Il giorno seguente il piano era quello di collocare le parti del pugnale dove le avevamo trovate io e Stiles a ventitré anni di distanza. Con Walgreen ci dirigemmo al 58 di Delancey Street, dove la New York che conoscevo stava appena nascendo e molti dei grattacieli che ero abituato a vedere non c'erano ancora, mentre due, maestose e ancora in piedi mi provocarono un brivido lungo la schiena.
Gli indicai il punto in cui la scritta avrebbe dovuto essere, sul muro di mattoni rossi dove il murales del leone sarebbe comparso. Lui la incise con la magia in una calligrafia che riconobbi solo in quel momento essere la sua, perfettamente uguale a quella che avevo visto.
Quello stesso giorno ci recammo sulla 84esima e cercammo l'antiquario di cui Stiles mi aveva parlato. Il signore che lui aveva descritto come anziano era solo un quarantenne. «Posso aiutarvi, signori?» chiese gentilmente.
«Stiamo cercando un pianoforte, antico, ne ha?» disse Walgreen. Gli si illuminarono gli occhi: «Oh sì! Vi accompagno» e ci fece strada lungo il negozio che quanto a cianfrusaglie faceva concorrenza all'ufficio di Walgreen. Era proprio lui, il pianoforte dal color marroncino con la scritta Blankenstein al centro poco sopra la tastiera. Feci cenno a Wal che era quello giusto. Il giovane John Koch tolse il panno protettivo in lana rossa per farci notare il buono stato della tastiera ma tutto quello che notai io fu che il Si bemolle che fino a quel momento era mancato adesso riempiva lo spazio vuoto in armonia con gli altri tasti.
Se ne accorse anche Walgreen che disse con straordinaria convinzione: «Cercavamo anche degli spartiti, uno in particolare anzi, com'è che si chiama, Hale?»
«Downbeat of your heart» risposi pronto. Lui si spostò di pochi metri cercando in una libreria da pochi dollari tra libri sparsi e pieni di polvere.
«Forse questo?» mi porse il foglio, lo stesso che avevo passato a Stiles quella sera, solo la versione più giovane, non ancora ingiallita.
«Sì, è lui. Può darmi anche gli altri?» nell'altra mano notai tutti quelli che Stiles aveva suonato disperatamente.
«Bene» intervenne Walgreen con i suoi modi garbati e felini: «Ci può concedere un attimo?» con un sorriso quasi subdolo, ma che convinse il proprietario a tornare all'ingresso.
«E adesso che facciamo?» chiesi.
«Facciamo un po' di magia» mi rispose alzandosi teatralmente le maniche della camicia. Prese lo spartito (quello che avrebbe azionato il meccanismo) e lo posizionò di fronte a lui, poggiandovi affianco l'elsa, l'ultimo pezzo che avremmo trovato. Bisbigliando parole indecifrabili aprì il pianoforte e le note dal foglio si levarono come piume leggere incastrandosi tra le corde e i martelletti. Prima di richiuderlo creò un varco all'interno del quale inserì il pezzo e poi rimise tutto come pochi istanti prima. L'ultima cosa che fece fu muovere l'indice e il medio della mano sinistra in aria, verso l'alto, facendo sollevare il Si bemolle mancante. Lo poggiò nella mia mano.
«Cosa devo farci?» chiesi.
«Non so, quello che vuoi.»
«Ma come facevi a sapere che la fessura sarebbe stata proprio in quel punto? E che il Si bemolle fosse proprio quello? Io non ti ho detto queste cose.»
Mi guardò come si guarda un bambino a cui vanno spiegate le addizioni.
«Non dovevi dirmelo tu. Tu sapevi che sarebbero quelle cose sarebbero state così perché lo hai visto dopo che io l'ho fatto, capisci?»
«Più o meno... In ogni caso, adesso come facciamo a dirgli di vendere il pianoforte a Stiles? Con gli spartiti?»
«Lascia fare a me» disse, e si diresse verso la cassa con un braccio dietro la schiena.

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What Was Left Behind
Fanfiction[COMPLETA] Un demone minaccia la tranquillità di New York. Derek, con l'aiuto di Stiles, l'umano che gli ha salvato la vita, dovrà trovare i pezzi che compongono l'unica arma in grado di sconfiggerlo, il Dirkey. Un enigma dopo l'altro, indizio dopo...