Randagio

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Sballottola il trolley, trascinandolo, godendo del rumore strascicato su quelle mattonelle rettangolari e immacolate che gli mettono sempre un po' d'ansia. Non si ferma, anche se manca qualche ora alla sua partenza, ma non ce la fa a sedersi su una di quelle sedie di plastica allineate, in mezzo a gente sconosciuta che proverebbe ad attaccare bottone. E lui di parlare oggi ha ancora meno voglia del solito.

Continua a camminare, senza meta, concentrato solo sul rumore strascicato del trolley, che lo mantiene concentrato. Che funziona da interferenza, che gli impedisce di concentrarsi sul pensiero fisso con cui si è svegliato.

Stai scappando.

Scuote la testa e accelera, perché no, quella voce non deve infiltrarsi nelle sue orecchie, non deve penetrargli nel cranio ancora una volta. Quella voce deve solo dimenticarla.

Lo sai che non funziona così.

Dio, che ragazzino viziato! Ostinato e impertinente, con quei grandi occhi neri, leggermente all'ingiù, che gli danno quella perenne espressione da randagio. Che poi è il motivo per cui l'ha raccattato in quella nottata gelida di – fa rapidamente i calcoli – soli tre anni prima. Solo? Sembrano molti, molti di più. Sembrano più di mille – millecentoquarantadue, per l'esattezza – perché con Giulio ogni giorno è così intenso, così carico di... tutto – percezioni, inquietudini, sbigottimenti, turbamenti. Che no, non sono necessariamente esperienze negative perché ogni sentimento ha il giusto peso, il giusto spazio, il giusto sfogo.

L'ha raccattato, sì, proprio così. E l'ha sfamato, l'ha spulciato, l'ha addomesticato. O, almeno, così credeva. Perché – si rende conto in quel momento – che è lui quello domestico, è lui che ha rimandato viaggi, scartato lavori, evaso scadenze.

E tutto per quei fottuti occhi da randagio. Quelli che non ha avuto il coraggio di rivedere quella mattina, quando è scappato dalla sua camera da letto, la valigia già pronta nell'armadio, e la traccia del suo odore ancora tiepido sulla pelle. L'acqua che scrosciava dal tubo della doccia avrebbe fatto troppo rumore. 

La compattezza del muro lo coglie di sorpresa e rimane immobile lì, per qualche secondo, gli occhi offuscati dalla luce accecante di quel corridoio stretto. Non lo vede arrivare, ma si sente premere contro la parete fredda, la trachea compressa da un peso morto che lo costringe ad annaspare. E che gli toglie quel poco di ossigeno che ancora gli arriva al cervello invadendogli la bocca con la lingua, senza dargli modo di reagire, senza alcun riguardo. Sente rabbia in quelle mani che si infilano sotto il suo maglione, che gli graffiano la pelle nuda, che gli bloccano i fianchi.

Nonostante sia un paio di centimetri più basso, Giulio è nettamente più solido. La prestanza del nuotatore, usava dire scherzando. Che è sempre stata un vantaggio, ma che ora rischia di soffocarlo. Se non fosse che ha già allacciato le gambe alla sua vita, aggrovigliando ancora di più i loro corpi. Perché no, non vuole lasciarlo andare.

Beve un sorso d'acqua e la sente scendere nell'esofago e rimanere lì a stagnare. Cammina ancora, un po' stordito, il rollio del trolley che ha ormai perso il suo effetto disturbante. Trova un angolino riparato, si lascia scivolare per terra e, finalmente, chiude gli occhi.

***

Apre gli occhi con un mugugno soddisfatto nel rendersi conto che no, quello non è il muro giallo smagliante di casa sua. In realtà già la consistenza delle lenzuola e l'odore soffuso di incenso alle erbe – sì, l'ha massacrato con ogni tipo di battuta – gliene aveva dato sentore, quella è solo l'ulteriore conferma. Assieme ai ricordi sconnessi della notte appena trascorsa, che fanno affacciare un mezzo sorriso scomposto su quelle labbra duttili e rotonde.

Le lenzuola frusciano quando si gira e il freddo gli si struscia contro con un'intensità che non aveva previsto. Il posto accanto a lui è vuoto. Il silenzio intorno a lui assordante. Se n'è andato. Non ha dubbi in proposito. Lando è esattamente quel tipo di persona che poltrisce fino a quando non è diventato così tardi che persino lui si stufa di quel vuoto totale. E spesso neanche allora lascia il letto: si limita ad afferrare il computer, che ha nascosto preventivamente nell'anfratto tra le doghe e il pavimento. Ha cercato di smuoverlo. Non perché non gli piaccia per quello che è, è che la vita è troppo breve per passarla in un letto, anche se a fare l'amore.

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⏰ Last updated: Mar 16, 2020 ⏰

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