casa visto che i soldi e il biglietto per il tram erano lì dentro"- rispondo tutto d'un fiato. Nel frattempo mi alzo da terra.
" il passaggio se vuoi posso offrirtelo io, ho la macchina qui vicino." - con il dito mi indica la fine della strada.
" Senza offesa, ma non salgo in macchina con uno che non conosco."- finita la frase lo sorpasso e incomincio a camminare.
" Allora cosa pensi di fare?"- gli sento dire da dietro, si è messo a camminare anche lui e adesso è accanto a me.
" vado a casa a piedi.

"  Non dire stupidaggini . Se dovevi prendere il tram per tornare a casa deduco che casa tua non è molto vicina da qui." " Già, ottima intuizione, ma non ho alternative."
" Invece si, posso accompagnarti io".
" Ma perché insisti così tanto? "
" Perché sei una ragazza ed è tardi. Ci sono un sacco di maniaci in giro a quest'ora."
" E a te cosa importa? " - smetto di camminare e lo guardo curiosa.
Lui come risposta abbassa lo sguardo. Una volata di vento mi prende in pieno volto facendomi scompigliare tutti i capelli.
Fa davvero freddo e casa mia è parecchio lontana. Ci metterei un'ora per arrivare.
Lo guardo ancora e adesso il suo sguardo é rivolto verso di me. Non mi sembra un cattivo ragazzo , né tantomeno un maniaco. Addirittura ha un'aria familiare...
Sbuffo sonoramente.
" Va bene, accetto il passaggio. "
Lui assume una faccia compiaciuta e accenna un mezzo sorrisetto.
Mi sorpassa e incominciamo a camminare verso la sua auto.
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Dopo circa venti minuti arriviamo di fronte casa mia.
Rimaniamo altri due minuti li, senza dire nulla.
Guardo l'orario dal mio orologio e noto che sono le tre meno un quarto .
"Perfetto! Fra due devo alzarmi."- dico a bassa voce.
Apro lo sportello e scendo dalla macchina.
" Allora, grazie mille per il passaggio." - dico con lo sportello ancora aperto.
Visto che lui non ha  aperto bocca ma si è limitato ad annuire, chiudo lo sportello e vado verso la porta di casa mia.
Prendo le chiavi e apro la porta, sto per richiuderla quando lo sento parlare.
"Quando potrò rivederti? " .
Mi giro subito e vedo che è uscito dall'auto. Adesso è a pochi metri da me. Rimango un po' stranita di fronte a questa domanda.
" Ehm.. N-Non lo so."- balbetto un po'. Il suo sguardo si fa sempre più intenso, i suoi occhi sembrano quasi dorati.
" Non so nemmeno come ti chiami"- continuo.
" Patrick "- risponde.
" Va bene, allora ciao Patrick." - subito dopo chiudo la porta.Appoggio la schiena contro la parete e incomincio a ridere.

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