Never Give Up

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L'alba stava sorgendo riflettendo la luce aranciata/rossiccia del primo sole tra le onde dell'oceano.
Le onde erano dominate dal forte vento che scorreva su esse e allo stesso tempo venivano cavalcate dai surfisti che si svegliavano presto per godersi lo splendore che la natura ci ha donato.
Mentre le onde si trasformavano in lunghi tunnel per poi schiantarsi e disintegrarsi in un grande ammasso di schiuma, dall'altra parte della città, al Crains Hospital, in Australia, nasceva una piccola bambina, ancora senza nome.
'' spingi! Spingi joanna, ce la puoi fare!" - disse jeffrey, il marito di joanna nonché padre della bambina che sarebbe venuta al mondo a breve.
Il dottor Woodley, migliore amico di jeffrey, era li, pronto ad aspettare di vedere quella piccola e delicata testolina uscire fuori.
" non ce la faccio! Non ne posso più!" - gridó joanna.
Sfinita dalla fatica e dal dolore l'unica cosa che poteva fare era gridare. Erano grida forti e strazianti, si riusciva quasi a percepire il suo dolore.
"eccola!un ultimo sforzo Joanna, coraggio" - disse il dottor Woodley.
Dopo brevi istanti si sente un pianto, era quello della bambina, e non solo suo. Joanna crollo in un pianto, ma di gioia, aspettando a braccia aperte la piccola. Una volta tagliato il cordone e pulita un pochino la piccola fini tra le braccia della madre con lo sguardo del padre che non distoglieva un attimo da lei. Una luce brillava tra gli occhi della piccola, che aspettava solo che venisse chiamata.
Joanna giró la testa verso la finestra, osservando l'oceano, e da li le venne in mente un nome. Distolse lo sguardo dall'oceano e si giró verso la sua dolce bambina dicendo "Benvenuta nel mondo Moana Kai Johnson".
Da quel momento quella splendida bambina dagli occhi blu venne conosciuta come Moana, che nella lingua hawaiiana signica Oceano.
Joanna e jeffrey ebbero la benedizione di avere questo splendido dono che iniziarono a crescere giorno dopo giorno.
Due anni dopo la famiglia diventó più larga. Joanna rimase incinta per una seconda volta, ma stavolta, un piccolo maschietto venne al mondo, Daniel.
Un piccolo ometto dagli occhi azzurri, pelle chiara, e capelli biondi diventó il fratellino di Moana, che vide in un lui il suo primo amore.
I due legarono sin da subito, anche se lei aveva solo 2 anni aveva già il senso di responsabilità verso Daniel, o come lo chiamava lei Dan.
I due pian piano crescevano e l'amore tra i loro genitori diventava sempre più forte.
Joanna dopo 4 anni dal secondo parto decise di tornare a cavalcare le fantastiche onde dell'oceano e da li inizio a far toccare per la prima volta una tavola da surf a Moana.
Aveva solo 6 anni, quando riuscì ad alzarsi per la prima volta sulla tavola, stando in sintonia con l'oceano su una piccola onda, che per lei era enorme. Era riuscita ad arrivare al traguardo, era riuscita a cavalcare la sua prima onda, dopo tante cadute, dopo tanti fallimenti, ma senza arrendersi mai.
Da li si aprì un nuovo mondo per Moana, quello del surf.
Da quel giorno in poi decise di svegliarsi presto tutte le mattine, nonostante gli occhi le bruciassero dal sonno, lei alle 5 del mattino era già in piedi facendo colazione nel frattempo guardando dalla le finestra onde che si schiantavano tra loro, con quegli occhi dello stesso colore di quel magnifico abisso,  per lei  magico, che erano desiderosi di guardare le stesse onde che fissava dalla finestra da vicino.
Una volta infilato il costume e la muta addosso, correva fuori e afferrava la sua bellissima tavola che era il doppio di lei e la trascinava fino alla spiaggia. Se la loro casa non fosse stata praticamente affacciata alla spiaggia sarebbe stata capace di correre con le sue piccole gambine e con la tavola addosso a se per tutta la città pur di arrivare a destinazione.
Joanna faceva fatica a starle dietro mentre correva verso lei cercando di non farla entrare in acqua da sola.
Appena vedeva la mamma avvicinarsi a lei si sentiva sicura di poter entrare e si tuffava immediatamente.
"Moana aspettami!" disse la mamma.
Ma moana era così presa dal momento che continuava ad andare per conto suo.
Ma grazie alla sua bravura Joanna riuscì a raggiungerla per poi sfidare la figlia in una gara di surf.
Le due stavano li insieme per ore per poi tornare a casa a preparare il pranzo, anche se Moana voleva che non finisse mai.
Si allenó duramente, ogni giorno, ormai il surf era diventato tutto per lei. Si ruppe addirittura un polso ma  una volta guarita tornó subito in groppa a quella tavola.
Nel giro di pochi anni partecipó al suo primo contest, arrivando quarta. Tornata delusa a casa si buttó nel letto piangendo ma il padre andò lì a consolarla dicendole una frase che si ricordó per tutta la vita :"non importa quante volte perderai, o quante volte starai male, ciò che importa è che non ti arreda mai, che ogni volta che cadrai ti rialzerai, più forte di prima, perché non serve arrivare prima per dimostrare che sei la migliore. Il mondo capirà che sei la numero uno quando vedrà chi sei realmente, non da un semplice giudizio. Ricordalo sempre. " per poi aggiungere :" e poi per il tuo papà sarai sempre la numero uno" strappandole un sorriso, e poi si mise a giocherellare con lei e passarono la serata così.
E andò esattamente così. Non si arrese, anzi, ci riprovó, sempre, e quando falliva dava sempre di più.
Riuscì ad arrivare 4, poi terza, persino seconda. Ma mai prima.
Questo tormentó Moana per un sacco di tempo. Non si sentiva mai abbastanza,aveva addirittura pensato di lasciare il surf. Le delusioni erano troppe, ma lei non molló mai.
La piccola bambina venuta al mondo 15 anni fa diventó una delle surfiste più brave, anche se non era mai arrivata prima, ma continuó a provarci.
Ma proprio quando pensó che le delusioni fossero finite, una sera arrivò la più grande di tutte.
La madre preparò una cena buonissima quella sera, sembrava tutto perfetto, eccetto l'umore del padre. I due fratelli non capivano perché era così triste e continuavano a cercare di farlo sorridere, ma fallendo. Ma una risposta al suo umore gliela diede la madre, e avrebbero preferito non saperla. La madre confessò di esserle stato diagnosticato un cancro al cervello, e non sapeva quanto tempo aveva ancora a disposizione.
Dan si mise a piangere per primo, mentre Moana era paralizzata, guardava dritta la madre, con gli occhi lucidi, era incredula. Quando joanna pronunció il suo nome, con voce tremolante e le lacrime che scendevano sul suo viso, Moana scappò e si chiuse in camera.
Lei non era mai stata il tipo da mostrarsi debole di fronte agli altri, si è sempre fatta vedere sempre sorridente, scherzosa e forte agli occhi di tutti, ma nascondeva un lato fragile, sensibile e debole.
Pur cercando di trattenersi anch'essa era un umana infondo, aveva sentimenti come tutti noi, quindi si lasció devastare dalle sue emozioni per poi crollare in un pianto di dolore.
Non aprì la porta fino al mattino seguente, quando si diresse in cucina a preparare la colazione per poi gustarsela di fronte alla finestra da cui osservava senza freni ogni mattina le onde e una volta che la mamma si alzò le disse "ti va di fare una passeggiata?" e l'unica cosa che fece joanna fu fare un sorriso e annuire.
Le due uscirono insieme a fare una lunga passeggiata a bordo oceano calpestando a piedi nudi l'acqua che si avvicinava sempre di più alla riva.
La sabbia era bagnata e morbida, e anche fresca grazie all'avvicinarsi di piccole ondicelle.
Le due parlarono per ore, ridendo e scherzando, come se nulla fosse successo la sera prima ma quando la madre toccò l'argomento i loro umori cambiarono e diventarono incredibilmente serie. Ma joanna volle dire solo una cosa a Moana,per poi tornare alla parlata di prima. "non voglio che tu prenda ogni giorno come un brutto giorno finché non arriverà la mia ora. Tesoro questa è la natura, non sai come andrà a finire. Ma io non ho rimpianti, ho avuto due figli unici, di cui andare fiera e un marito fantastico. Sto vivendo una vita felice, ed è ciò che ho sempre sognato. La vita mi ha posto vari ostacoli, e li ho sempre superati, e ora che mi ha posto l'ultimo supererò anche questo, per andare in un posto migliore. Voglio che tu superi quest'ostacolo insieme a me e ogni volta che avrai bisogno di me, guarda l'oceano. " disse Joanna guardando la figlia dritto negli occhi mentre da essi scorrevano lacrime." ti voglio bene mamma"- disse Moana finendo tra le braccia di Joanna. Aveva bisogno di quel caldo abbraccio.
Passarono giorni, settimane, e poi mesi, ma la tragica situazione joanna si metteva sempre peggio. Furono dei mesi infernali per Dan e Jeffrey, ma soprattutto per Moana,che più passava il tempo e più pesante diventava il carico sulle sue spalle.
Ma quei mesi d'inferno giunsero alla fine, quando durante una splendida alba Joanna esaló il suo ultimo respiro seduta sulla poltroncina della sua camera in ospedale di fronte alla finestra, guardando la vista dell'oceano di fronte.
Quel giorno fu la goccia che fece traboccare il vaso. Si erano preparati così tanto per questo momento ma non avrebbero immaginato che sarebbe stato così doloroso.
Il padre rimase chiuso in camera per tutto il giorno, bevendo tanto di quell'alcol che crolló sul letto dal suo stato di ubriachezza,mentre Dan necessitó l'aiuto di Moana tra i suoi pianti e attacchi di panico di cui soffriva sin da bambino, ma stavolta furono micidiali. Passò la notte così finché non si addormentò grazie all'aiuto della sorella che finalmente ebbe un po' di tempo per se stessa per elaborare ciò che era successo.
Aveva appena perso la madre, e ancora non riusciva a crederci. Scoppió anch'essa in un bagno di lacrime, ma il dolore non fu l'unica cosa che sentì in quel momento.
Era piena di rabbia, tristezza, malinconia e odio, a tal punto da chiudersi nel suo bagno, andare di fronte allo specchio e, invece di guardare il suo riflesso, tirare un pugno contro esso frantumandolo. Aveva le nocche ricoperte di sangue, e le ferite le bruciavano, ma non le importava perché in quel momento il dolore fisico era l'ultima cosa che sentiva. Quel giorno Moana alzo delle onde dentro se che si congelarono e divenatorono grossi muri che le fecero da corazza per molto tempo. Si chiuse in se stessa, a tal punto da smettere di surfare per un po' di tempo.
Passarono 4 mesi, 4 mesi senza surf, ma alla fine di essi, un pomeriggio, usci fuori da quella maledetta casa e osservò l'oceano che la stava chiamando a se, e per un momento, un frammento di secondo, le sembrò di sentire una voce che le diceva "vieni" . Poi capi che quella voce poteva essere solo una, quella della mamma. Ebbene si, era proprio lei che la stava chiamando a se,nell'oceano, proprio come le aveva detto.
Allora Moana si mise il costume e si infiló dentro alla muta e con la tavola in braccio corse verso l'acqua e ci si immerse all'interno.
Superó un'onda, poi un'altra, e un'altra ancora fino ad arrivare sempre più lontano e continuó così fino ad arrivare alle onde che cercava,e da lì iniziò il divertimento. Passò così tutto il pomeriggio, mentre il padre e il fratello la guardavano da lontano col sorriso pieno d'orgoglio.
Non si sentiva così libera da tempo, così a contatto con la natura. Era come se avesse perso se stessa negli ultimi 4 mesi.
Dal giorno seguente decise di rimettersi in allenamento, ogni giorno, come ai vecchi tempi per poi partecipare ad un contest due mesi dopo a cui anche stavolta arrivò seconda. Durante quel contest aveva avuto la disgrazia di competere contro una vecchia rivale, Meredith Lambert, che non era mai riuscita a battere e che come le altre volte, arrivò prima anche stavolta.
Per Moana lei era il suo grande ostacolo, la sfida più grande ed era ostinata a superarla. Così decise di allenarsi ancora più duramente cercando di studiare per bene l'avversario attraverso i video dei contest a coi aveva partecipato ma soprattutto andare ogni giorno in acqua per cavalcare le onde più alte di sempre a costo di tornare a casa con i muscoli doloranti e le ossa distrutte e con ferite quà e là. Per lei il prossimo contest era più importante di tutti quanti, doveva dimostrare alla mamma che avrebbe superato questo ostacolo. Il prossimo contest sarebbe stato tra 2 mesi, e sembravano non passare mai.
Il giorno del contest Moana si sveglió più presto del solito per allenarsi prima della gara. Era nervosa e affiatata come non mai, nei suoi occhi ardeva un fuoco che non aveva mai visto prima. Era pronta, a tutto.
Desiderosa di vincere salì in macchina insieme al padre, che era alla guida, e il fratello che era venuto apposta per sostenerla. Moana era impaziente di arrivare a destinazione.
Le tremavano le mani, aveva paura di non vincere, e il fratello avendolo notato le prese la mano e le disse "non aver paura, tu sei la numero uno, e ricorda che hai mamma che surfa insieme a te".
Quella frase spronó Moana, che una volta scesa dalla macchina andò decisa verso il banco delle maglie e andò a ritirare la sua maglietta.
Una volta messa, si diresse verso il padre con la sua maglia color rosso fuoco e fece il loro solito saluto di porta fortuna.
Prese la tavola che era già stata preparata dal padre in precedenza e si diresse spedita verso la riva, finendo fianco a fianco a Meredith.
"sai che ti batterò anche stavolta, vero?" disse Meredith con tono acido e superbo.
"staremo a vedere" - rispose Moana con tono determinato e sfidante.
Una volta sentito il suono che indicava il permesso di partire, le concorrenti si avviarono verso l'acqua per poi sfidarsi in una gara a chi andasse più veloce per raggiungere le onde migliori.
"Jillian, in maglietta rosa entra nel tubo guadagnandosi il sesto posto" -annunciarono i giudici- "con un 6.5, la Jonhnson è riuscita a guadagnarsi il quinto posto" - continuarono. Così Moana era riuscita ad entrare quinta nelle gareggianti per il secondo tempo.
Dopo essere uscita dall' acqua si riposa un pochino recuperando le forze bevendo un bel po' d'acqua ma una volta finita la pausa era già pronta per il secondo tempo.
Di nuovo in mare, Moana inziava a sentire un po' di stanchezza sulle spalle a forza di remare, ma nulla che la facesse mollare, infatti dando sempre di più riuscì a guadagnarsi il secondo posto con una magnifica onda.
Alla seconda pausa si dedicò a fare un po' di stretching,era sfinita.
"sei stanca?" - chiese il padre poggiandole una mano sulla spalla - "No, affatto "-rispose lei anche se sapeva che stava mentendo a se stessa.
Sentiva i muscoli distrutti, quasi come se stessero bruciando, ma si incamminó verso l'oceano per il terzo tempo,ma stavolta c'era un problema. Per i primi 12 minuti le ragazze cavalcarono le onde con Meredith al primo posto e Moana al secondo, ma non si sarebbe perdonata di arrivare seconda anche stavolta. A ogni round hanno 20 minuti a disposizione, ma ne erano rimasti 8 e l'unico problema era che non c'erano onde in vista.
I minuti scorrevano e le onde continuavano a non esserci. Moana era disperata mentre quella ipocrita di Meredith la guardava con un'aria soddisfatta. Le ragazze pian piano si allontanavano, ma nè Meredith, nè Moana si sarebbero allontanate. Mancavano 5 minuti alla fine del round ma lei era speranzosa mentre Meredith voleva solo rinfacciarle un'altra sconfitta.
Proprio quando sembrava che non ci fosse nulla Moana senti qualcosa e guardando all'orizzonte vide qualcosa arrivare e cominciò a remare verso essa ma aveva una spina nel fianco che la inseguiva, Meredith.
Moana continuava a remare sempre più veloce e come lei faceva Meredith, nessuna delle due avrebbe mollato.
Meredith la stava superando e intanto l'onda prendeva sempre più forma. "coraggio Moana, ce la puoi fare" - continuava lei a ripetersi dentro se.
Non si sentiva più le braccia, il sudore si confondeva con le gocce d'acqua e la sua pelle scottava a causa del sole caldo che batteva addosso, ma nonostante ciò, non mollava. L'onda era perfetta, mancava meno di un minuto e mezzo e quando vide che Meredith le stava rubando l'onda fece una mossa che nessuno si aspettava, sorpassando l'onda entrando al suo interno, per poi girare e risalire in superficie imperendo a Meredith di cavalcarla, e ci riuscì perfettamente.
Meredith cascó in acqua non riuscendo a prendersi l'onda mentre Moana stava vivendo il sogno di una vita, ovvero di cavalcare l'onda perfetta. In quel momento si sentì un tutt'uno con l'oceano, scorrendo le dita sulla parete dell'onda riusciva a percepire una senzazione di libertà, proprio come sua mamma le raccontava da piccola.
Si sentiva non solo a contatto con la natura, ma anche con sua madre. Per lei quella era la sua grande vittoria.
"E con un 9.3 Moana si aggiudica il primo posto aggiudicandosi la vittoria del contest" - disse il giudice qualche secondo prima che finisse il tempo.
Una volta tornata in riva Moana non riusciva a crederci, continuava a ripetere "ce l'ho fatta, ce l'ho fatta" e continuava a guardare incredula la gente che intorno a lei gioiva ma l'unica cosa che le venne istintivo fare era correre da suo padre e suo fratello e chiudere il tutto con un grande abbraccio.
Giunto il momento dei premi riuscì finalmente ad arrivare a mettersi al centro, al primo posto nel podio, con una coppa in mano che alzava guardando l'oceano, come se stesse guardando sua madre.
Era riuscita a realizzare il suo sogno.
Un paio d'anni dopo Moana diventó una surfista professionista e si sposò con l'uomo che le faceva da sponsor, Jacob, e insieme dopo un paio d'anni ebbero anche la loro prima figlia, che chiamarono Joanna, proprio come sua madre.
Questo dimostra che anche una piccola e normalissima bambina proprio come Moana può fare cose molto più grandi di quello che si può immaginare. Non bisogna puntare al mimimo indispensabile ma sempre al massimo, puntare a cose grandi, e com questo non si intende per forza soldi, o fama o altro, ma si intende realizzare i propri sogni. Bisogna sempre avere dei sogni, qualcosa che ti faccia svegliare al mattino e dire "lo voglio" e che ti sproni a dare il meglio di te pur di averlo. Qualsiasi cosa accada, qualsiasi, non bisogna mai arrendersi. La vita ci mette degli ostacoli, che vanno superati, e non lo farà una volta o due, ma lo farà sempre, per metterci alla prova, per dimostrare quanto valiamo. Non bisogna dire "no non ci riesco" senza neanche provarci, o avere paura di fallire o di sbagliare, perché i fallimenti, gli errori e le delusioni servono per imparare, non per sminuirci. Quindi priprio come la piccola Moana ha raggiunto il sogno di una vita, dimostra che tutti noi possiamo farlo perché siamo noi che decidiamo il nostro destino.

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