Appena sentita la notizia mi affaccio alla finestra più vicina, ma qualcuno mi afferra e mi trascina indietro prima che possa vedere chi stia arrivando.
- Allontanati da lì!-
Mi urla Erika.
Subito dopo il vetro viene mandato in frantumi da uno stormo di quelli che sembrano corvi senza testa, la stanza si riempe di una miriade di stridii che si fanno strada tra il rombo dei tuoni, quasi mi scoppia la testa con tutto questo rumore.
- I libri, proteggete i libri!-
Grida la principessa ai cavalieri, anch'io non avendo per niente intenzione di restare ferma, trasformo la mia penna nell'arco e inizio a mirare a quegli strani uccelli. Quando uno di loro viene colpito diventa sabbia scura come al solito, poi scomparendo; non sono sola a combatterli, miliardi di granelli si riversano sul pavimento, ma invece da lì riprendono il volo tante creature riformatesi dalla sabbia.
Tutti si stanno combattendo con impegno, Erika compresa, usa una candida luce argentata che viene dalle sue mani e con cui dissolve quei mostri, però noto tra le bianche colonne che Sir Levantes non è molto agguerrito... magari sta dirigendo l'esercito, anche se non capisco come ci riesca nel mezzo di questa baraonda.
Non riusciamo a sopraffarli, dobbiamo cambiare strategia. Soltanto con il potere della mia alleata e le mie frecce i corvi scompaiono, rifletto mentre continuo a scagliare dardi sperando anche che Sir Levantes abbia un proggetto. Poco dopo guardando come la luce provocata dai fulmini si irradia nella stanza elaboro un piano, impugno la mia spada e chiamo Erika:
- Punta la tua luce sulla mia lama!-
Mi fissa con un'espressione confusa.
-Perché?-
-Fidati!-
Finalmente la convinco, lei sferra il fascio luminoso, lo devio per farlo arrivare ovunque nella biblioteca e la maggior parte dei nemici viene eliminata. Sono molto soddisfatta, anche la principessa pare entusiasta, quando mi sembra che stia andando bene sento un vuoto sotto i miei piedi, mi volto e vedo il mio maestro sorridere, in modo alquanto inquietante poi precipito osservando la figura di Erika rimpicciolirsi sempre di più mentre mi fissa allungando la mano tentando invano di raggiungermi.
Cado su delle sporche piastrelle di ceramica bianca intervallate da nere fughe, penso di essere in un tunnel di una qualsiasi metropolitana. Incomincio a camminare, non c'è nessuno in quei lunghi corridoi, echeggia soltanto il suono dei miei passi, un soffio di aria gelida arriva alle mie spalle ed entra attraverso le parti strappate della T-shirt facendomi rabbrividire.
Poco dopo le mie orecchie percepiscono il rumore di un treno in lontananza che si avvicina sempre maggiormente, mi giro e vedo le luci venire verso di me. Corro più che posso, talmente veloce credo di non sentire più le gambe invece il cuore e i respiri mi paiono avere un ritmo ancora superiore rispetto ai piedi. Sto dando tutta me stessa, ma il treno mi ha quasi raggiunto e inoltre di fronte a me vedo un enorme serpente bianco, ha una pelle talmente lucente che brilla sotto la fioca illuminazione del tunnel, un bagliore vagamente famigliare, nei suoi occhi verdi scorgo il mio viso sconvolto dall'ansia. Mentre si avvicina, inizia a sibilare mostrandomi la sua rossa lingua biforcuta: sono bloccata tra due incubi in un cunicolo senza alcuna via di scampo. Stringo gli occhi e abbasso la testa preparandomi al peggio, ma fortunatamente riesco a svegliarmi. Ho il fiatone e sono sudata, sento lo stesso un brivido sulla schiena, infatti toccondala con la mano capisco che la maglia è bucata proprio come nel sogno e non è il pezzo sopra del pigiama, ma quella che indossavo nel mondo onirico.
Guardo la sveglia e mi accorgo che è tardissimo sono le undici, perché mamma non mi ha svegliato? Poi ricordo oggi non ho scuola, quindi tiro un sospiro di sollievo. Mi alzo con calma, rifaccio letto, mi cambio e scendo.
-Buongiorno!-
Esclamo entrando in cucina, però la stanza è vuota: le luci sono spente e non c'è nulla sul tavolo... strano di solito nei giorni in cui resto a casa facciamo sempre una colazione tutti insieme o almeno la trovo pronta. Pazienza, non credo sia il caso di allarmarmi, magari hanno avuto qualche impegno oppure sfanno ancora dormendo, tento di rassicurami.
La mia sicurezza crolla non appena non li trovo in camera e le loro macchine sono ferme nel parcheggio, può darsi che anche Karol sia in pericolo: la chiamo, le invio messaggi, però sembra sparita, così mi vesto di fretta e corro verso casa sua. Una volta lì suono il suo campanello che nessuno sembra sentire perciò mi faccio aprire da una sua vicina che mi conosce e mi precipito di fronte alla sua porta. Ho un'immensa paura e un terribile senso di colpa che mi attanaglia, è colpa mia se sono nei guai se qualcuno gli ha fatto del male... mi viene da piangere, tuttavia so che non è il momento di farsi prendere dal panico anche se la tentazione è forte nel momento in cui trovo la loro porta spalancata. Entro provando a mantenere un minimo di ottimismo, che viene distrutto dalla dura realtà: la dimora è deserta.
Non riesco a trattenere le lacrime e mi lascio cadere a terra in un angolo del salone.
- Perché, Perché Perché?!? Perché hai dovuto portarmeli via! Era tra me e te Omifaso, loro non dovevi permetterti di toccarli!-
Grido verso il soffitto come se potesse sentirmi.
Dopo essermi sfogata devo capire come ha fatto a rapirli, penso a i suoi seguaci, ma poi scarto l' idea perché non hanno la chiave per entrare, almeno non più, Omifaso non si sarebbe scomodato... Devono aver un altro aiutante e deve avere contatti nel castello, a quel punto mi torna in mente l'inquietante sorriso di Sir Levantes, forse era veramente lui fuori dalla palestra, che con le sue prove sperava di mettermi fuori gioco, potrebbe aver sottratto ad Erika la chiave del varco e ieri notte ci stava distraendo nel tentativo di rubare i libri che riguardano i miei cari, poi mi ricordo anche del serpente che sono certa significhi tradimento se sognato e in particolare quel pitone aveva le squame dello stesso colore dell'armatura di Sir Levantes. Così tutto sembra quadrare, devo avvertire Erika al più presto! Ma come? Non ce la faccio ad addormentarmi e so che non posso prima che sorga la luna piena.
- Val?-
Una voce mi chiama e dall'oscurità emerge un bellissimo ragazzo, in cui riconosco Jacob dalla cicatrice sulla mano.
- Jacob sei tu?-
Chiedo dubbiosa.
- Sono venuto ad avvertirti, Sir Levantes...-
-Lo so è dalla parte del nemico.- Lo interrompo.
-Tu come fai a saperlo?-
- Avevo dei sospetti e ieri sono stati confermati: stava rubando dei libri e dopo ha aperto il varco in cui sei caduta. Invece tu come l'hai scoperto?-
- Ragionando un po'... Sola ho avuto il tempo per poterci rimuginare sopra. Piuttosto, ora devi dirmi come hai fatto a tornare al tuo vero aspetto!-
-Sola...- ripete per un istante guardando nel vuoto.
Si sarà sentito spesso solo durante tutto il tempo in cui è stato un'ombra.
- Non lo so di preciso, magari c'entra la luna piena, anche se ne ho vissute tante senza alcun cambiamento, però l'altra notte ho usato i miei poteri con te.- riprende.
- Forse Omifaso non aveva calcolato il mio arrivo quando ha cercato di eliminarti e magari aiutandomi sei riuscito a ritornare normale.-
-Già, penso non abbia neanche calcolato che sopravvivessi.-
-Infatti come ce l'hai fatta?-
- Mi sono rifugiato nelle ombre, non ho mai sperato ci fosse un modo per tornare indietro.-
C'è un attimo di silenzio,probabilmente stiamo entrambi riflettendo, successivamente sono io a romperlo:
- Puoi aiutarmi? Sai che non c'è tempo per aspettare la sera per tornare nei sogni.-
Annuisce, quindi capisco che ha già un piano in mente.