Capitolo 4

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Era passata ormai una settimana e con Louis non avevo avuto progressi.

L'avevo beccato a fissarmi durante la lezione di storia e da allora aveva iniziato ad ignorarmi.

Sbuffai, chiudendo il quaderno di matematica: odiavo più di tutte quella materia.

Uscii cautamente dalla mia camera, attenta a non svegliare la mia compagna di stanza: erano le 23:00.

Sbadigliai appena e mi recai sulla terrazza, per prendere un po' d'aria.

All'improvviso, mentre ero assorta nei miei pensieri, sentii uno strano rumore.

Indietreggiai d'istinto, quando sentii una risata fastidiosa risuonare nell'aria.

-"Hai paura di me ora?"- domandò, avvicinandosi troppo per i miei gusti.

Aveva una sigaretta tra le labbra, la mascella tesa e un mezzo sorriso sul volto.

Scossi la testa, sbuffando.

-"Ti lasciano fumare?"- aggrottai le sopracciglia, sviando il discorso.

Louis mi guardò con un'espressione divertita sul volto, poi sgrullò le spalle.

-"Sei troppo ingenua, piccola."-

Feci finta di non aver ascoltato le sue ultime parole ed arrivai dritta al punto.

-"So che non mi consideri una delle persone più simpatiche sulla faccia della Terra e la cosa è reciproca, ma io voglio aiutarti.

L'ho promesso a me stessa, voglio capire cosa c'è che non va in te."-

Continuai a fissarlo, con aria seria.

Louis indietreggiò, lasciando cadere a terra la sigaretta ormai spenta.

-"Tu non puoi aiutarmi; non sai chi sono, non sai cosa ho passato, non sai nulla di me.

Tu non sai quanto sia bastarda la vita, come il giorno prima hai tutto e il giorno dopo ti ritrovi per strada, come in un attimo si prende tutte le persone a te più care.

E l'ultima cosa che voglio è la pietà di una ragazzina viziata."-

Sputò quelle parole con tutto l'odio che aveva.

Poi se ne andò, lasciandomi sola di nuovo.

Quella notte non dormii affatto, quelle parole mi rimbombavano nella testa come una maledizione.

Ero davvero una ragazzina viziata che voleva aiutare Louis solo per sentirsi ammirata?

Scossi la testa energicamente: volevo aiutarlo davvero e lui aveva bisogno di un'amica.

Il giorno stesso decisi di parlare con Louis. Bussai alla sua stanza e mi venne ad aprire Niall.

-"Hey Alison, entra pure."- mi sorrise cortesemente.

Scossi la testa, ringraziandolo.

-"In realtà cerco Louis: è questa la sua stanza o sbaglio?"-

-"Sì, è questa. Louis è in terapia ora, non so quando tornerà"-

Sgranai gli occhi, allarmata.

-"In terapia, perché?-"

A questo punto Niall mi fece cenno di entrare e chiuse la porta.

-"Questa notte ha avuto una crisi. Ormai erano due anni che non succedeva più.

Continuava a chiamare il nome di sua madre morta, piangeva e si dimenava. Vederlo in quello stato mi ha distrutto.

Sono stato costretto a chiamare le infermiere, continuava ad urlare.

Mi sono spaventato a morte."-

Niall deglutì e lo abbracciai istintivamente.

Mi sorrise appena.

Mi alzai di scatto: non potevo restarmene lì.

Mi sentivo terribilmente in colpa, ero stata io a ricordargli quegli avvenimenti così dolorosi.

Mi recai nell'area di terapia intensiva e riuscii ad entrare, passando inosservata.

Lo vidi: aveva la fronte imperlata di sudore, una flebo al braccio e gli occhi spenti, vuoti.

Rabbrividii e mi avvicinai a lui.

Louis si voltò verso di me e preso da una rabbia improvvisa si alzò, staccandosi la flebo dal polso con una violenza disumana.

Spaventata indietreggiai d'istinto, ma egli afferrò i miei polsi con rabbia e mi scaraventò contro il muro.

Mi tirò un calcio dritto nello stomaco, facendomi accasciare a terra per il dolore.

Piangendo, lo implorai di smettere,

ma continuò.

I suoi occhi erano colmi di rabbia: quello non era Louis.

All'improvviso non vidi più niente. Le orecchie iniziarono a fischiarmi e sentii delle grida ovattate.

Poi, più nulla.

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Salve gente, I'm here.

Non mi dilungo, uhm, solo se volete vi ricordo che potete contattarmi su twitter ( @MLibera80 ) per qualsiasi cosa.

Al prossimo capitolo!

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