« 25 Gennaio 2020, Central Park, NY.
Ricercare la felicità è insito nella natura umana, così come lo sono l'amore, il tempo e la morte.
Esistono, coesistono, si fondono, si contorcono tra loro come fili intrecciati e finiscono col cambiarti per sempre. »Potevano essere parole quasi senza un nesso logico quelle che l'uomo stava annotando sull'ultima pagina della sua agenda - che non veniva toccata da mesi - in quella fredda giornata di gennaio, ma una cosa era certa: rappresentavano nel più veritiero dei modi le sensazioni confuse di un Levi Ackerman seduto in un Central Park che non poteva essere più vuoto e triste ai suoi occhi argentei. Non vi era anima viva se non il corvino, nonostante egli non si potesse definire pienamente vivo.
A dirla tutta, Levi si considerava ad un passo dalla morte; come quando, al patibolo, col cappio al collo il condannato ripercorreva la propria vita in un secondo prima del fatidico passo nel vuoto, rimembrandone i passaggi più importanti accaduti prima dell'avvenimento che lo aveva condotto proprio lì.
L'Ackerman voleva farlo, solo lui sapeva quanto desiderava compiere quel passo verso ciò che considerava la propria salvezza ma non poteva fare a meno di chiedersi se, invece, fosse più giusto prolungare quell'agonia per onorare la memoria di chi tanto amava, di chi avrebbe protetto a costo di usare il proprio corpo come scudo.
La verità, però, era che non aveva potuto far nulla se non osservare come l'oscurità risucchiava la luce, era impotente dinanzi al buio pesto che la morte portava con sé e nemmeno la fiammella della speranza che fino all'ultimo lo aveva accompagnato riuscì a fare un buco in quello spesso mantello nero.Il corvino rise amaramente: anni di sacrifici e lotte, d'amore incondizionato, anni in cui aveva abbattuto i propri muri, per cosa?
Per ritrovarsi nel baratro, lontano da tutto ciò che potesse portarlo alla salvezza, solo su una panchina ghiacciata mentre la neve continuava a poggiarsi soffice e silenziosa sul manto bianco precedentemente formatosi.
Probabilmente l'uomo non aveva la benché minima intenzione di alzarsi da lì mentre sorseggiava da un bicchiere da asporto del tè nero amaro tanto quanto le spiacevoli sorprese che l'amore, il tempo e la morte gli avevano giocato.Egli si rigirava tra le dita fredde della mano la piccola agenda nera, adornata da una rilegatura metallizzata che ne citava i dati anagrafici, sulla quale poco prima aveva annotato qualche parola. Notò che la terzultima pagina imbrattata d'inchiostro risaliva ad otto anni prima, era annotata in un angolo la data - la notte tra il 14 e il 15 febbraio - nonché la sera in cui finalmente chiese la mano all'unica persona che avesse mai amato.
Dopo un lungo respiro preparatorio iniziò a leggere sentendo il magone in gola formarsi così rapidamente da costringerlo a posarsi una mano, chiusa in pugno, sul petto.« 15 Febbraio 2012, casa Ackerman, NY.
Odiavo San Valentino, odiavo vedere le coppie passeggiare mano nella mano ed essere ignaro della sensazione che si prova tra le braccia della persona amata.
Odiavo tutto ciò prima di incontrare lui, prima di scoprire quanto in realtà sia bello affidarsi completamente a qualcuno, prima di scoprire quanto sia bello osservarlo dormire beato tra le mie braccia.
Ha detto sì, mi sposerà. E se solo ripenso a quante difficoltà abbiamo dovuto superare in questi anni mi viene da piangere di gioia al pensiero che un giorno ricorderemo il tutto con un sorriso, consapevoli di aver avuto l'epilogo più dolce di sempre.
Il moccioso mi ha fregato, ma non sono mai stato così felice prima d'ora.
Eren è l'amore in carne ed ossa. »Quel nome causò nell'uomo un leggero sussulto mentre la mente lo riportava a qualche anno prima, quando riusciva ancora a percepire la leggerezza dell'aria.
Flashback.
"Levi, muoviti a tornare a letto, fa freddo."
Le iridi color smeraldo del castano, che fino a poco prima sonnecchiava serenamente, erano puntate sull'uomo dal capo chino sulla scrivania; intento a compilare alcune pratiche della propria azienda.
Il richiamo dell'amato, però, lo fece scattare nuovamente in direzione del letto con un sorriso rilassato stampato in volto: ebbene sì, Levi Ackerman sapeva sorridere in quel modo solo alla vista di suo marito e della loro piccola Kuchel, adottata tre anni prima.
Il nome, datole in onore della madre - prematuramente scomparsa - di Levi, le si addiceva alla perfezione: aveva un suono delicato come i lineamenti tondeggianti del suo visino.
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Ten Realms. - Ereri/ Riren.
General FictionAltro non è che una raccolta di OS a sé stanti riguardanti Eren e Levi scritte sulla base dei dieci mondi della condizione esistenziale, ispirate da film, canzoni, poesie e - perché no? - anche una piccola dose di esperienze passate in prima persona.