𝘐𝘯𝘵𝘳𝘰𝘥𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦

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Era il 4 Marzo 1992.
Erano passati poco meno di tre anni da quando i Perdenti avevano "sconfitto" Pennywise. Ora avevano 17 anni. Erano cresciuti, da allora, ed erano, nonostante tutto, riusciti a non perdersi. Beverly Marsh aveva passato, nel 1989, l'estate rimanente da sua zia, e i ragazzi non l'avevano più vista fino a settembre, con l'inizio del primo anno di liceo.
In un modo o nell'altro, si erano tutti, a parte Mike Hanlon, che ancora studiava a casa, trovati a frequentare lo stesso liceo. Che era poi anche l'unico a Derry, la Derry High School.

Come dicevo prima, tutti erano cresciuti e maturati, sia fisicamente che mentalmente.

Bill Denbrough aveva imparato a tenere a bada la sua balbuzie, che era diventata un peso insopportabile. Si era anche alzato di quasi una decina di centimetri, mantenendo però la corporatura secca di quando era più piccolo.
Era, quasi del tutto, riuscito a superare la storia di Georgie, anche se, per quanto uno possa sforzarsi, questi avvenimenti non si dimenticano mai del tutto. Qualche volta gli capitava di sognarlo, Georgie: sempre con quel dannato antipioggia giallo e gli stivali di gomma, che gli correva incontro. Sognava che tornasse a casa, di riprendere a fare con lui tutto quello che faceva prima, e anche di più. Si svegliava, così, piangendo, nel mezzo della notte.
La sua cotta per Beverly andava sempre più svanendo. Certo, le voleva un bene dell'anima, e avrebbe fatto di tutto per lei. Ma semplicemente non nutriva molto più che una grande amicizia. E andava bene così.

Beverly, era cresciuta anche lei. Non si era alzata di molto, ma il suo corpo era meglio definito, come quello di una donna adulta. Era una ragazza molto bella, ma d'altronde, lo era sempre stata. I capelli rossi, una volta molto lunghi, le arrivavano ora a metà collo. Quel taglio le faceva anche risaltare gli occhi, di un azzurro profondo, e leggermente mischiato al verde. Crescendo, aveva lavorato sulle sue paure e sul rapporto con suo padre. Dopo tutto quello che successe, anch'esso cambiò. Ma ora Beverly era grande e piuttosto indipendente: a casa tornava solo la sera e suo padre lo vedeva appena.
Anche da parte sua, i forti sentimenti per Bill di qualche anno prima andavano scemando. Non c'erano, per ora, ragazzi nella sua testa. Solo i suoi migliori amici.

Stan Uris era esattamente come tre anni prima. I capelli ricci e biondi erano sempre corti e ordinati, il colletto della camicia sempre stirato e i pantaloni sempre senza una macchia. Era però diventato leggermente più sicuro di sé  dopo il, come lo definiva Richie Tozier, "leggendario Mitzvah", dove Stan diede voce ai suoi pensieri.
La storia di Pennywise, però, gli aveva messo una strana sensazione addosso.
Ansia? No, quella sapeva bene com'era averla. Paura? No, cioè, anche. Ma solo paura non era.
E allora cos'era? Stan non lo sapeva, non era riuscito a darsi una risposta.
Quando ripensava alla donna del quadro, a quando erano nella casa di Pennywise, a quando credeva di essere stato abbandonato dai suoi amici, il cuore gli saliva in gola e sbiancava. Che cos'è? si chiedeva Stan. Ma lo scoprì solo anni dopo.

Ben Hanscom. Il cervello di Ben era sempre in movimento. Tanti pensieri e idee gli affollavano la testa, alimentati da tutto il casino in cui si era infilato tre anni addietro.
Al centro di tutto però c'era Beverly.
La sua Beverly.
In realtà, dire "sua" non è corretto, lui e Beverly erano niente più che migliori amici, come con gli altri. Ma sin dal primo momento che la vide, la ragazza occupò la mente di Ben per quasi trent'anni.
Non le piacerò mai tanto, pensava spesso Ben.
Era un ragazzo che faceva tenerezza, essendo paffuto e molto timido. Negli anni non era cambiato tanto, era sempre bassino con i capelli lisci, biondo cenere, e gli occhi vispi.
Non era però il tipo di ragazzo a cui le superficiali ragazze di Derry andavano dietro. Come nemmeno gli altri Perdenti, del resto.
Però Ben non si dispiaceva di ciò: a lui importava che solo Beverly gli desse attenzioni. E, con un bel po' di tempo, fu accontentato anche lui.

Mike Hanlon non poteva sopportare di dover studiare a casa. Certo, i suoi amici li riusciva a vedere spesso, ma non andare a scuola con loro lo faceva sentire come lasciato da parte. Sapeva benissimo, però, che i suoi amici gli volevano bene. Altrimenti perché lo avrebbero dovuto salvare dalle grinfie di Bowers, tre anni prima?
La faccenda di IT gli aveva smosso molta curiosità: voleva capire come questo mostro fosse venuto al mondo, da dove, e con quale scopo. A differenza dei suoi amici, che non si facevano troppe domande, lui aveva voglia di sapere.
Anche Mike era cambiato. Era cresciuto di un bel po' ed aveva messo su una massa muscolare notevole, che lo faceva spiccare tra gli altri Perdenti, tutti magri e pallidi (a parte Ben, si intende). Lavorava ancora per suo nonno, quello non era mai cambiato. Lo aiutava con la carne, ed era più forte a livello di animo. Niente gli faceva più paura. O almeno così pensava.

Eddie Kaspbrak si trovava bene al liceo.
Ormai lo frequentava da 2 anni, però si era trovato bene subito. Ringraziava di avere i suoi amici con lui, senza di loro sarebbe morto da tempo, letteralmente, come diceva sempre.
Si trovava bene con Bill, con Mike, Ben, Beverly, Stan, e soprattutto con Richie.
Eddie odiava ammettere a sé stesso che si trovava meglio con Richie che con gli altri. Per carità, non fraintendetemi, Eddie AMAVA i suoi amici e stare con loro. Però con Richie si sentiva diverso, nemmeno lui sapeva descrivere  come. Lui e Richie battibeccavano sempre, Richie lo stuzzicava e lui rispondeva, come infastidito, ma in realtà il comportamento dell'altro era tutto il contrario di fastidioso.
Le reazioni di Eddie erano più come una maschera, non doveva far vedere agli altri, e tantomeno a Richie, che quello stuzzicarlo continuamente gli facesse, in fondo, piacere.
Forse mi piace, pensò. Ma no, come fa a piacermi Richie?
Richie non era particolarmente bello, così come tutti gli altri Perdenti, compreso Eddie, che era sempre un po' più basso degli altri, con i capelli scuri e lisci perfettamente pettinati e un'ampia spruzzata di lentiggini sul viso.
E poi, pensò, mica mi piacciono i ragazzi.

Richie Tozier, invece, non si faceva troppi di questi problemi. Lui sapeva perfettamente di provare qualcosa per Eddie. E non si faceva nemmeno tanti scrupoli a flirtare con lui. Anche se, per Richie Tozier, ai tempi, flirtare significava fare battutine continue. E con Eddie ci andava pesante. L'altro, rispondeva sempre con un qualche "Oh, vaffanculo Richie", oppure "Beep beep Richie", roteando gli occhi e sbuffando.
Non aveva neanche troppo timore di ammettere a sé stesso che sicuramente non era etero.
Negli anni novanta, però, non c'era ancora tanta informazione quanta ce n'è ora sul tema LGBT, quindi Richie se ne fregava abbastanza.
Non aveva mai creduto troppo in una possibile relazione tra loro due, perché, come prima cosa,  era sicuro di non piacere a Eddie, e poi sarebbe stato complicato dirlo agli altri Perdenti e ai suoi genitori. La sua famiglia era sempre stata protettiva e aperta nei suoi confronti, ma non sapeva come avrebbero potuto prendere una sua relazione con un uomo.
C'è anche da dire che Richie era migliorato abbastanza, esteticamente parlando, negli ultimi anni. Si era alzato di una buona spanna, aveva lasciato allungare un po' i capelli (ma non troppo, non gli piacevano i capelloni) e la sua mascella era più definita. Non guardava particolarmente al suo aspetto, cosa che lo penalizzava un po', ma non sarebbe stato Richie senza la sua camicia hawaiana e gli occhiali decisamente sproporzionati.

ooook.
nuova fanfiction!
dato che ho eliminato la Fack, ho deciso di scrivere una Reddie, e questa è una specie di introduzione, anche se il racconto è già quasi iniziato.
spero vi piaccia, perché ho un sacco di idee!
enjoy♡

𝘐 𝘸𝘢𝘯𝘯𝘢 𝘣𝘦 𝘺𝘰𝘶𝘳𝘴 // 𝘙𝘦𝘥𝘥𝘪𝘦Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora