Capitolo 4: Keyline

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Per quanto ormai sono a conoscenza di che maledetta suoneria ha la mia sveglia, ogni mattina quando inizia a cantare per "invitarmi" ad alzarmi, giuro che mi domando sempre che genere di rumore fastidio sia.
Per l'ennesima volta, sono andata a letto vestita con gli indumenti che avevo durante il giorno: nell'ultimo periodo è un'abitudine che sto prendendo senza nemmeno rendermi conto; e come ogni mattina quando me ne rendo conto, commento l'accaduto con un grugnito dell'epoca preistorica. Per quanto ti consigliano di non cercare eventuali sintomi su Google, io faccio parte di quella categoria di persone che li cerca eccome: andare a letto vestiti però, fortunatamente, non è sintomo di una morte preannunciata e la vincitrice delle mie ricerche in questo campo è la depressione.
Io, Keyline Rodriguez per Google sono depressa. Una diagnosi che troverebbe le sue fondamenta in moltissime ragioni che nell'ultimo periodo si sono viste protagoniste della mia vita: la prima delle quali, è che la persona con cui credevo mi sarei trovata a condividere la mia vita mi ha messo le corna. Non una volta, ma esageratamente tante.
Ma non sono depressa. Almeno non ora. Credo.
Anzi, è una ragione che a distanza di un mese da quando la mia storia si è conclusa, vorrei scartare, devo scartare. Dalla scoperta di essere un cervo della foresta a ora, non ho mai avuto giornate così impegnative come in questo periodo: tutto per aiutarmi a non pensare alla mia vita amorosa andata in frantumi.
Ecco perché ho dato maggiore disponibilità alla clinica dove lavoro, ho aumentato la possibilità di potermi trovare reperibile anche di notte, in caso di emergenze, e ho iniziato a vivere più in clinica che a casa: ed è così ieri sera mi sono trovata a dover operare un cane investito da un Suv.
Il cane sta bene e l'auto un po' meno, ma questo mi ha portato a sentirmi gratificata e a tornare a casa "felice" di aver salvato una vita.
Niente depressione quindi, e con questa convinzione spengo la sveglia e accendo la luce. Quando mi giro, trovo Mr George a fissarmi: il mio gatto paffuto ormai ha capito che l'altra metà del letto non appartiene più a nessuno e quindi si è fatto padrone della situazione.
Mi consola che almeno di notte non dormo da sola, peccato che l'unico momento di effusione amorosa che ha nei miei confronti è solo quando deve farmi notare che la ciotola del mangiare è vuota o l'acqua è finita.

"Buongiorno Key! Anche se fuori piove! Vedi di non ammazzarti di lavoro anche oggi. Ho avvisato la clinica che stamattina ti prendi la mezza giornata libera" Alexia.

Quando sei l'unica figlia femmina in mezzo a tre fratelli maschi non hai ben chiara l'idea di come potrebbe essere un rapporto con una eventuale sorella semmai ci fosse stata. Questo non toglie che con i miei fratelli non abbia un rapporto bellissimo, anzi: essendo la più piccola dei quattro, loro mi hanno sempre visto come la parte debole della famiglia, instaurando nei miei confronti una sorta di protezione con cui nel tempo mi sono trovata a lottare per affermare la libertà di potercela fare anche da sola.
La mia amica Alexia invece deve aver preso sul serio il suo ruolo di "sorella mancata" che nel tempo le ho attribuito: al contrario mio, è la più grande di due sorelle. Quindi come governa il rapporto con loro, governa anche il mio. Ci siamo conosciute in un locale gay un paio di anni fa, poco dopo il mio arrivo a Los Angeles: abbiamo provato a frequentarci, capendo da subito che il nostro rapporto era destinato a sfociare in altre direzioni. Così nel tempo lei si è frequentata con Emily e io con Brittany: lei ora aspetta una bimba dalla compagna e io vivo con il gatto.
Il suo temperamento deciso e duro l'ha portata nel tempo a diventare un grado importante dentro il corpo di polizia, quindi non mi stupisco se stamane Alexia abbia fatto una telefonata alla segretaria della clinica: l'abbia interrogata sui miei ultimi spostamenti, invitando la povera Lucy a togliermi tutti gli appuntamenti per mezza giornata.
Alexia sa essere molto convincente e persuasiva, userebbe qualsiasi modo pur di arrivare dove vuole. È un lato che la invidio molto, e che ora come ora vorrei avere un briciolo di quella forza per riuscire ad andare avanti.
Ad ogni modo, non me la sento di basarmi su un solo messaggio e preferisco accertarmi della mia pausa forzata com il fare una telefonata alla clinica:
«Buongiorno!! Dott Ssa Rodriguez a cosa devo la telefonata?» mi chiede con squillante Lucy, consapevole della mia devozione al lavoro e ironica nel sospettare che abbia bisogno di altro.
«Buongiorno Lucy! Volevo in primis sapere come ha passato la notte il nostro sopravvissuto! e poi se per caso è stata chiamata da qualcuno per far spostare i miei appuntamenti di stamane.»
«Il cagnolone sta bene! Stai tranquilla... Comunque sì! ha chiamato Alexia... Ho spostato gli appuntamenti! Goditi la mezza giornata Keyline. Ne hai bisogno.»
« Oddio Lucy ti prego! Non ti ci mettere pure tu! Sto bene, lo sai che mi aiuta lavorare. E poi onestamente non saprei cosa fare stamattina. Hai visto il tempo fuori?!»
« Io qui non ti voglio. In galera per colpa tua, ci andrei solo se lo ritengo necessario perché sei innocente.»
« Alex ti ha minacciato?» non che mi stupisca.
« Non ne ha avuto bisogno. Mi ha dato modo di sentirmi spalleggiata, di fronte a un'idea che già mi frullava per la testa! Chissà che in due, riusciamo a farti capire che hai bisogno di staccare. Ciao Keyline!» buttandomi giù la chiamata.
Dannazione ad Alexia e ora anche a Lucy.
Sbuffo, arresa davanti a una situazione sforzata, alzandomi dal letto per dirigermi in cucina a bere una tazza di caffè: Mr George con il suo strusciarsi insistente, mi fa notare che la sua ciotola è vuota. Cerco sempre di ricordarmi di non viziarlo troppo, ma ora che siamo io e lui, lui e io, incanalo tutte le mie attenzioni e frustrazioni sul gatto: proiettandomi in un futura da vecchia e depressa con al mio fianco più di un esemplare; terminando così la mia vita nel dedicare l'amore verso gli animali, anziché gli esseri umani: dato che loro sono gli unici essere viventi che difficilmente ti metteranno le corna. Sospiro malinconica mentre soffio sopra la tazza fumante guardando la pioggia fuori dalla finestra: tra tutti i giorni che poteva scegliere per obbligarmi a una tregua dal lavoro, hanno beccato proprio quello perfetto. Ma non ho voglia di restare a casa malgrado il tempaccio, dove finirei quasi sicuramente a stalkerare il profilo Facebook di Brittany: per poi piangere, abbuffarmi di gelato, e concludere realizzando che, per colpa di tutto ciò, potrei prendere anche qualche chilo mentre mi fisso frustata allo specchio.
Caro dottor Google: io, Keyline Rodriguez, oggi ti dimostrerò che non sono depressa.
Inizio principalmente con il farmi una doccia: la fortuna della California, è che la temperatura resta comunque mite sebbene fuori divampi il brutto tempo. Sarà azzardato ma ho voglia di uscire di casa impeccabile, ho bisogno di sentirmi ancora attraente: e chi lo sa se proprio con una giornata di pioggia, l'amore della mia vita, non sia lì fuori ad aspettarmi sotto ad un ombrello. La scelta di mettere i tacchi mi sembra un po' esagerata, ma non m'importa: chiamerò un taxi e mi farò portare davanti ai migliori negozi di vestiti in pieno centro. Oggi ho voglia di viziarmi.
Tutto filava secondo i piani: mi sono fermata in un bar a bere una seconda tazza di caffè italiano, ho girato un paio di negozi, fermandomi dentro a una boutique di intimo dalle svariate scelte quando sento squillare il telefono:
« Key...» sbuffa illusa Lucy « Per quanto posso aver promesso ad Alexia, che stamattina non ti avrei importunata... Ha chiamato la signora Baker. Sta arrivando in clinica con la sua bulldog, forse pronta a partorire.»
«Va bene. Dieci minuti e arrivo, chiamo un taxi.» esclamo felice di aver vinto.
La signora Baker è tra le donne vedove più facoltose di Los Angeles: avere lei come cliente della nostra clinica, ci ha portato ad avere uno stipendio sicuro, dato che spende per i suoi bulldog cifre da capogiro.
È nella lista dei clienti per la quale non si può negare niente: ed essendo una mia paziente, sono obbligata a rientrare anche nel caso in cui mi sarei trovata a casa per la febbre. Melinda Baker è una donna alquanto diffidente e difficile da gestire: ogni volta che concludo una visita a uno dei suoi cani, devo potermi prendere almeno cinque minuti di pausa. Per quanto sia la sua veterinaria di fiducia da un paio d'anni, tutt'ora mi ricorda che se mi azzardassi a sbagliare qualcosa rovinerebbe la carriera in un secondo: e nell'ultimo periodo, evidentemente per placare la sua solitudine, ha deciso di investire il suo tempo alla ricerca del candidato perfetto per far fare una cucciolata alla sua giovane e nuova bulldog.
Concludo quindi, la mia mezza giornata libera a solo un'ora e mezza dopo dall'orario in cui normalmente avrei iniziato il turno: quando esco la pioggia cade a dirotto, ma la fortuna deve essere dalla mia parte dato che un taxi, a quanto pare libero, è parcheggiato proprio davanti al negozio.
Mentre salgo mi maledico per la scelta dei tacchi, lottando con tutte le mie forze nel salire bagnandomi il meno possibile: quando finalmente realizzo di aver vinto la mia battaglia contro il maltempo, mi accorgo che il taxi è occupato.
Maledizione, altro che fortuna dalla mia parte.
La ragazza mi fissa, facendomi sentire alquanto imbarazzata, non solo per avergli quasi rubato il taxi: ma sicuramente molto più giovane di me, è anche di una bellezza mozzafiato.
Occhi verdi, un verde acceso, esaltato dal trucco: bionda di capelli, con dei riflessi più chiari ha un taglio mosso non troppo lungo, con ciuffo di capelli posto dietro l'orecchio che le risaltando la fila di piercing. Ho sentito caldo, impreparata ad affrontare un tu per tu di impatto visivo che mi coglie alla sprovvista. Rilassandomi, quando una volta accompagnata fino al ristorante, mi ritrovo nuovamente da sola.

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