18. I lupi

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Gli abiti non asciugarono in tempo. I ragazzi avevano sopravvalutato il calore dei raggi del sole. I cambi negli zaini risultarono essere insufficienti. Ne nacque una discussione tra Hans e Tomas su un possibile zaino andato perduto e di conseguenza sulla ripartizione di provviste e proiettili e sul titanio a loro disposizione.

Il fuoco crepitava in mezzo al gruppo.

La luna quella notte era tonda e bianca, alta nel cielo.

Ulrik faceva la manutenzione delle armi, in un angolo. Kuran, invece, cercava di mettere a confronto la vecchia cartina con quella realizzata sull'arca secondo le previsioni dei geografi e le fotografie satellitari.

«Prendi questa.» Shani puntò contro il petto di Eva una maglietta bianca, l'ultima rimasta, senza guardarla negli occhi.

«Ehi...era nel mio...» iniziò a lamentarsi Tomas, ma poi ci ripensò, fece un cenno d'assenso e tornò a masticare una foglia, rollata con cura in modo che assomigliasse a una preistorica sigaretta, mentre Hans lo rimproverava per il suo egoismo.

Eva balbettò qualcosa che assomigliava a un "grazie" ma Shani la interruppe, col suo tono aggressivo.

«Pretendi ciò che è tuo.» La sgridò indicando gli stracci, ancora umidi, che si era sfilata prima del bagno. Aveva ragione: non avrebbe potuto più indossarli. Eppure quel gesto di improvvisa cortesia l'aveva spiazzata. Anche se sospettava che dietro si celasse solo compassione.

Nessuno le aveva chiesto nulla. Avevano visto, ne era sicura. Ma avevano scelto di far finta di niente. Questo la rassicurava, un colpo di fortuna ogni tanto, nella sua vita, le confermava che a volte la sua mente era troppo pessimista.

Comunque, anche le avessero chiesto qualcosa, non avrebbe raccontato niente.

Si infilò la maglietta e sopra la giacca militare che le aveva regalato Ulrik. Ormai non aveva più il suo odore. Eppure se la strinse addosso con ancora più forza di prima.

La notte era meno fresca del solito o forse il fuoco era più ardente.

Hans stava ancora ribattendo qualcosa sulla divisione dei beni e la giusta misura quando lo sentirono.

Un ululato.



«Che cazzo era?» Tomas scattò in piedi.

«L'avete sentito tutti? Non ero solo io?» Anche Shani era già in piedi, aveva un coltello in una mano e un bastone nell'altra, il corpo in posizione di combattimento.

Ulrik ridistribuì le armi, in silenzio. Ne porse una anche a Eva che tremando come una foglia la lasciò a terra, davanti a sé.

«Erano lontani» pronunciò infine.

«Lontani? Come fai a sapere che erano lontani?» Tomas aveva gli occhi color nocciola così sgranati che il suo volto aveva assunto un'espressione inquietante. «Erano lupi? I lupi ululano così, i lupi o i... licantropi!»

«I licantropi, detti anche lupi mannari, sono personaggi fantastici, appartenenti alla mitologia e al folclore e divenuti poi protagonisti indiscussi della letteratura e del cinema horror o anche detto sovrannaturale...»

«Grazie professore, GRAZIE! Dopo la tua spiegazione sto molto meglio» rispose sarcastico e gli puntò contro la pistola, senza volerlo.

«Calma, erano lontani, almeno una ventina di chilometri. Il vento, a loro favore, ci ha fatto sentire i loro versi così nitidi.» Ulrik calò la pistola di Tomas e lo costrinse a sedere.

UMANA ∽ Ritorno sulla TerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora