Prologo

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Alcune mattine, proprio come oggi, mi sveglio con il pensiero di stravolgere il mondo, di vincere le mie paure, di scoprire cose mai scoperte, di piangere tutte le lacrime trattenute e di dire al mondo intero di essere vero e non solo una maschera dal bell'aspetto che sembra dirti "fidati di me!" per poi lasciarti pieno di ferite e solo a te stesso.
Ma ogni mattina passa in fretta e io sono già in ritardo per la scuola.
"Cavolo!" Sussurro buttandomi giù dal letto. 
Prendo il telefono sul comodino affianco al letto, poi vado verso l'armadio per prendere dei vestiti.
"A noi due armadio!!"
Come ogni mattina butto tutti i vestiti per aria, per poi trovare alla fine un vestito blu con tanti piccoli fiorellini delicati stampati sopra.
A questo punto mi dirigo verso il bagno, dove faccio una doccia velocissima, mi vesto e mi trucco con un po' di fondotinta, mascara e blush.
Prendo lo zaino e scendo di sotto dove trovo mio padre e mio fratello, gli do il buongiorno e loro appena mi vedono mi salutano con un semplice "Ciao".
Sospiro e mi dirigo all'ingresso di casa dove prendo un paio di sandali neri con un po' di tacco.
Li indosso e dopo aver avvisato mio padre e mio fratello che stavo andando a scuola, esco chiudendomi la porta alle spalle.
Mentre faccio la strada per andare a scuola mi perdo nei miei pensieri.
Con mio padre e mio fratello non ho mai avuto un bel rapporto, ma le cose sono peggiorate un anno fa, quando io avevo quindici anni e mio fratello sedici, quando mia madre se n'è andata e i medici non hanno potuto fare nulla.
Dopo una settimana dalla sua morte, una settimana in cui la tensione in casa era insostenibile, mio padre ha deciso di farci fare le valige e andare via dall'Italia, così abbiamo preso il primo aereo e siamo arrivati Los Angeles, la città degli angeli.
Non penso fosse un caso che mio padre avesse scelto proprio questo posto, ma di fatto non gliel'ho mai chiesto.
Ricordo che quando siamo arrivati abbiamo alloggiato per un breve periodo in un hotel, per poi trovare una casa che mio padre ha subito comprato e nella quale in breve ci siamo trasferiti.
Quell'anno il primo giorno di scuola non fu semplice, io ero la ragazza nuova, che per giunta non sapeva neanche parlare così bene l'inglese e mi sentivo così tanto un pesce fuor d'acqua.
E non ero neanche in grado di orientarmi!
Quella scuola per me era così grande e il modo di muoversi all'interno delle high school era molto diverso dalle scuole italiane.
Però ricordo che poco dopo il mio arrivo si avvicinò a me un ragazzo biondo, con dei meravigliosi occhi verdi, praticamente l'opposto di me dato che io sono mora con occhi marroni talmente scuri che si possono scambiare anche per nero, li odio, ma in molti mi hanno detto che sono bellissimi perché in un modo o in un altro li ritengono magnetici, mah...
Comunque stavo dicendo questo ragazzo mi si presentò, si chiamava Isaac e quel giorno mi fu attaccato per tutto il tempo, aiutandomi ad orientarmi.
Da quel giorno in poi uscimmo spessissimo insieme al suo gruppo, che presto diventò anche il mio e lui in breve tempo diventò il mio migliore amico.
Una cosa che mi aiutò moltissimo, sicuramente fu che io ed Isaac iniziammo ad aiutarci a vicenda, lui 'insegnava' a me l'inglese e io insegnavo a lui un po' di italiano.
Ero talmente persa nei miei pensieri che non mi accorsi di essere arrivata a scuola. 
L'unico motivo per cui me ne resi conto fu perché mi ritrovai stretta in un abbraccio caloroso che con il tempo avevo imparato a riconoscere.
"Isaac! Buongiorno" Esclamai facendogli un sorriso.
"Buongiorno pulce!" Disse dandomi un bacio sulla guancia.
Lo guardai male.
Sa che odio quando mi chiama così.
"Dai non guardarmi così! Lo sai che scherzo Luna!"
"Lo so che scherzi, ma non i piacciono questi nomignoli solo perché tu sei molto più alto di me!"
"Non è colpa mia se sei bassa!" A questo punto lo fulminai con lo sguardo.
"Isaac, io sono alta un metro e sessantasette! Sei tu che sei un gigante!!" Dissi per poi scoppiare a ridere per la sua faccia confusa.
Da distante vidi arrivare le ragazze (Allison e Amber) insieme a Jason e Kit, "Ciao ragazzi!" Li salutai mentre ci raggiungevano.
"Ciao Luna, che succede? Perché ridevi?'' Mi disse Allison con un sorriso a trentadue denti "Lun-" Iniziò a dire Isaac, prima di essere interrotto da me.
"Niente, niente, lascia stare" Liquidai il discorso, guardando Isaac per fargli capire di stare zitto.
Okay, non è per cattiveria che non volevo dire agli altri quello che ci siamo detti ma è solo perché per Allison parlare di altezza significa dichiarare guerra, perché lei essendo alta un metro e cinquantaquattro si sente sempre tirata in causa, quindi meglio lasciar stare, soprattutto di prima mattina. 
Sentimmo la campanella e alla solita velocità di delle lumache ci dirigemmo nelle nostre classi. 
L'unico con cui avevo tutti i corsi in comune era Isaac, e come tutti i giorni ci sedemmo vicini al penultimo banco.
Come sempre passammo la giornata a ridere e scherzare fino a quando non entrò in classe la prof di filosofia, che con la stessa felicità di un bambino al quale è appena stato regalato il cagnolino che tanto desiderava, ci annunciò una bellissima verifica a sorpresa.
"Ma quella è zoc-" Venni fermata da Isaac che mi mise la mano sul braccio, per poi scoppiare a ridere.
"Ma che problemi hai tu?" Dissi ridendo anche io.
"Tanto la prof mica avrebbe capito! Lo stavo dicendo in italiano, stupido!" Dissi continuando a ridere.
"Ah! ormai sono così abituato a sentirti dire parolacce in italiano che non mi accorgo neanche in che lingua le stai dicendo" Disse Isaac.
Gli feci un sorrisino furbo prima di rispondergli "Se vuoi le imparo anche in altre lingue e poi te le insegno!" Gli dissi per poi fargli la linguaccia, lui mi strizzo le guance e poi si mise a ridere e io con lui.
"Voi due in fondo, avete finito di ridere? o volete raccontare il motivo anche a tutta la classe e prendere anche una nota?" Disse la prof.
"No, ci scusi prof" Disse Isaac.
Lei annuì distrattamente e io sussurrai al mio migliore amico "O mio dio! Ci ha appena minacciato" Per poi ridere sottovoce insieme a lui.
Passammo il resto dell'ora a fare la verifica, che nonostante non avessi studiato era piuttosto semplice.
Suonò l'ultima campanella e io mi stiracchiai sulla sedia
"Finalmente!!" Dissi, esausta.
"Che fai oggi? Io e gli altri ci eravamo organizzati per sta sera di andare in discoteca e oggi pomeriggio di vederci al boschetto, vieni?" Mi chiese Isaac. 
"Per oggi pomeriggio okay, mentre per stasera se non vengo ti chiamo, ora devo correre a casa. Ciao Isaac, salutami gli altri" Gli dissi per poi scappare a casa.

-Compagni Di Vita- Life MatesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora