Buio. Dipper vagava nel buio, nella quiete più totale. Finalmente un po' di pace, pensò il ragazzo, sospirando. Purtroppo, questo stato di tranquillità durò poco. Si sentì stringere il collo, in una morsa abbastanza forte, che quasi non riusciva a farlo respirare. Si portò le mani al collo e tastò, cercando le mani di qualcun'altro. Ma non le trovò.
Dipper si svegliò di soprassalto, mettendosi seduto sul giaciglio morbido su cui era poggiato. Sbattè le palpebre un paio di volte, riuscendo finalmente a mettere a fuoco il luogo attorno a sé. Si trovava nella soffitta che, quattro anni fa, condivideva con Mabel come camera da letto. Infatti, il materasso di fronte al suo era vuoto, ma era già stato coperto da vestiti e foto di ogni tipo. Dipper si alzò, massaggiandosi il collo stranamente indolenzito. Cos'è successo ieri sera? Si chiese, non riuscendo a ricordare gli avvenimenti del giorno precedente per via del mal di testa. Decise quindi di scendere le scale ed andare al piano di sotto, tanto era pure vestito. Aspetta, era andato a letto vestito? Scosse la testa, troppo confuso per prestare attenzione a questi particolari futili, e raggiunse il piano terra. Dalla cucina provenivano delle voci, così si diresse verso di esse. «E non avete idea di come sia riuscita a superare quell'esame! Era praticamente impossibile!» la voce di Mabel si fece più nitida non appena Dipper entrò in cucina. Quando i suoi parenti si accorsero della sua presenza, smisero di parlare e concentrarono la loro attenzione verso di lui. Mabel si alzò in piedi di colpo e andò incontro al fratello, gettandogli le braccia al collo. «Per fortuna stai bene!» esclamò la sorella, sospirando. Dipper la guardò confuso, staccandola un po' da sé. «Perché non dovrei...?» chiese il castano. Zio Stan, da dietro il suo giornale, girò tranquillamente una pagina. «Ti abbiamo trovato davanti la casa, svenuto» disse quest'ultimo «tua sorella stava morendo di infarto». Dipper sbattè le palpebre un paio di volte, incredulo. «Ricordi il perché di quel tuo svenimento?» chiese zio Ford, sorseggiando il suo caffè. Il ragazzo ci pensò su, poi ricordò. Impallidì, sentendo le ginocchia tremare. Prese quindi in considerazione l'idea di raccontare ciò che era successo la sera prima, del ritorno di Bill Cipher. Però bloccò i propri pensieri. Gli tornò in mente il sogno di poco prima e si portò lentamente una mano sul collo. Decise quindi di non parlare, sedendosi a tavola ed alzando le spalle. «Ieri sera mi girava la testa, così sono uscito per una boccata d'aria... Forse mi sarò addormentato di colpo» annunciò quindi Dipper, cercando di essere il più convincente possibile. Ford gli lanciò un'occhiata indecifrabile, senza però dire nulla. Dipper guardò la colazione sul tavolo, non sentendo il minimo bisogno di nutrirsi. Era ancora amareggiato per via del sogno. Ma rimase comunque a tavola con i propri parenti, cercando di godersi il momento.Non appena Dipper mise piede fuori casa, decise di fare una ricognizione del bosco.
Il segno dei denti era ben visibile sul collo, seppur nascosto dalla maglietta. Ancora, però, stentava a crederci. Com'era possibile che quel demone fosse tornato? E in un'altra forma, poi? Sembrava quasi umano...
Dipper scosse la testa, riprendendosi. Poi iniziò a camminare, inoltrandosi nel bosco.
Dopo qualche minuto di camminata, il castano aveva già incontrato i loro vecchi amici di qualche anno fa: gli gnomi. Scappò da loro non appena iniziarono a lanciargli pigne per scacciarlo via, ma lui non se la prese più di tanto. Adorava tutte le creature paranormali, e prendersela con gli gnomi non avrebbe avuto senso. Dipper scrisse qualcosa nel suo taccuino sulla violenza degli gnomi, per poi fermarsi di colpo non appena sentì lo scroscio di gocce impetuose contro la roccia. Alzò lo sguardo, posando il taccuino nella tasca del suo fidato gilet blu e si guardò intorno. Strinse i pugni, prendendo coraggio. «Bill!» urlò per la piccola radura «Bill Cipher, esci subito fuori!».
Aspettò, ma non ebbe risposta. Sentì la rabbia propagarsi per tutto il proprio corpo. Tutto ciò che Bill gli aveva riferito ieri lo aveva fatto uscire di testa. Scoprire che la colpa di quei sogni così strani era solo sua, che lo psicologo che si era trovato non sarebbe servito a nulla...
«FATTI VEDERE, RAZZA DI IDIOTA CHE NON SEI ALTRO!» urlò più forte Dipper. Quando non ricevette di nuovo nessuna risposta, prese lentamente fiato per calmarsi. Si sistemò lo zaino su una spalla e girò i tacchi per andarsene.
«Idiota a chi, scusami?» sbattè contro il petto straordinariamente duro di qualcuno. Alzando lo sguardo, il castano perse un battito e impallidì. Il demone dei sogni era proprio lì, davanti a lui, con un sorrisetto strafottente stampato in viso. Adesso Dipper poteva rendersi conto dei piccoli particolari che non aveva notato la sera prima: le orecchie erano leggermente a punta, ma non molto; aveva la pelle olivastra, quasi come quella di uno spagnolo; i canini erano più affilati e lunghi di quelli di un umano normale. Il mondo sembrò inclinarsi di colpo. Forse era veramente così, ma fatto sta che Dipper si sentì cadere all'indietro e Bill lo afferrò di colpo per i fianchi, come si fa con la donna quando si vuole fare il casqué. Il cielo si scurì, inghiottendo i due uomini nel nero assoluto. Dipper, a sua volta, si aggrappò al gilet del demone per non cadere. Alzò lo sguardo su di lui, sentendo le ginocchia tremare. «Oh, Pinetree, sei veramente carino quando sei terrorizzato a morte» ridacchiò il demone. L'umano, allora, si staccò da lui con un impeto di rabbia e si mise in piedi. Lanciò un'occhiataccia a Bill, per poi iniziare a parlare: «Tu... Come hai osato spiarmi per tutti questi anni?! Sono quasi sembrato un pazzo! E come hai fatto a liberarti?! Noi ti avevamo sconfitto!». Il ragazzo prese fiato, come se avesse corso ad una maratona, e solo dopo aver finito di parlare si guardò attorno: la radura era sparita, adesso entrambi erano sospesi nel vuoto cosmico, illuminato solo da piccoli puntini gialli. Era un'illusione di Bill? Non gli importava. Adesso voleva solo risposte.
Bill ghignò, avvicinandosi al ragazzo. Dipper fece un passo indietro, ma andò a sbattere contro qualcosa di particolarmente duro e si fermò. «Come ti ho detto la volta precedente, mio caro limitato umano» iniziò Bill, senza smettere di avvicinarsi «ti sembra che basti così poco per eliminarmi? Credi sul serio che io non abbia degli assi nella manica? Ovviamente questa forma non mi aggrada granché, ma non posso farci nulla. Il mio vecchio corpo è distrutto». Dipper stava ad ascoltare, senza dire una parola. Voleva finalmente delle risposte. «Ma adesso, visto che grazie a te sono riuscito a fuggire dalla mia prigione, posso finalmente raggiungere il mio obiettivo primario» continuò Bill. L'umano lo guardò confuso. «Come... Come sei riuscito a liberarti? E quale sarebbe il tuo obiettivo primario?» chiese quest'ultimo, prendendo quel poco coraggio che gli era rimasto. Bill fece una risata bassa, roca e sensuale. Dipper non sapeva che ne fosse capace. «Forse un giorno ti spiegherò come ho fatto, ma per il momento posso solo dire che il mio obiettivo primario sei tu, Pinetree» sussurrò il demone, ormai veramente troppo vicino a Dipper. L'umano alzò lo sguardo su di lui, guardandolo nell'unico occhio color ambra visibile. «Perché proprio io?» chiese allora il castano. Bill afferrò il suo mento con due dita, sollevando leggermente. «Perché mi fai impazzire, Pinetree. Ed io voglio farti impazzire a mia volta...» ghignò il demone. Dipper non ebbe il tempo di rispondere, perché si trovò le labbra premute contro qualcosa di altrettanto morbido. Le labbra di Bill lo stavano toccando con una delicatezza quasi inumana, con un'eleganza degna di un principe. Il mondo sembrò capovolgersi di nuovo. Dipper spalancò gli occhi e, da pallido com'era, divenne rosso come un pomodoro. Poggiò le mani sulle spalle di Bill e riuscì a spingerlo via, con una forza a lui sconosciuta. Il demone non si scompose, anzi ghignò soddisfatto, mentre il mondo tornava alla normalità, tornava al bosco di Gravity Falls. Dipper annaspò alla ricerca di aria. Anche se il bacio era durato poco, si sentiva come se la gravità lo stesse schiacciando. Si sistemò in fretta lo zaino su una spalla e, dopo aver guardato a lungo Bill, poggiato tranquillamente sul suo bastone da passeggio con le gambe incrociate, lo superò di corsa, evitando in qualunque modo di girarsi indietro. Le labbra bollenti, il cuore che batteva all'impazzata e... l'occhio del demone. Così ammaliante, così magnetico...
Dipper adesso avrebbe dovuto ragionare con la sua testa e capire ciò che aveva veramente provato in quel momento.Bill ridacchiò, sospirando e passandosi una mano guantata tra i capelli.
«Quanto mi eri mancato, Pinetree...»BOOM GAY. Finisce così, sorry aw.
Sinceramente non so se vale la pena fare una terza parte perché sennò diventerebbe un libro e questo, in teoria, è solo un libro di one-shots-
Boh.
STAI LEGGENDO
one shot, one kill
FanficNessuna immagine del libro originale, niente di serio o canonico. Solo ship e one-shot. Se volete fare qualche richiesta per qualche ship in particolare che magari conosco anche io, fatemi sapere anche solo nei commenti. Aggiornamenti almeno una vol...