19. Pietà

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Tomas scuoteva Shani, urlava il suo nome, più e più volte.

"Non è possibile, non è possibile" ripeteva. Il corpo caldo della ragazza, sotto le sue mani, non dava segni di vita.

Quando finalmente riaprì gli occhi la baciò con trasporto sulla fronte. Erano passati pochi istanti ma il timore di averla persa sembrava avergli rubato parecchi anni di vita.

«Sei viva» sospirò mentre la stringeva in un abbraccio.

Shani, si guardò attorno, sconvolta e confusa.

Il fuoco era ancora acceso. Ulrik imbracciava il fucile, Hans si fasciava il braccio, forato ovunque come uno scolapasta.

«Dobbiamo andare. Ce la fai a correre?» Ulrik le tese una mano, per aiutarla a rialzarsi.

«Non hai visto che è appena svenuta? Ha battuto la testa!» protestò Tomas.

«Corro più veloce di voi due messi insieme, con o senza commozione cerebrale. Ma...che è successo? Correre dove?»

«Stanno inseguendo Eva. Non c'è più tempo, la dobbiamo salvare.»

Iniziarono una corsa spasmodica e disperata nella foresta buia. Ulrik sempre più fuori di sé, i ragazzi sempre più terrorizzati.

Le braccia avanti per evitare gli alberi, gli occhi che si abituavano poco a poco a quel nero assoluto, alle ombre e ai riflessi della sempre più flebile luce del cielo.

«È andata per di qua, l'ho vista!» urlava il capitano, mentre Hans, molti metri dietro di lui, ribatteva che non potevano essere sicuri di andare nella direzione giusta, era notte, bastava che Eva avesse virato a destra o sinistra e già l'avevano persa da parecchie miglia.

Arrivarono ai piedi di una ripida collinetta.

Ulrik la salì senza voltarsi indietro, gli altri strabuzzarono gli occhi e si guardarono attorno.

«L'abbiamo persa» mormorò Tomas all'orecchio di Shani. «Al massimo troveremo domani, alla luce del giorno, il suo...»

Shani gli lanciò un'occhiataccia, poi vide che il ragazzo aveva le lacrime agli occhi. Gli brillavano come piccole gemme, un riflesso di luce in quella notte opaca. Si meravigliò.

«È solo che... non pensavo... di non rivederla mai più... dopo tutto ciò che le ho detto...»

«Smettila! Rik la troverà, dovesse setacciare da cima a fondo questo lurido inferno, io lo conosco!»

«Ma viva?»

Shani non rispose, gli afferrò la mano e lo trascinò su per la salita. Radici nodose e un terreno friabile rendevano difficile il cammino.

Gli altri li aspettavano in cima, spazientiti.

«Allora?!» tuonò Ulrik, il volto bianco come la luna.

Shani stava per ribattere, quando indicò senza parole un tronco alle sue spalle. Un pezzo di tessuto.

La corsa ricominciò. Più folle di prima.

Nessuno si chiese se davvero appartenesse a Eva o come avesse fatto a fuggire fin lì: erano parecchi chilometri che correvano senza sosta.

Trovarono una ciocca di capelli biondi, poco più avanti. Illuminati dalla fioca luce lunare, sarebbero risultati invisibili a chiunque, ma il comandante aveva tutti i sensi acuiti: l'istinto della caccia. Non disse niente a nessuno e continuò dritto per la sua strada, mentre il gruppo arrancava alle sue spalle.

Tutto cominciava a divenire sempre più assurdo e angosciante. Come avrebbero trovato la via del ritorno? Avevano abbandonato gli zaini, i sacchi a pelo, le provviste, il titanio...

UMANA ∽ Ritorno sulla TerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora