1- Ceneri di te

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Febbraio 2019

La cenere sta nella cenere.

Il ricordo di te, figlia, ancora presente nella mia mente.

Tu ballavi, io ti stavo a guardare:
splendente, come la neve che brilla sotto la luce della luna nelle notti di inverno.

Tu stavi lì, a guardarmi mentre io ero immersa nella malinconica sofferenza dei pensieri della sera.

Risplendevi, mia dolce cara. 

Eppure ti ho lasciata.

Tra le foglie d'autunno. 

Ti ho lasciata con i rami nel petto.

Quando un solo destino era scritto, io ti ho dimenticata là.

Non capirò mai il dolore di una madre.

Non comprenderò mai cosa significhi morire dentro.

Perché il mio dolore supera di gran lunga quella sofferenza.

L'amore che non ti diedi.

Il sorriso che non ti feci.

L'abbraccio mancatoti nel momento del dolore.

Tutto concorre al mio amaro respiro che esalo un attimo sì ed un altro, pure.

La pesantezza del presente non è paragonabile al peso che porto dentro di me.

Ogni passo è una zavorra da portare.

Ogni movimento, uno sforzo troppo grande da completare.

Vorrei lasciarmi morire nel letto.

Sdraiata senza pensare.

Fissando il vuoto, nella speranza che almeno lui sappia darmi una spiegazione.

Perché mi mordo dentro.

Dormo per non ricordare, per non pensare.

Ma neanche il sonno può riparare.

Sono stanca.

Non voglio più continuare.

Nel frattempo, Tu, fiore meraviglioso sfoggiavi il più bel sorriso.

Ed io: assente.

Non compresi cosa celava il tuo viso.

O mia cara, resta!

Restami nel petto come un marchio a fuoco sulla pelle di un toro.

Incisa nella mente.

Mai più come un ricordo lontano.

Respirami nella notte.

Respirami nel giorno.

Cerco il tuo calore, mia cara.

Cerco te.

Ora.

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Balzai in piedi nel letto! Quando un rumore colpì la mia testa, come sempre più dura del cuore, mi distolse dai ricordi dolci-amari.

Non capii subito di cosa si trattava, ma era maledettamente familiare.

Poi trasalii quando mi resi conto che era il suono che più avrei temuto in quel momento.

Il campanello continuava a squillare imperterrito.

Era qualcuno alla porta. Forse Dimitri. Forse Leo. O forse chi?

Non volevo pensare, ma avevo paura. Volevo piangere.

I passi risuonavano più duri di me. Quei passi assenti e l'udito sordo.

Non apro mi dissi.

Non apro.

Non voglio aprire.

Io so di non volere .

Non apro.

Resto con me, sul letto, proprio ora che sto cercando di amarmi.

Fingere quel sorriso. Per chi?

Quell'insistenza mi costrinse ad aprire la porta. Era Tony, il mio ex marito. L'abbracciai . Lasciai dietro tutto il rancore. 

Scoppiammo in lacrime.

Lui stringeva le sue mani intorno a me .

Dalla forza che metteva pareva volermi trapassare.

Restammo lì, per circa 30 minuti, non curanti delle persone che passavano sul pianerottolo del condominio. Guardavano attoniti.
Anche Lara, la vicina di casa, pulendo il tappeto lasciò cadere una lacrima e senza dire nulla, rientrò chiudendo la porta dietro di sè. Nascondendo la sua vera espressione di dolore.

"Tony"-gli dissi-"Com'è possibile tutto questo dolore? Come potremmo superare tutto questo? Come potremo comprenderlo?"

Nessuna espressione. Nessuna parola.

Il silenzio che solo un uomo riesce a fare.

Il dolore che solo un uomo sa celare per non mostrarsi debole.

Tutto in lui.

Lo conoscevo bene: quando Tony non parlava era perché dentro soffriva.

Celava tutto nel suo cuore.

Che uomo meraviglioso, come lasciarlo andare?

Presa dal lavoro, l'unica certezza che avevo nella mia vita. 

Che vita amara, che vita deludente fu la mia.

In questo mare tumultuoso lui era come me ed io lasciai andare, l'unica roccia della mia vita, per vivere un presente falso e pieno di me.

Cos'è una donna senza un uomo. Cos'è una donna senza una spalla. 

Niente.

Il dolore mi maciullava e Tony soffriva con me.

Decidemmo di ritornare. 

Decidemmo di non restare soli. 

Preferimmo l'unione alla guerra.
Io non volevo più lasciarlo andare.
Io volevo lui ormai per quello che restava della mia miserabile vita, e lui scelse ancora me.

Mi guardava con quegli occhi verdi, che trapassavano il mio cuore come freccia rovente.

Mi guardava ancora come se fosse il primo giorno. 

Tony era sicuro di me.

Lui era sicuro di noi



LUCIAWhere stories live. Discover now