23. Amicizia

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Si assopirono a notte inoltrata e dormirono tutti profondamente: un riposo lungo e senza sogni.

Il mattino successivo il sole era ancora più intenso.

Shani si svegliò poco prima dell'alba. I capelli, ricci e crespi, avevano preso una strana piega. Sulla guancia portava ancora i segni dello zaino, che aveva usato come cuscino.

Guardò gli altri ancora immersi nel sonno. Di turno, come sentinella, c'era Hans, che le fece un cenno di saluto e poi si mise l'indice davanti alla bocca. La ragazza annuì, concorde: si meritavano ancora un po' di quiete. Non c'era niente di meglio del riuscire a svegliarsi da soli, al mattino.

Glielo augurò.

In punta di piedi, con un telo sottobraccio, si diresse verso il ruscello.

Era un minuscolo rivolo d'acqua, che scorreva verso valle attraversando vari gradini naturali di pietra. Ai bordi crescevano arbusti verdeggianti, alcuni dei quali fioriti. Era uno spettacolo paradisiaco. La luce rosata dell'alba si rifletteva sul flusso d'acqua, che scorreva placido, producendo un suono armonioso che infondeva un'innata sensazione di pace e rilassamento.

Shani si spogliò e s'immerse dalla vita in giù in una piscinetta, un po' distante, in cui l'acqua era appena più profonda, circa mezzo metro. Bagnò sotto la cascata la sua chioma ribelle e con le mani giunte si sciacquò il viso, mentre le gambe, incrociate, si ritonificavano.

La sensazione di freschezza e il tiepido sole del mattino la fecero rabbrividire e sorridere allo stesso tempo. Non avrebbe mai immaginato che la Terra potesse regalarle un piacere così intenso. Niente di paragonabile alle terme lussuose sull'arca, a cui lei non aveva, tra l'altro, mai avuto accesso. Questo era una meraviglia che non poteva essere riprodotta artificialmente. La sua bellezza, infatti, consisteva nel suo essere selvaggia e scomposta, autentica e imperfetta.

Un fruscio inquietante alle sue spalle rapì la sua attenzione.

La ragazza si voltò di scatto e coprì le parti nude, immaginando di vedere uno dei compagni che aveva avuto la sua stessa idea, di darsi una rinfrescata prima del cammino.

Si arrabbiò con Hans, "Poteva avvisarli che ero già sveglia, mi ha vista!"

Ma dietro di lei non scorse nessuno.

Gli alberi che costeggiavano il fiumiciattolo incombevano muti ai margini della foresta.

Restò in ascolto.

Un altro fruscio, dalla parte opposta, la fece sobbalzare.

Questa volta era più vicino, questa volta era certa di averlo udito.

Non era sola.

E, cosa molto più agghiacciante, il suo nemico non voleva farsi vedere.

Incespicò sui sassi scivolosi mentre cercava di avvicinarsi al luogo dove aveva abbandonato i suoi vestiti. Il pensiero fisso sul suo pugnale, legato alla cintura.

Inciampò su un sasso e cadde a terra, a carponi, sull'erba ancora bagnata di rugiada.

Un verso animale la fece trasalire.

Quando alzò gli occhi, davanti a lei c'era un felino, la schiena orribilmente arcuata e la coda gonfia e dritta puntata verso il cielo.

Il suo volto peloso si deformò e l'essere emise un soffio, prima di lanciarsi all'attacco.

Shani urlò con quanto fiato aveva in gola, si butto all'indietro, colpendo con l'osso sacro lo spigolo di una pietra alle sue spalle. Accasciata a terra, si riparò la faccia con le braccia tese per difendersi e allontanare l'aggressore, pronta per affrontare il dolore fino a quando non fossero sopraggiunti i soccorsi.

UMANA ∽ Ritorno sulla TerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora