la santa alleanza

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Erano trascorsi quattro giorni e la data dell'appuntamento, in un locale di cui non conosceva l'ubicazione, era pericolosamente vicina. Hoseok, capelli umidi per la doccia in palestra e borsone con i vestiti per gli allenamenti, entrò nell'appartamento urlando un «Sono a casa!» a cui non ricevette risposta. Sospirando – non che non fosse abituato, dopotutto – superò il piccolo ingresso e attraversò il salotto, notando Taehyung davanti al lavabo della cucina.

«Ehi, tesoro,» mugolò Hoseok, avvicinandosi al suo ragazzo. Come sempre, aveva la schiena nuda e un paio di pantaloni troppo larghi che gli cadevano sui fianchi. Si avvicinò lentamente, abbandonando il borsone a terra e puntando le mani ai lati del corpo del suo ragazzo. Appoggiò il viso sulla sua spalla, spiando i movimenti agili delle sue dita. «Quante volte ti ho detto di non lavare i pennelli nella cucina? Sai che non è igienico.» 

«Ora pulisco ogni cosa,» lo sentì dire, occupato ad accarezzare dolcemente e accuratamente le setole. Hoseok studiò i suoi movimenti distrattamente, pensando alle parole di Jimin. Lui e Taehyung non facevano sesso da davvero troppo tempo. A stento ricordava la sensazione che si provava. A ventitré anni era impensabile. Jimin si sbagliava: lui e Taehyung si amavano. Provavano attrazione reciproca. Semplicemente, con le audizioni alle porte per Hoseok e con la mostra per Taehyung, non avevano avuto tempo da dedicare alla loro relazione. Dannazione, vivevano insieme!

Appoggiò le labbra sul collo del suo ragazzo, lasciando scivolare la mano sul ventre piatto. La pelle di Taehyung era calda. «Tae...» Sussurrò. «È da un po' che non...»

«Oggi è arrivato un pacco.» Disse seccamente Taehyung, regolando la temperatura dell'acqua. «Credevo che il corriere si fosse sbagliato, dal momento che è di Dior, ma sei tu il destinatario.»

Hoseok sbuffò, interrompendo il contatto. Non che ce ne fosse il bisogno: Taehyung sembrava non aver nemmeno percepito le sue dita. Si allontanò leggermente, appoggiandosi al mobile della cucina, accanto a lui. «È da parte di Namjoon,» tagliò corto, incrociando le braccia al petto.

«Namjoon?» Taehyung afferrò uno dei suoi strani stracci dall'aria costosa, avvolgendoci delicatamente i pennelli.

«Gli serviva un modello per una specie di... Uhm... Esame, sai, l'accademia di moda, e dal momento che Jimin è troppo basso, ha scelto me.»

«Oh, okay. L'ho messo in camera.»

Hoseok osservò Taehyung tornare al centro del salone, chinandosi sui talloni per ispezionare da vicino le proprie pennellate. Possibile non si fosse accorto della bugia? O non gli interessava realmente?

Era solo stressato. Lo stress spingeva le persone a non fare sesso, lo aveva letto da qualche parte su internet.

In camera trovò i vestiti incriminati. Estraendoli e dispiegandoli, comprese che il prezzo complessivo di quei capi – un'elegante camicia da bowling bianca, da infilare in un paio di pantaloni neri a gamba larga e una giacca dalla qualità indiscutibile – poteva coprire l'affitto del loro appartamento per due mesi. Quando estrasse le stringate nere, il prezzo slittò a un intero mutuo oltreoceano, e il pensiero fu esageratamente sproporzionato alla realtà, ma per Hoseok, il cui unico acquisto esorbitante erano state le scarpette per ballare, era assurdo.

Si vestì, spruzzò un po' del profumo preferito di Taehyung – gentile regalo di Jimin – e si guardò allo specchio, chiedendosi come Yoongi fosse riuscito ad azzeccare la taglia di ogni capo. In quelle vesti aveva tutta un'altra credibilità e, quando balzò in salotto, si aspettò un complimento.

Finse di cercare qualcosa in giro per casa, scoccando occhiate a un Taehyung seduto a terra, il viso infossato fra le ginocchia, lo sguardo perso nel vuoto e una guancia sporca di tempera bluastra. Aspettò un paio di minuti. Ne aspettò altri tre. Con uno sbuffo, e un tonfo pesante della porta, si catapultò fuori casa.




COME SIDDHARTA INCONTRÒ TOSCANINI // sopeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora