Storie di lupi

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"Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare." (Pietro 5:8)

La mezzanotte era passata da piu' di mezz'ora quando Rob Grenton salutò Harry Miller, uscendo dal locale in chiusura. Da quando Harry aveva avviato la sua attività, Rob era sempre il suo primo e ultimo cliente. Quando il bar si svuotava, ogni tanto persino il cattolico Miller si concedeva un bicchiere di wiskhey dalla costosa bottiglia che era sempre Rob a finire.

In 30 anni di amicizia avevano condiviso tutto, dai giocattoli ai fumetti, una volta persino la stessa ragazza. Dopo aver combattuto fianco a fianco in guerra, Harry non aveva bisogno di parole per capire a cosa pensasse Rob, con il bicchiere tra le mani e lo sguardo assorto.

"Dovresti chiamare un taxi." Aveva detto Harry, gettando nel cestino la bottiglia vuota, quando Rob aveva reclamato le chiavi dell'auto con un grugnito.

Al secondo "muoviti bastardo" aveva aperto il cassetto sotto alla cassa dove le nascondeva, guardando rassegnato la pancia alcolica che strabordava dalla cintura dei jeans di Rob e che cresceva a vista d'occhio. L'intervento all'ulcera era fissato per la settimana prossima e Rob aveva promesso a sua moglie, Caren, che dal giorno seguente non avrebbe mai piu' toccato una goccia d'alcool. Ma Harry era tristemente sicuro che non sarebbe riuscito a tener fede a quel giuramento.

Aveva preso le chiavi, ma le aveva tenute ancora strette nel suo pugno, mentre strofinava il bancone di legno appiccicoso. "Dico davvero, non dovresti guidare."

"E tu dovresti farti gli affari tuoi." Aveva risposto Rob in uno sbuffo, piu' brusco di quanto avrebbe voluto.

Harry si era arreso con un sospiro. Non se l'era presa. Non se la prendeva mai. Rob era sempre stato cocciuto e quella scena si ripeteva identica ormai da mesi. Era sicuro che non ci fosse speranza di fargli cambiare idea. Come sapeva che dietro la sua corpuratura robusta e il suo sguardo assassino si nascondeva un fervido attivista del movimento anti violenza, in prima linea nelle manifestazioni per i diritti umani.

Rob barcollò mentre camminava in direzione del parcheggio, illuminato a intermittenza da un vecchio lampione sfarfallante. L'aria aveva il profumo umido della pioggia.

Qualcosa giaceva a terra, proprio sotto il debole cono di luce. Forse un animale morto, pensò, mentre l'alcool gli confondeva la vista. Ma no, era troppo grande per essere un animale. Si fermò all'istante, tremante, quando notò la pozza rossa intorno alla carcassa.

Era sangue, ne era certo, ne aveva visto troppo in vita sua per non riconoscerlo.

Chiuse gli occhi, cercando di scacciare quella che aveva tutta l'aria di un'allucinazione, la pressione sanguigna alle stelle e la mente aggredita dai rumori, gli odori e le immagini dell'Iraq.

Ma quando li riaprì, il suo incubo non si era dissolto. La figura era ancora stesa a terra.

Fu solo quando la sorprese muovere un braccio che si risvegliò dalla sua paralisi. Con uno scatto maldestro si avvicinò in fretta alla donna sanguinante. Era giovane. Non le dava piu' di venticinque anni, la carnagione chiara come quella di sua figlia Mary. Il vestito, che un tempo doveva essere di un bianco neve, ora era ricoperto del sangue che sgorgava da due tagli profondi sulla schiena.

"Ehi! Ehi, mi senti?" le chiese, scuotendola leggermente. Lei rispose con un mugugno incomprensibile, senza riuscire ad aprire gli occhi.

"Okay,okay. Chiamo un'ambulanza. Starai bene, ok?" La voce gli vibrava dal terrore, mentre tastava le tasche della giacca in cerca del cellulare. "Merda, ma dove diavolo l'ho messo?"

Fu solo quando trovò la ricevuta stropicciata che si ricordò di averlo lasciato in riparazione due giorni prima.
Bussò a pugni chiusi contro la vecchia porta del locale di Harry, così forte da graffiarsi le nocche. Ma nessuno rispose.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 09, 2020 ⏰

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