9.1 Soccorso

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Sembra sempre più difficile respirare o tenere gli occhi aperti, Erika a quel punto continua:

- Val resisti. Jacob ti ricordi il ciondolo di luna?-

-Certo, purtroppo quell'orrendo serpente l'ha preso...-

-No...-

Dico io con una fioca voce.

-È nella... sala da ballo.-

-Sentito fratello! Vai a cercarlo e fa il prima possibile, sai già come trovarlo.-

Jacob esce dalla stanza con passo veloce e deciso.

-Vedi quando te lo porterà potrai guarire nel tuo mondo.-

La principessa mi sorride speranzosa, io tento di ricambiare, non so se riuscirò ad aspettare Jacob sto cominciando a provare dolore, non forte come nel momento in cui ci si aspetta di morire, tuttavia è comunque presente, perciò lei nota che sto soffrendo:

-Val? Quanto ti fa male?-

Muovo leggermente la mano come ad indicare poco per tranquillizzarla. Inoltre un terribile pensiero continua ad ossessionarmi: se morissi? Non ho neanche potuto salutare i miei o Karol, non ho potuto dire loro quanto gli voglia bene e ringraziarli per tutto quello che hanno fatto per me. Non rivedrei mai i biondi capelli di mia madre o gli occhi vispi di mio padre oppure il rasserenante sorriso  della mia migliore amica. Non ascolterei più le loro voci, gli scherzi molto spesso fastidiosi di papà, i consigli e le raccomandazioni a volte troppo apprensive della mamma, le chiacchierate "tra ragazze" che facevo con Karol.

Mi scende una lacrima bagnandomi il pallido viso, in segiuto cade sul pavimento mescolandosi al sangue. Erika fissa ancora il vuoto poi parla:

-Non me lo sarei mai aspettato da Sir Levantes, noi ci fidavamo di lui così tanto. C'ha consolato dopo la scomparsa dei nostri genitori, è stato sempre leale ed ora.... Sa tutte le strategie del nostro esercito! Prima che sorga la luna dovrò cambiarle tutte.-

Mi sorprende scoprire che questa ragazza a cui non avrei dato più di sedic'anni progettasse piani militari.

-Perché sei certa che soprav...viverò?-

Ha le lacrime agli occhi, appena finito di pronunciare quella domanda entra Jacob con la collana, me la mette in mano e subito entrambi mi dicono:

-Svegliati.-

Apro gli occhi facendo un enorme respiro spalancando anche la bocca: sono ancora nell'appartamento di Karol, guardo il ciondolo ed è spezzato, forse per salvarmi la vita ha esaurito il suo potere. Scoprirò la vera motivazione fra poco visto che ormai è quasi sera.

Esco, chiudo la porta e mi precipito verso casa. È una serata piovosa eppure la luna sta iniziando a splendere nel cielo come un una sbiadita macchia bianca su un foglio bordeaux.

-Eccomi!-

Grido entrando, però immediatamente mi ricordo che non c'è nessuno ad attendermi.

Tutte le forti emozioni che ho vissuto, mi hanno tolto l'appetito sebbene non mangi da colazione. Decido comunque di fare uno spuntino, per tenermi in forze stanotte.

Mentre sto masticando quel che resta di una pizza sento come se qualcosa avesse preso possesso del mio corpo; mi porta nella mia camera, non ho neanche il tempo per cambiarmi la maglietta strappata dal pugnale: il sonno mi colpisce e cado addormentata sul mio letto.

Mi desto nella mia stanza del palazzo indosso un'armatura di platino: il suo pettorale è dorato, vi sono rappresentati una luna di smeraldo che è circondata da stelle argentate le quali hanno la classica forma a cinque punte.

Spallacci leggeri con delle curvature alla punte e i gambali argentatei sono decorati con volute dorate; ho la mia spada in mano, è più lucente che mai.

Percepisco che qualcuno sta aprendo la porta, mi volto e vedo i miei alleati:

-Credo che tu abbia voglia di salvare i tuoi cari, giusto?-

Mi domanda il principe.

-Sono pronta ad andare!-

-Ecco il piano: Erika e i cavalieri combatteranno contro i nemici via terra, proteggendo il castello. Dato che io conosco bene la dimora di Omifaso ti farò da guida.-

-Come ci arriveremo?-

-Grazie a dei validi aiutanti, hai presenti i pegaso?-

-Davvero voleremo con quei cavalli alati?!?-

Sono molto eccitata, mi sono sempre chiesta come sia volare o andare a cavallo, adesso posso provarli entrambi!

-Ragazzi fermi! Jacob, Val non ha la collana.-

Esclama preoccupata Erika.

-Sfortunatamente al mio risveglio l'ho trovata spezzata.-

Le spiego.

-A quanto pare, le ferita era molto grave ed il suo potere è consumato troppo...-

Continua il mio alleato.

-Senza di quello rischi seriamente di..di..morire.-

Sono spaventata, agitata e preoccupata, ma non posso tirarmi indietro, non voglio.

- Sono quasi morta due volte, beh non c'è due senza tre!-

Ci stringiamo in un abbraccio, poco dopo ci dividiamo, io e Jacob ci dirigiamo su una Torre dove ci sono due splendidi destrieri, il mio è identico al cavallo con cui percorrevo il lungo mare nei primi sogni, ma con le ali; invece quello del principe è bianco, candido come la neve e brilla sotto la luce della luna, che fa sembrare giorno la notte per quanto splende.

-Sai cavalcare?-

-No, però riuscirò a cavarmela!-

Gli rispondo con un sorriso.

Infatti stranamente, mi sento a mio agio sul nero pegaso, mi pare di avere un legame speciale con lui. Prendiamo il volo e sotto di noi intravedo decine di migliaia di bianche armature, davanti a tutte, su un possente unicorno, si trova Erika che dirige fieramente l'esercito. Attreversiamo colline, pianure, boschi, corsi d'acqua, superiamo persino le nuvole; ad un certo punto passiamo in mezzo ad una valle di arcobaleni, i quali colori danno un aspetto sempre diverso a quel luogo speciale ed è fantastico cavalcare sentendo la brezza che mi viene incontro, mi da una carica incredibile. Comprendo che siamo vicini alla terra di Omifaso quando improvvisamente tutto si fa più cupo e scuro, ascolto urla di paura, tuttavia sto cavalcando troppo in alto per vedere la causa di quel terrore.

Atterriamo su una torre del palazzo di Omifaso, non ci sono guardie né altri guerrieri.

-Non c'è sorveglianza?-

Domando a bassa voce a Jacob.

-Non qui, non adesso, dobbiamo sbrigarci per non incontrarli.-

- E i cavalli?-

-Non preoccuparti conoscono la strada di casa e non sono un bersaglio per i nostri nemici. Dammi la mano ora dobbiamo scendere.-

In questo mondo c'è molto bisogno del contatto, ironizzo tra me e me, poi chiudo gli occhi e gli afferro la mano.

Siamo di fronte ad un inquietante porta, percepisco grande angoscia anche solo avvicinandomici; è molto alta, fatta di un legno scuro ed ha dei dettagli in ferro battuto.

-Qui sono rinchiusi loro.-

-Anche i tuoi genitori?-

-Credo di sì. Puoi cercarli?-

-Certo che lo farò, non c'è bisogno di chiederlo. Una cosa soltanto: come si apre?-

-Non provi nulla di speciale?-

-Ehm no...-

Poco dopo devo ricredermi, ascolto delle grida all'interno della porta, il mio braccio si alza involontariamente, tocco la porta, mi fa rabbrividire, infine spingo la soglia e questa si spalanca rivelando tutto il buio al suo interno, non posso aspettare ancora, nonostante sia terrorizzata. Devo entrare.

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