CAPITOLO 2

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Sono già le 10.00 e io rischio di fare tardi. Ho i capelli raccolti in uno chignon sfatto, niente trucco, e soprattutto vestita comoda: un paio di jeans, maglietta e converse. Infondo devo stare con un bambino e più sono me stessa, più avrò modo di rapportarmi con lui.

Scendo di corsa le scale rischiando quasi di scivolare, prendo un biscotto al volo e saluto i miei.

Cammino verso casa De Martino con una strana ansia, peggio di quella che avevo ieri. Oggi sono consapevole che dovrò armarmi di pazienza e capire cosa vuole Andrea senza che lui mi parli.

Suono al campanello e come ieri Stefano mi apre il portone senza dire nulla. Quando poi mi apre la porta, vedo che è già pronto per il lavoro. È in giacca e cravatta, ha un'aria professionale da persona intellettuale ed ha lo stesso atteggiamento di ieri: freddo e distaccato.

S: - Buongiorno! Vieni Andrea è sul divano a vedere i cartoni. Di solito quando finisce il cartone vuole disegnare, o si mette a giocare con l'Ipad! – annuisco sorridendo. – comunque per il pranzo c'è il sugo magari fai la pasta, lui sa mangiare da solo quindi non c'è bisogno di imboccarlo, poi per merenda ci sono varie cose, puoi fargli il pancarré con la nutella, darli uno yogurt o fargli il ciobar in base a ciò che vuole, vedi tu! Comunque qualsiasi cosa il mio numero ce lo hai! – Annuisco e lui se ne va salutando prima Andrea con un bacio sulla fronte e poi saluta me con un 'ciao' e scappa via.

Mi avvicino ad Andrea e mi siedo sul divano restando a debita distanza. Rimango in silenzio in modo da non disturbarlo mentre vede il suo cartone preferito. Ogni tanto si gira verso di me e io gli sorrido ma poi lui ritorna a guardare la tv. Una volta finito il cartone si gira verso di me, e capisco che forse posso parlargli.

E: - Andrea come stai? – chiedo tranquilla, mentre cerco di avvicinarmi, ma il suo sguardo cambia. Leggo del terrore così decido di rimanere dove sono. – cosa vuoi fare adesso? Vuoi giocare con l'ipad? – scuote la testa negando – vuoi disegnare? – annuisce scendendo dal divano. Lo seguo in cameretta dove ha la sua postazione. Sto in disparte mentre lo vedo prendere i colori e i fogli e mettersi sul suo tavolino di plastica. Disegna a modo suo ovviamente, ma lo vedo abbastanza preso e tranquillo.

Continuo a guardarlo da ore ormai. Credo si sia fatta quasi ora di pranzo così cerco di capire cosa vuole mangiare e vado a prepararlo. Nel frattempo che metto la pasta sul fuoco mi squilla il cellulare così lo prendo e noto che è Stefano.

E: - Pronto! –

S: - Emma sono Stefano volevo sapere come va? –

E: - Oi Stefano, guarda sono sincera è tutto normale. Cioè lui non parla annuisce o nega solamente. Ho evitato di pressarlo, credo che abbia bisogno di avere delle dimostrazioni prima di fidarsi completamente di qualcuno, in questo caso di me. – tentenno sperando di non ricevere nessun cazziatone.

S: - Ok, va bene. L'importante è che non faccia qualcosa di strano, e che non si faccia male! –

E: - No, no fino a 5 minuti fa sono stata con lui anche se a debita distanza. Ora stavo mettendo su la pasta. –

S: - Ok, va bene ci sentiamo più tardi io dovrei staccare per le 17.00, se non ci sono emergenze! –

E: - Ok allora ci vediamo dopo! – attacco e continuo a cucinare.

Dopo aver messo i  piatti in tavola, vado a chiamare Andrea sperando non faccia capricci. In quel caso non saprei come pormi, ma fino ad adesso non ha dato tanti problemi.

E: - Andrì! – lui si gira e io gli sorrido dolcemente – è pronta la pasta! – lui si alza andando prima in bagno a lavarsi le mani. Resto abbastanza scioccata perché a tutti i bambini pesa lavare le mani,  lui invece è piuttosto autonomo.

Voglio esprimere delle sensazioni attraverso i miei disegni Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora