1. Ali e Rory

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Di partenze e di sorprese.


Casa Bianchi era nel più completo caos.

Carmela Alberti, sposata Bianchi da venticinque anni, correva da una stanza all'altra con mucchi di vestiti stirati tra le braccia. Ettore Bianchi era comodamente seduto sul divano, gli occhi puntati su qualche programma televisivo sugli alieni che, come al solito, non stava affatto seguendo. Cercava di non pensare che le sue uniche due figlie femmine stessero per lasciare il nido ben prima di quanto lui si fosse aspettato... ben prima di quando lui fosse pronto per lasciar loro spiccare il volo in autonomia. Non che un genitore si senta mai davvero pronto per un passo del genere, alla fin fine.

Almeno vivranno questa nuova fase della loro vita insieme. - aveva cercato di rabbonirlo Carmela, con uno dei suoi soliti sorrisi affettuosi che lo avevano sempre fatto capitolare.

Quando entrò nella camera delle sue due figlie, Carmela dovette trattenersi dallo sbuffare rumorosamente come avrebbe fatto di solito: regnava un caos non indifferente, tra valigie aperte sui letti, biancheria sparsa sulle scrivanie e scarpe che infestavano il pavimento.

-Questi sono gli ultimi.- comunicò, lasciando la pila di magliette stirate sulla sedia da pc.

-Grazie mamma!- esclamò Aurora, la più piccola, mentre cercava di far entrare tutto il suo materiale tecnico per disegnare all'interno di uno zaino che era evidentemente già strapieno.

Con i capelli raccolti in uno chignon scomposto dietro la nuca, i cui ciuffi più corti ne sfuggivano fin troppo facilmente, e macchie di inchiostro sulle guance, Rory era sempre la solita casinara.

Carmela incrociò le braccia al petto e si poggiò allo stipite, osservando ora la figlia maggiore. -Farete attenzione, non è vero?- domandò, più rivolta ad Alice che non ad Aurora, che sembrava essere una maestra nel cacciarsi in situazioni pericolose e a mettersi nei guai.

-Ovvio che faremo attenzione ma'.- Alice le rivolse un sorriso rassicurante, mentre infilava gli ultimi vestiti in valigia.

Convincere i loro genitori che farle partire per la Spagna per raggiungere quelli che, per loro, erano dei perfetti estranei, non era stato facile e anche dopo esserci riuscite, capiva la preoccupazione di sua madre. Quel trasferimento era sicuramente una scelta avventata.

-Faremo in modo di chiamarvi tutte le sere, okay? Così potete essere sicuri non ci sia capitato nulla.- continuò qualche secondo dopo, riportando gli occhi sulla valigia con aria critica; iniziava a capire che la cosa più complicata dell'andare in Spagna sarebbe stato arrivare in aeroporto e riuscire a trascinarsela dietro fino al primo taxi.

Lanciò un'occhiata a sua sorella che sembrava intenta a riempire più di quanto fosse possibile lo zaino e non poté evitarsi di alzare gli occhi al cielo con uno sbuffo divertito. -Lo sai che potresti farti spedire in Spagna il materiale da disegno, vero? Senza dover distruggere quel povero zaino.- le fece notare, mentre si voltava per chiudere la valigia.

Aurora alzò il viso dalla zip che stava cercando di chiudere e le guance assunsero una sfumatura più scura.

No, non ci aveva pensato.

-Oh.- fece infatti, sbattendo le palpebre. -E' vero.- Scrollò le spalle e riaprì lo zaino: l'astuccio che aveva incastrato balzò fuori come un pupazzo di una scatola a molla e finì di nuovo sulla scrivania, seguito ben presto da tutto il resto, dato che Aurora aveva rovesciato l'intero contenuto.

-Non voglio guardare.- commentò Carmela esasperata, coprendosi gli occhi con una mano e lasciando la camera.

-Bene.- fece invece Rory attenta, la lingua trattenuta tra i denti. -Allora porterò solo lo stretto necessario per abbozzare qualcosa durante il volo-.

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