Il mattino non era mai stato così brulicante di notizie, nella città alle pendici di Gusu.
Comari e fanciulle si parlavano all'orecchio sugli usci di casa, dietro i ventagli di carta e tra i fumi delle sale da thè con la delizia irriverente che ha solo il sesso femminile quando si tratta di un avvenimento simile.
Bisbigli lambivano le labbra con la stessa velocità di una freccia scoccata a fendere l'aria. Estatiche, con parole talvolta sfumate di perplessità e a tratti d'invidia, le più giovani si parlavano con occhi ridenti ed un rossore sul viso; un senso di compatimento stropicciava la bocca nelle donne più adulte, mentre mugolii accondiscendenti e un sorriso bonario spianava quella delle più anziane.
«Si dice che sia bella; è alta e ha lunghi capelli neri.» mormorava una giovane dalle labbra rosse dietro la manica ampia del vestito.
«Andare in sposa ad una delle due Giade equivale ad avere un posto in paradiso.» Soggiunse una compagna, tradendo un sospiro.
«Invidio chiunque sia quella persona. Che fortuna sfacciata!»
«Questa mattina allo spuntare del sole pare aver imboccato la strada per Gusu il capo del clan YunmengJiang assieme ai suoi uomini.» diceva una giovane donna poco più in là, per poi aggiungere, «Me l'ha detto mio fratello che stava andando a raccogliere legna. Dice di aver visto la sua veste color lillà prima che scomparisse al di là del grande portale.»
«Forse è di quella regione. Eppure dicono che siano così sfacciate, le ragazze di lì.»
«Se lo fosse, il secondo Maestro non l'avrebbe presa come sposa.» Rispose la prima con sdegno e offesa.
Una fanciulla dai capelli intrecciati con un fermaglio vermiglio scrutò con sguardo sognante la sommità della montagna dove dimoravano gli immortali celesti.
«Spero che siano felici, chiunque sia quella persona.»
Era odore di incenso e spezie, quello che aleggiava nei Meandri della Nuvola; gli sfiorava la pelle, stuzzicando l'olfatto, solleticandolo appena.
La notte ancora premeva ai bordi del cielo che lui era stato svegliato per i preparativi. Non ricordava una singola volta in cui si fosse alzato così tanto presto che le stelle ancora brillavano nel cielo scuro.
Wei Wuxian si chiese cosa gli fosse passato per la testa di sposarsi.
Lui, un uomo!
Stava decisamente facendo un sogno - doveva aver bevuto e mangiato troppo la sera prima, doveva essere per quello.
Un pettine passò sui suoi capelli, strappandogli un lamento improvviso e sofferente che fece accorrere la giovane serva in scuse colpevoli. No, era tutto vero. Sia il dolore alla testa, sia quel fremito impercettibile che sentiva vibrargli nei muscoli, oltre che un'angoscia a montargli nel petto e mozzargli il respiro.
Era stato tutto così assurdo - in maniera terribilmente piacevole anche se ugualmente improvviso e al limite della realtà - che gli eventi avevano iniziato a correre e lui se li era visti passare di fronte senza alcuna intenzione nè volontà di fermare tutto e mettere a tacere ogni cosa.
L'unico punto fisso, l'asse che lo teneva in equilibrio, era stato il suo animo alla vista degli occhi di lui quando quella sola ipotesi, nel suo sguardo, aveva assunto contorni più nitidi - vivi, veri.
Lan Wangji lo voleva, desiderava unirsi a lui in matrimonio con una tenacia e convinzione a tratti sconcertante. Ed era totalmente fuori da ogni logica. Mai una singola volta Wei Wuxian aveva osato arrivare a fare pensieri così fervidi; lungi da lui arrivare a tanto, neppure nei suoi incubi.
Quella decisione sembrava essere piovuta dal cielo, come un fulmine cade a terra in uno schianto crepitante. Non appena aveva realizzato che il congiungersi con Lan Wangji l'avrebbe reso più grato e felice rispetto al solo pensiero di sposarsi con qualsiasi altro - uomo o donna che fosse; ecco, in quell'esatto istante, era stato perduto.
Da quel momento tutto gli era sfuggito di mano.
Niente della sua vita era mai stato al sicuro nelle sue mani, c'era da dire. Ma quella situazione era molto, molto peggio.
Si lavò in un bagno caldo con profumi ed erbe aromatiche in una vasca nel cortile antistante la propria camera, in un ala di poco distante da quella che avrebbe occupato per aspettare il suo sposo - il pensare a quell'appellativo gli provocò un brivido che gli contrasse le viscere.
Una mano percorse il braccio, per poi posarsi sulle clavicole e sul collo nudo e di nuovo le spalle, cospargendole di un olio profumato di fiori, di rosa selvatica e muschio. Solitamente non era portato per simili indulgenze, non si era mai neppure soffermato a pensare che potesse migliorare il colore o la consistenza della propria pelle o renderla migliore. Per lui erano solo delle accortezze frivole che le fanciulle avevano.
Si stupì a riflettere che, al di là della sensazione per nulla piacevole ed appiccicosa che quegli unguenti gli avevano lasciato addosso, non erano profumi troppo fastidiosi nè pativa particolarmente un trattamento simile. Forse era l'ansia, la disperazione, lo sconforto nell'impossibilità di ritornare indietro, l'interrogativo imbarazzante di cosa avrebbe pensato Lan Wangji di lui.
Il brusio dei servi e dei preparativi si udiva perfettamente, seppur ovattato e più lontano, dalle finestre aperte intarsiate che lasciavano entrare i primi raggi del sole. In quel luogo sempre così silenzioso e contemplativo, un rumoreggiare così flebile equivaleva ad una giornata di mercato chiassosa alla città di Caiyi alla fine del mese.
Fuori da ogni logica, guardando la finestra, pregò di poter riavere il silenzio opprimente a cui era abituato.
Era tutto così tremendamente sbagliato, distorto pareva. C'era qualcosa che strideva, come note pizzicate troppo forte o troppo in fretta.
Cosa gli era venuto in mente?! Sposarsi! Era la cosa più assurda che gli fosse mai saltata alla mente.
La gola gli si contrasse in un nodo stretto ad impedirgli di respirare.
Un servo passò di fronte alla stanza con le braccia piene di nastri e coccarde e tessuti cremisi; un barbaglio di luce sfavillò in quelle sete porpora pungendogli lo sguardo in una sovrapposizione di immagini - gli addobbi vermigli che si confondevano con la consistenza densa, liquida del sangue; il profilo sfocato del monte Yiling; la spada nel petto macchiata di sangue in un pulsare straziante; le assi di legno del Pontile di Loto e passi frettolosi che le percorrevano rincorrendosi; i sorrisi che si increspavano, labbra cremisi che si distorcevano, rivoli di sangue a colare dagli angoli sul pallore di visi freddi.
«Maestro Wei?»
Sussultò in un spasmo di muscoli. Accigliato, osservò la finestra che incorniciava uno spicchio del cortile e del corridoio di legno che lo costeggiava. Non c'era più nessuno.
Si volse ad osservare la voce che l'aveva chiamato. Le porte della stanza si erano aperte senza rumore, permettendo al più grande dei giovani discepoli Lan di entrare.
Aveva un sorriso gentile mentre gli rivolgeva un inchino a mani giunte in avanti. Per un istante, tirò un sospiro di sollievo.
«Sizhui! Salvami!» Si lagnò alzandosi da terra solo per ricadere di fronte al giovane, aggrappandosi alla manica bianca.
Il ragazzo si accigliò. «Cos'è successo?»
«Ho fame! Una fame terribile! Potrei morire qui ed ora se non metto qualcosa nello stomaco, e Lan Wangji diventerebbe vedovo ad un passo dal grande giorno!» L'estrema drammaticità con la quale parlò atterrì un istante il giovane, per poi sciogliere la rigidità del viso morbido in una risata mite.
«Abbiate pazienza, non potete ancora uscire dai vostri alloggi.»
«Portami qualcosa.»
«Ma non mi è concesso.» Spiegò dispiaciuto.
«Non mi hanno fatto nemmeno fare colazione, ti prego, abbi pietà di me!» Lo stava letteralmente implorando in ginocchio, lo sguardo lacrimevole sul viso pallido rivolgendogli la più pietosa delle sue espressioni.
Lan Sizhui poteva appartenere al settore Lan, ma era buono e morbido come una torta di riso. Sperava di piegare la parte più sensibile e muoverlo a compassione, e fu esattamente ciò che accade in un piegarsi indolente dei suoi occhi di giada chiara. Un sospiro gli uscì dalle labbra.
«E va bene, aspettate un istante, ok?» Gli disse, benevolo, uscendo dalla porta. Ritornò qualche istante più tardi, portando con sè l'odore di spezie e carne grigliata. Erano fagottini di carne e cipolle condite, e gallette di riso e paprika. «Non ho potuto portare una zuppa, sarebbe stato impossibile.» Si giustificò il giovane.
«Mmgh-non importa! Siediti!» Aveva già addentato i primi bocconi, il moro.
Sizhui fece come gli fu chiesto, sedendosi composto sulle stuoie del pavimento di fronte all'uomo. «Temo di non poter restare molto, ognuno di noi ha un compito.»
«Rispetto al silenzio a cui siete abituati deve essere un trauma. C'è così tanta agitazione.»
«Ognuno ha i propri impegni, dopotutto. Le donne sono nelle cucine; noi giovani abbiamo il compito di ordinare la sala principale dove si svolgerà la cerimonia.» A Wei Wuxian pareva già di vederla - l'immenso salone del padiglione ancestrale intrecciato di nastri cremisi e teli e paraventi del medesimo colore, così tanto distante dal tenue e più moderato azzurro a cui erano sempre stati abituati.
Avrebbe presenziato il vecchio Lan QiRen, e solo loro due e pochi altri dei discepoli; non sapeva cosa era stato detto loro, se stessero davvero convolando in matrimonio o unendosi come compagni, fratelli di coltivazione. In entrambi i casi, non si sentiva meno a disagio di quanto non fosse in quel momento. Lasciò il boccone del fagottino a metà, lo sguardo adombrato. «Al di fuori di Gusu, gli uomini stanno uccidendo e tagliando le pecore che HanGuang-Jun ha comprato in dono per voi.»
Wei Wuxian levò lo sguardo su di lui. Non aveva capito bene.
«Come prego?»
«Sì, quaranta esemplari. A voi piace la carne, quindi il banchetto non ne sarà privo.»
«QU- QUA-!?!?» Quaranta dannatissime pecore!? Era davvero uscito fuori di testa, quell'uomo!?
La risata gli uscì senza frenarla, sgorgando come un ruscello da una fessura nella roccia, vibrando per tutta la camera in un gorgoglio a tratti singhiozzante. Non doveva stupirsi dell'esagerazione spassionata che Lan Wangji metteva anche in simili circostanze. Probabilmente, pensò mentre si prendeva il viso nella mano trattenendo il riso, vista la situazione aveva fatto molto di più di quello.
Era così poco romantico, quell'uomo.
Sizhui reclinò il capo, interrogativo. «Maestro Wei?»
«Di quante altre cose mi ha fatto dono il caro Lan Zhan?» Chiese scostandosi le ciocche scure finite di fronte al viso, togliendosi una lacrima impigliata ad un angolo degli occhi.
Il giovane parve ravvedersi, sorridendo gentile.
«Credo che Hanguang-Jun sarà più che lieto di mostrarvelo di persona quando sarà il momento.» Si rialzò non appena un bussare leggero riverberò sulle assi della porta.
Erano le anziane del clan Lan venute a sistemargli i capelli; dietro di loro, un paio di giovani serve tenevano con serietà quasi reverenziale l'abito cremisi che avrebbe indossato.
«Sizhui.» Al richiamo tenue, il giovane si volse verso di lui. Aveva l’espressione sfumata di un innocente interrogativo.
La luce del sole si infranse sul suo viso in un incresparsi di memorie, il suo profilo che si sovrapponeva ad un viso più giovane, tondo, sporco di terra ma non per questo meno ridente e luminoso. Lo stesso naso dispettoso, lo stesso sguardo mite.
Wei Wuxian gli sorrise, indulgente.
«Ti ringrazio.» E non riguardava il cibo che gli era stato portato. L'averlo con sè, dopo tutto quel tempo, era per lui il più grande dei doni.
Questo lo guardò accigliato, prima di negare col capo e chinarsi in un sorriso.
Le donne avevano già preso possesso della stanza, in bella vista svettava sull'appendi abiti l'indumento per eccellenza quasi fosse una reliquia. Wei Wuxian lo guardò quasi con sconforto e un lamento tra le labbra.
Era un vestito molto elaborato, di un vermiglio intenso e pieno, con ampie maniche impreziosite da ricami dalle tonalità più accese e brillanti di cremisi e d'oro e punte di cristalli in fili che si intrecciavano in intarsi morbidi a richiamare lo stemma delle nuvole del clan. Di seguito gli venne messa un'altra tunica, più semplice e dalle maniche più corte delle precedenti, così da mostrare il ricamo di quelle sottostanti; era meno elaborata, di seta rossa del medesimo tono della precedente, ma non meno pregiata.
Già alla prima tunica aveva pensato che non avrebbe resistito a fare le immense scalinate con quel peso addosso. Alla terza, pesante e lunga fino alle caviglie, pensò che sarebbe uscito fuori strisciando.
La fascia che teneva le prime due tuniche gli venne tirata con forza in vita, producendo un grugnito soffiante.
«Di questo passo morirò.» pensò a mezza voce.
Il che non era un ipotesi da scartare, data la sua instabilità psicologica.
La paura ancora se la sentiva addosso, una di quelle paure asfissianti che sembravano serrargli il petto in una stretta tanto forte da risultare dolorosa. Lui non era abituato a tutto quello, era come se gli stesse sfuggendo qualcosa a cui non riusciva a dare un nome o una forma.
Entrare nel clan Lan l'avrebbe relegato in quelle montagne per tutta la vita. Una vita che non era sua, non lo sarebbe mai stata. Neppure in quella sua seconda vita si sentiva a proprio posto, in un corpo che aveva fatto proprio ma che ora sentiva più estraneo che mai.
Lui che si era macchiato di atrocità, corpi mutilati come fiori appassiti lungo la strada che si lasciava dietro, lui che non aveva famiglia, ripudiato, respinto, allontanato - si meritava quel tipo di vita, lui. Quella che aveva scelto anni prima, come il fu Patriarca di Yiling. Lui si meritava quello, per tutto il male che aveva commesso.
Non un matrimonio.
Io non me lo merito. Non così, non io.
Non si meritava quei vestiti, quella sorta di felicità che l'aveva fatto vivere quei giorni con Lan Wangji in un modo onirico e di pace, relegando quell'unione in un angolo della propria testa. Si alzò quando finirono per sistemargli i capelli - una folta cascata bruna lungo la schiena e due ciocche ai lati del volto riprese morbide dietro la nuca e legate da un lungo nastro cremisi. Osservò la propria immagine nello specchio di bronzo e vide riflesso negli occhi uno sguardo che non era suo.
Non era quello il viso della persona che Lan Wangji avrebbe dovuto prendere in matrimonio.
Che cosa gli era preso, di sposarsi..?
Doveva essere folle.
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Forever yours, forever mine.
FantasyQuella decisione sembrava essere piovuta dal cielo, come un fulmine cade a terra in uno schianto. Non appena aveva realizzato che il congiungersi con Lan Wangji l'avrebbe reso più grato e felice rispetto al solo pensiero di sposarsi con qualsiasi al...