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Nervoso, impaziente, ansioso.
Si era svegliato di buon mattino mettendo a lustro tutta la casa: aveva spazzato in terra, lavato i pavimenti, spolverato e steso la biancheria.
Una volta tornato dal market, si rimboccò le maniche, osservando tutti gli ingredienti sul ripiano.
"Forza!" s'incoraggiò.
Fu un disastro: fremeva talmente tanto, che bastava un qualsiasi pensiero a deconcentrarlo.
Si era riscosso quando l'allarme antincendio si mise a suonare all'impazzata.
"Addio alla cena." sussurrò con un leggero broncio, guardando ciò che ne rimaneva del pollo ripieno.
La pasta, invece, era rimasta in acqua più del dovuto, risultando un ammasso informe e colloso.
Si appoggiò sul ripiano sospirando pesantemente: era metà pomeriggio e non aveva concluso nulla.
Forse solo la panna cotta al lampone era l'unica cosa che gli sembrava commestibile.
La cena era bellamente saltata perché non riusciva a non pensare a quel ragazzo, quindi andò in camera ed accese il portatile.
Voleva organizzargli una cenetta con i fiocchi? Bene, avrebbe fatto in modo che sia stata all'altezza delle sue aspettative.
Curiosò sul network finché non trovò una gastronomia che vendeva interi menù per l'occasione.
Guardò l'ora: forse poteva farcela.
Le persone per strada sembravano rallentargli la corsa.
Si chiese perché non avesse mai notato quell'affluenza di persone per strada il giorno di San Valentino.
Rischiò anche di scivolare dal marciapiede per evitare una coppia fin troppo carica di pacchetti regalo e fiori.
Quando arrivò alla meta, il venditore gli disse che non aveva più molto a disposizione, ma che gli erano rimasti solo due menù.
I più cari, ovviamente.
Con il cuore che piangeva, strisciò la carta del bancomat, salutando così i suoi risparmi.
Avrebbe chiesto di fare gli straordinari, altrimenti non avrebbe potuto tentare nuovamente quell'agognato esame di matematica.
Però Bakugou si meritava un minimo di riconoscenza: quel pensiero gli fece dimenticare il suo conto quasi a zero e riprese sorridente la corsa fino a casa.
Mancava un'ora all'arrivo del ragazzo e si mise a pulire ogni disastro come una trottola, per poi schizzare su per le scale a prepararsi.
Non voleva sembrare troppo formale, quindi dopo essersi fatto una doccia e sistemato i capelli, optò per un semplice jeans nero e una camicia bordeaux, arrotolandone le maniche fino al gomito e lasciando i primi bottoni aperti.
Con approvazione, notò allo specchio come le cinghie che aveva comprato non si notassero sotto l'abbigliamento.
Ora mancava solo l'ospite d'onore.
Camminava avanti e indietro davanti alla porta di casa, l'ansia a mille, se non di più.
Puntuale, spaccando il secondo, il campanello suonò.
Panico: non poteva aprire subito la porta, quindi urlò verso la cucina un "Arrivo!", alludendo che non fosse già lì.
Si sistemò la camicia, tirò un sospiro di incoraggiamento ed aprì.
"Come cazzo ti sei conciato?"
Batté un paio di volte le palpebre: con una frase aveva praticamente smontato parte del suo stato d'animo.
"Vado a cambiarmi, se vuoi." borbottò prendendogli la giacca e posandola sulla cappottiera.
"Ho troppa fame per aspettare."
Lo vide fermarsi sull'uscio della cucina con uno sguardo leggermente accigliato.
"Mi sono perso qualcosa?"
"È San Valentino." sussurrò affiancandolo per poi spingerlo verso il tavolo.
"E tu credi a queste sciocchezze? Non sapevo di stare con una femminuccia."
Colpito nuovamente.
Voleva la guerra? L'avrebbe vinta, ne era certo.
"Giornata storta? Mangiamo, sennò si raffredda."
Cercò di non perdere il suo buonumore: conosceva quel ragazzo quanto bastava per capire che lui non era tipo da fiori, regali e smancerie, ma si limitò a cercare di rilassarlo e fargli trascorrere la cena senza irritarlo con nulla.
"Quindi fra un paio di settimane darai l'esame."
Ops...
E ora come ne usciva?
"Non credo di essere ancora pronto..."
Lo sguardo pungente lo terrorizzò.
"Tu darai l'esame, chiaro?" gli rispose scandendo ogni singola parola.
Non riuscì a replicare: annuì solamente, mettendo su un altro dei suoi stupidi sorrisi.
"Farò del mio meglio." aggiunse cercando di rendere veritiera la risposta.
In due settimane era impossibile che riavesse quella maledetta cifra.
Ci avrebbe pensato dall'indomani: non era il momento di rimuginarci sopra, rovinando così l'atmosfera.
"Comunque sei un ottimo cuoco."
Anche qui annuì.
Cavolo, gli stava mentendo!
No, non poteva.
Posò la forchetta nel piatto e inspirò a fondo.
A fine serata si ripromise di dirgli ogni cosa.
Una volta finito anche il dolce, andò in sala e prese un piccolo pacchetto, che gli porse timidamente una volta tornato in cucina.
"Sappi che io non spendo soldi durante queste feste."
Nonostante il tono leggermente borbottato a quell'affermazione, il biondo prese il regalo e lo scartò, rivelando così un bracciale di cuoio con un'ambra al centro.
"Non male." asserì, facendolo sorridere.
"Kirishima, a cosa devo tutto questo? Non sono tipo da festeggiare feste come San Valentino, quindi cosa mi stai nascondendo?"
La risata che scaturì quella domanda era semplice e genuina, nascondendo tutto il nervoso che teneva nascosto forzatamente.
"Andrà tutto bene." continuava a ripetersi.
Gli porse una mano, non rispondendo e lo portò in camera, facendolo sedere sul letto.
"Stasera..." cominciò, mettendogli le mani sulle spalle e inchinandosi fin davanti al suo viso
"Non è solo San Valentino. Stasera voglio diventare un tutt'uno con te."
Il rossore e lo stupore sul viso del biondo erano lampanti, quasi che la luce della lampada sul comodino ne risaltasse il colore.
"Andrà tutto bene." sussurrò prima di deglutire e posando le labbra sulle sue in un chiaro invito a farlo finalmente suo.
Non si erano scambiati molti baci in tutti quei mesi.
Erano rari i loro momenti di intimità, forse perché Bakugou aveva sempre aspettato un segnale del rosso e ora lo sentiva in qualche modo titubante in quel contatto.
L'esitazione dell'altro divenne sempre più chiara.
Forse non voleva?
Forse aveva sbagliato a decidere per entrambi?
Forse non era attratto da lui?
Terminato quel contatto, si perse in quei rubini che lo avevano rapito.
"Non vuoi?" domandò sussurrando appena.
"Non mi vuoi?" chiese mentalmente.
"Io non credo che sia giusto nei tuoi confronti."
Si allontanò leggermente, osservando ogni minima espressione per decifrare qualunque pensiero.
Quindi decidendo di superare ogni cosa con lui, aveva sbagliato nuovamente?
Non poteva cedere, non doveva.
Voleva riprendersi totalmente da quella storia e rendere fiero di lui il ragazzo che ora aveva davanti.
Probabilmente non lo stava facendo per se stesso, ma per Bakugou.
Gli passò una mano tra i capelli, scombinandoglieli mentre sorrideva.
"E pensare che avevo deciso di superare ogni cosa con te." disse dolcemente.
Lo sguardo rubino si soffermò un attimo sul suo viso: Bakugou aveva capito ogni cosa inerente a quella serata.
A partire dallo scontrino della gastronomia dimenticato in un angolo del ripiano della cucina.
Lo afferrò per il bavero della camicia, tirandolo a sé.
Secondi di silenzio che gli tolsero il respiro.
Quindi lo voleva respingere in quel modo?
"Sappi che non ci andrò leggero."
Il cuore si fermò per un attimo, riprendendo poi a battere all'impazzata mentre sentiva le mani del ragazzo scorrere sulla sua schiena e la lingua frenetica che cercava la sua.
Un altro piccolo sorriso gli scappò in quel bacio famelico.
Aveva accolto la sua silente richiesta.

Sunshine [Bakushima]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora