Suicidio di uno Scrittore Fallito - Parte III

1.2K 45 2
                                    

Incubi.

Aprii gli occhi. Semioscurità, ombre rosse. Odore di marijuana. Routine quotidiana che spingeva alla disperazione e a calarsi una confezione di Xanax.

Ero ancora vivo e gli scribacchini young & new adult non erano stati arrestati e lapidati per oltraggio e alto tradimento nei confronti della letteratura. E. L. James, Stephenie Meyer, John Green e il resto della loro banda di ciarlatani erano là fuori, con una penna in mano e più pericolosi di un ordigno nucleare, e nessuno faceva nulla per cambiare le cose...

Scarlett, con un pennello in mano e una canna nell'altra, dipingeva una delle sue figure antropomorfe. Sfondo giallo, corpo viola, lacrime nere che sgorgavano dagli occhi.

«Lo sai che se continui a disegnare quella roba finiremo per morire di fame, vero?»

«Ne sono vagamente consapevole», disse con voce vacua, «ma l'arte è l'unico strumento per raggiungere l'immortalità post mortem».

«Non se bruceranno la nostra arte assieme ai nostri corpi, possibilità alquanto probabile».

«Anche Picasso la pensava così, ma alla fine le cose sono andate diversamente».

«Picasso ha avuto un'enorme botta di culo. Noi invece siamo fortunati se riusciamo ad arrivare alla fine del mese».

Riempii due bicchieri di vino in cartone, veleno alcolico per i poveri. «Ti va un bicchiere?»

«Più tardi, magari. Ora vorrei sfruttare al massimo il momentum di creatività, sai com'è», rispose Scarlett facendo un tiro dalla canna.

I suoi termini in latino mi stavano dando sui nervi, e, se il mio momentum di creatività tardava ad arrivare, lo facevo venire io da me: scolai entrambi i bicchieri.

Mi defilai al bar di Jim e il puzzo amarognolo di una Saverne mi inondava le narici. La misi da parte e ordinai scotch con acqua: era giunto il momento di prosciugare il poco che rimaneva del denaro ricavato dalle vendite del mio ultimo libro.

Lo buttai giù d'un fiato. «Jim, fammene un altro». Il bicchiere tornò pieno - insomma, pieno per due dita - e scolai anche quello. «Un altro ancora».

Al sesto scotch - il bicchiere d'acqua era sempre quello - il momentum creativo stava iniziando a bussare alla porta, e iniziai a scrivere qualche riga su un blocchetto di carta.

«A cosa lavori?» chiese Jim.

Era gentile da parte sua usare il verbo lavorare, piuttosto che scrivere. Per un istante smisi di sentirmi un peso per la società.

«A un racconto».

«Di che parla?»

«Di un ubriacone che scrive senza sosta e si masturba con un cappio legato al collo attaccato al soffitto, sai, l'asfissia intensifica l'orgasmo. Prima o poi qualcosa va storto, scivola dallo sgabello e muore impiccato. E il libro al quale lavora rimane inconcluso e dimenticato».

Accesi una sigaretta e contemplai la mia immagine riflessa allo specchio del bar. Dopo sei drink intravedevo una parvenza di bellezza.

«Ma chi è così stupido da farsi una sega mentre si strangola?» chiese Jim.

«Ah, non lo so, Jim, le persone sono piene di sorprese».

Finii lo scotch e Jim riempì il bicchiere.

«Un nuovo romanzo quando lo scrivi? Potrebbe essere la volta buona che c'entri il bersaglio, che diventi famoso».

«Non lo so. A dirla tutta, odio scrivere romanzi. Quando li inizi, sei un lupo che ulula alla luna, e dopo qualche pagina sei un gatto castrato che miagola e chiede pietà. I racconti, invece, sono delle maledette sveltine: scrivi, bevi, vieni e batti la parola fine senza accorgertene, sazio di sesso e in doposbronza».

Parlavo come uno scrittore: ero ubriaco. Ordinai l'ultimo scotch, i soldi stavano finendo.

Lo bevvi con più calma rispetto agli altri, lo gustai come se fossi un condannato a morte che assaporava l'ultimo pasto. Be', di certo sarebbe stato il mio ultimo drink per un lungo periodo. Da domani avrei ripiegato con il vino in cartone...

Uscii dal bar, barcollante e pieno di coraggio liquido. Hollywood Boulevard scorreva davanti ai miei occhi e mi ritrovai sotto quella cazzo di insegna al neon rosso, un sasso in mano. Lo scagliai contro l'insegna e il bagliore rosso si spense.

Era stato facile, fin troppo facile. Non era stato soddisfacente come avevo immaginato. Ma avevo risolto un problema - stanotte avrei dormito. Forse un giorno gli scrittori young & new adult sarebbero stati persino sconfitti. Tutto era possibile.

Tornai a casa, e io e Scarlett facemmo l'amore, al buio, e il suo seno era baciato dal chiarore della luna.

Sex, Drugs & WritingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora