Capitolo Uno

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Ho provato ad essere qualcun altro
Ma niente è sembrato cambiare
Ora lo so, questo è ciò che sono dentro veramente
Cadendo da me stesso
Cascandoci per un'opportunità
Guardami negli occhi ,
Mi stai uccidendo.
Tutto ciò che volevo eri tu
Abbattimi, abbattimi...
The kill, 30 seconds to mars

Sono le 5 della mattina, quando mi sveglio di soprassalto come mio solito. Non ricordo neppure da quanto non mi sveglio nel cuore della notte per colpa di qualche stupido incubo che, puntualmente, al mattino, non ricordo .

Rimango per un pò ferma, come gelata, sul letto, fissando il vuoto.

Presto capisco che ormai cercare di riaddormentarsi è inutile, così, accendo la lucetta della lampada che ho vicino al comodino e prendo l'ultimo libro della saga di Hunger Games.

Mi sono innamorata di questa saga, composta da 3 libri, da più o meno qualche mesetto, e posso affermare che è uno dei miei libri preferiti in assoluto.

Lentamente il sole sorge e la luce nella mia stanza aumenta. Poso il libro, prendo l'intimo e la divisa scolastica, li porto in bagno e lì, faccio una doccia.

Amo sentire il profumo di bagnoschiuma la mattina.

Una volta lavata e vestita, mi asciugo i capelli cercando di renderli quanto più lisci possibile, in realtà io ho i capelli ricci ma li odio talmente tanto da stirarmeli ogni volta che li lavo.

Esco dal bagno, metto un filo di eyeliner e del mascara , prendo la mia cartella e di corsa mi dirigo verso la porta.

Quando sto per aprire la porta,per andare a scuola, sento -non si saluta?- è mia mamma.

-scusa mamma, pensavo che fossi già partita- mi avvicino a lei e le do un bacio. Mia madre insegna, in una città a due ore da casa, quindi, la mattina, di solito, esce presto di casa. Mio padre invece ha un negozio di alimentari vicino casa, quindi di solito esce tardi la mattina.

-no, oggi devo lavorare di pomeriggio. Comunque, fuori fa freddo, prendi una giacca - mi consiglia

Alzo gli occhi al cielo -se sentivo freddo la prendevo... Ti voglio bene, ciao mamma - le strappo un altro bacio e corro via.

Scendo le scale di casa e prendo il mio skateboard e inizio a sfrecciarci su, per le strade della periferia di Londra, con nelle orecchie delle cuffiette collegate al telefono che ho in tasca.

Fa freschetto, e per un attimo mi pento di non aver ascoltato mia madre, ma non ho nemmeno il tempo di pensarci che cado per terra, su qualcuno a cui sono caduta addosso.

-Aia- sento di botto, mia alzo da terra. -scusa- sussurro appena da rimanere incerta se quel qualcuno abbia sentito o meno le mie scuse. Raccolgo il mio zaino che era caduto per terra anche esso e per la vergogna arrosisco e scappo via sul mio skate ancora un pò dolorante, senza soffermarmi sullo fortunato sul quale sono caduta addosso. Stavolta sto attenta a osservare bene la strada.

Arrivo a scuola, i cancelli sono già aperti, ma la campanella non è ancora suonata, quindi nessuno è ancora entrato. Mi soffermo di fronte a qual'odiato edificio, guardando tutti gli studenti che socializzano prima del loro primo giorno di scuola.

Mi rendo conto che anche conoscendo alcuni di loro, io non ho nessuno con cui parlare al momento, quindi, entro dentro scuola e poso il mio skate nell'armadietto. Prendo il Cellulare, dove ho registrato l'orario e controllo la materia che ho in prima ora : matematica.

Nella mia testa iniziano a fluttuare pensieri del tipo: "oh ottimo, inziare l'anno con una materia che odio" o " ma perche ho scelto lo scientifico?" .

Entro nell'aula del professor Morris, che sembra stanito nel vedermi in anticipo, gli lancio un sorriso falso proprio mentre suona la campanella e l'aula si popola.

Occupo l'ultimo banco vicino alla finestra. Quello vicino al mio è un buon posto, ma i miei compagni sembrano aver già deciso tutti con chi condividere questo giorno e a quanto pare, io non sono stata scelta da nessuno.

Il prof inizia a fare l'appello: -Alexis Moore- mi chiama e io alzo la mano.

Solo ora mi accorgo che non sapete ancora nulla di me, quindi, mi chiamo Alexis Moore, ma tutti mi chiamano Alex. Ho 17 anni e vado al terzo anno di scienze applicate, si,sono stata bocciata, il primo anno.

Ho i capelli rossi, e fin troppo ricci. Amo la musica e disegnare anche se sono una frana nel fare entrambe.

-Zayn Malik-

-eccomi- si apre la porta svelando un ragazzo dai capelli scuri, che ti lasciava senza fiato. L'avevo già visto qualche volta, nei corridoi, ogni volta con una ragazza diversa. È quel solito ragazzo che si scopa tutte, quello che crede di essere il più bello, quello invincibile.

-Alla buon ora malik - Lo rimprovera il prof .

-deve ringraziare che sono venuto -risponde lui venendosi a sedere vicino a me.

-Malik non vorrà essere bocciato anche questo anno-

Zayn alza gli occhi al cielo .-non si preoccupi, non vorrei passare un anno della mia vita in più con lei.-

Il professore Morris si arrende e cambia discorso, parlando di qualcosa che riguardi la matematica suppongo.

Nel preciso instante in cui è finita la piccola discussione tra il prof e Malik, il mio cervello si è disconnesso e ho iniziato a controllare i miei social network cercando di non farmi beccare.

Malik invece disegna qualcosa di incomprensibile sul banco, io l'osservo, è davvero attraente. Mi pento subito dopo di aver pensato ciò di lui, non posso innamorarmi, non posso proprio.

-è un unicorno?- chiedo sottovoce.

Indicando il suo schizzo.

Mi guarda accigliato, -ma ti pare? - suona parecchio arrogante, a quanto pare avevo ragione su di lui, sembra antipatico. Ignoro il suo tono. - È Homer Simpson? -

-certo che no-

-e cosa cazzo è?-

-un panda-

-Un panda? In che pianeta quel homerunicorno è un panda? -

Sorride, e non posso fare a meno di notare quanto è bello.

-Malik, Moore non vorrete essere messi in punizione il primo giorno- ci richiama il metro e cinquanta di cattiveria pura.

Non rispondimo.

-Bello skate comunque -

-cosa ? Ah si... Grazie-

-Non che fosse brutto averti su di me però dovresti stare più attenta a non buttare per terra le persone e a chiedere almeno scusa dopo -

-cosa? Emh eri tu?- arrosisco abbassando lo sguardo.- Io ti ho chiesto scusa, non è colpa mia se non ci senti - l'attacco a bassa voce

-se dovrei crederci...- dice con il suo tono strafottente e sexy allo stesso modo.

Questo ragazzo mi farà impazzire, me lo sento. Sempre se già non l'ha fatto.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 02, 2014 ⏰

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