Per molto tempo l'unica mia intenzione è stata quella di mettere nero su bianco scrivendo un romanzo su una bellissima storia d'amore finita male, ma solo adesso mi rendo conto che quello non era ciò che volevo esprimere.
Sono passati due anni da quando ho lasciato la mia città natia, dove ho trovato il coraggio? E' uscito fuori da un cuore spezzato, possibilmente vuoto, o meglio pieno... di delusioni e boccate amare.
Ricordo ancora quel giorno, e i giorni che lo precedettero, la paura, il terrore, il rimpianto e la rabbia, tutto quello che mi è servito per avere il coraggio di prendere quell'aereo.
Ricordo perfettamente come era la mia vita in quel momento, come i miei occhi versassero lacrime così facilmente, come il mio corpo perdesse peso, ricordo di aver sentito un enorme dolore al petto, come stessi avendo un infarto, come se fosse il momento per me di andare via, probabilmente qualcuno di voi ha provato quella sensazione, lo provi quando subisci una grave perdita, o quando subisci l'ennesima che ti fa vedere tutto sempre più nero.
Così presi quell'aereo, con la più pura speranza di cambiare la mia vita, e dalla Sicilia, volai a Londra.
Nel momento stesso in cui atterrai ebbi una crisi, non riuscivo neanche a capire come fossi arrivata li, non ero mai stata a Londra prima d'ora, non avevo la minima idea di come fosse, se mi fosse piaciuta, continuavo a pensare che sarai sempre potuta tornare a casa, se così vogliamo chiamarla, che ero libera di prendere la decisione che più volevo.
Così arrivai lì, al centro della città che dista più di due ore dall'aeroporto, un viaggio di circa sei ore in totale ma che sembrò estremamente lungo, così come lo sembra ora.
Ebbi un piccolo aiuto da parte di un familiare, o un membro familiare alla mia famiglia, per meglio dire, non sapevo esattamente dove fossi o chi fossero quelle persone, mi ero semplicemente buttata a capofitta in una città da me sconosciuta, dentro l'appartamento di lusso di persone a me estranee.
La mattina dopo... o ricordo la mattina dopo quando aprì gli occhi, circondata da enormi grattacieli mai visti prima, che nel cuore della notte non avevo notato, Canary Warf, così la zona si chiama, bellissima, affascinante, spaventosa comparata con la mia piccola e calda Sicilia.
Quegli estranei non estranei, mi offrirono alloggio per qualche tempo, per quanto io abbia sempre amato la lingua inglese e desiderato di impararla, vivere quella realtà non era affatto facile, e no, neanche con tutta la buona volontà che avevo.
Arrivai a Londra il 13 giugno 2018, due giorno dopo ebbi due colloqui di lavoro, terrorizzata anche solo di intraprendere quella strana, fui accompagnata al posto del presunti colloqui, uno dei quali venni cacciata, poiché mi era stato chiesto di servire ai tavoli, e prendere le ordinazioni dai clienti.... Da me che ero solo atterrata a Londra da meno di ventiquattro ore e prima di quel momento l'unico lavoro che avevo fatto era stato in un carcere come apprendista criminologa, fui scoraggiato ovviamente, la lingua da parlare divenne un problema e un ostacolo.
Secondo colloquio, ristorante tedesco dove si cucina prevalentemente carne, premessa: non mangio carne, per me fu un no a priori, ma una volta lì dovevo pur entrare e affrontare questo colloquio, o meglio un'altra umiliazione.
Ed eccolo lì, un manager con quella camicia a quadretti, così gentile e sorridente, faccio del mio meglio per presentarmi e dire che abbiamo fissato un colloqui per quel giorno in precedenza.
Con lo stesso sorrido mi accompagna giù in ufficio, dove cerca di spiegarmi in cosa il lavoro consiste, e mentre lui parlava e spiegava a se stesso, io ero in un' angolo, seduta in uno sgabello girevole completamente terrorizzata cercando di capire cosa in realtà stesse dicendo, finchè si accorse del mio sguardo perso, in quel momento per mettermi a mio agio cominciò a parlare di cibo italiano, il migliore da queste parti, e all'improvviso sembrai meno terrorizzata.
Iniziai il mio turno di prova tagliando salsiccia e lavando piatti, continuando a guardare l'orologio e sperando di non mettere mai più piede in quel posto.
Tempo scaduto, si va via finalmente, il manager Portoghese dice che mi farà sapere, ma chi ne vuole sapere niente di questo lavoro? Non sono venuta qui per questo.
I giorni passano e non si hanno nessune notizie dal manager, magari sono stata fortunata e l'ho scampata, dunque passerò quei giorni da disoccupata come una turista.
Cazzo! Londra è bella, cazzo se è bella, è sorprendente, ti lascia senza fiato, il sole riflette caldo sul Tamigi, quasi un richiamo del mio posto preferito in Sicilia, dove vado solitamente per stare con me stessa.
Torno a casa da quelle persone che fingono di prendersi cura di me, o forse lo fanno per davvero, onestamente non lo so, non le conosco, ed eccolo qui, il telefono squilla da un numero inglese che ovviamente non conosco, prendo la chiamata dicendo un semplice "Hello", non so come si risponde al telefono qui,
"Hello, I'm the manager of the German restaurant, you got the job, starting tomorrow"
"Ok thanks"
Chiudo la chiamata, mi giro e chiedo: che cavolo ha detto??
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Livre- Trova il tuo posto
RomanceFare pace con il mio passato era la soluzione a tutti gli errori che avevo fatto Cercavo di capire chi fossi, o chi fossi diventata, ma non avevo mai conosciuto davvero me stessa prima di prendere un aereo e andare via