35. Cuz I Love You.

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LENA

«Non mi aspettavo una tua visita» avevo di fronte a me una persona che mai mi sarei aspettata di ricevere.
Arzaylea e io non avevamo mai avuto il piacere di stringere amicizia. Delle volte faceva parte delle attività scolastiche ma la maggior parte del tempo lo trascorreva da sola, senza nessuno accanto.
L'avevo sempre soprannominata una Lupa Solitaria e ora, averla in casa, mi faceva strano.
«Volevo sapere come stesse la rappresentate d'istituto» si sedette su uno sgabello della cucina. Le passai una tazza di tè caldo e sorrise, iniziandolo a sorseggiare.
«Sto molto bene, grazie Arza» mi misi di fronte a lei e la guardai. Aveva un viso preoccupato e nervoso, forse era successo qualcosa nella sua famiglia o in generale nella sua vita. Non so bene come sia fatta questa ragazza, aveva sempre quell'aria da anima in pena e non ho mai visto in tre anni di liceo, un sorriso sulla sua bocca.
«E con Luke? Il ragazzo australiano, come va?» la guardai un po' perplessa, rimanendo sorpresa da questa sua domanda.
«Oh, ehm siamo amici. Nulla di scottante» le risposi, con una mezza verità. Solo Crystal sapeva dell'accordo che avevamo adottato io e il biondo, e nessunaltro. La sentii ridacchiare e alzai un sopracciglio, cosa c'era di tanto divertente?
«Quindi non state insieme? Peccato, perché in questi quattro mesi avete dimostrato l'esatto contrario» alzò le spalle e continuò a bere la sua bevanda.
La guardai e per un attimo il mio cervello si scollegò. Non ricordavo nulla degli ultimi eventi, tutti mi raccontavano come io e Luke ci eravamo riappacificati nel tempo e come eravamo diventati amici.
Lui stesso mi disse che avevamo solo un rapporto normale, ovviamente prima di metterci d'accordo sulla questione scopamicizia. Se uno dei due si fosse innamorato sarebbe finita ogni cosa, ritornando alle origini.
Ma ora scopro che tra noi due, qualcosa c'era già stato. Non esistai ancora e chiesi alla ragazza di fronte a me, di dirmi ciò che sapeva. Non l'avessi mai detto: il mondo, per la quarta volta, mi cadde addosso.

«Ad un certo punto non ci credevo nemmeno io di tutto questo da farsi, di tutte queste menzogne e queste storie intrecciate tra di loro.» finí di bere la sua bevanda e mi guardò impassibile, come se tutto questo fosse normale. Ancora una volta mi sentii presa in giro.
«Sai Lena, io sono la persona meno ideale a raccontarti la storia, ma essendo ormai qui, non posso farci nulla e mi tocca raccontarti tutta la storia da punto e a capo» si mise dritta con la schiena, dopo aver preso un fascicolo dal suo zaino e avermelo passato. Non aprii subito, aspettai che fosse lei a darmi l'okay.
«Inizio a dirti che mio nonno Fernardo era completamente ossessionato da tuo padre. Era così preso da Carlo, che fece di tutto per prendersi ciò che possedeva: la sua carriera, la sua famiglia, la sua casa e la sua eredità.
«Mio nonno era ossessionato e tuo padre perdeva sempre di più le speranze: sposò tua madre per necessità, ebbe tua sorella Giorgia in modo tale che suo figlio si sposasse con lei, ma la nascita di Edward cambiò le carte in tavola. Tuo padre decise che il futuro erede della famiglia doveva essere proprio tuo fratello, annullando ogni singolo accordo con mio nonno Fernardo.
«Vide quale uomo era veramente, un uomo che oltre alla sua fama teneva così tanto alla sua famiglia che, per vederla felice e senza problemi, decise di andarsene dopo che la sua adorata moglie perse il terzo figlio.» si fermò un attimo, vedendomi impaurita e incredula.
Un uomo come mio padre...come suo nonno Fernardo... Non sapevo nemmeno io come definirli, perché non avevo nemmeno le parole per descrivere ciò che avevano fatto.
«Tua madre, insieme ai tuoi due fratelli e tutta la servitù, si sistemò in quella che ora è la casa dove vivi. Mio nonno, insieme a tuo padre, teneva d'occhio la tua famiglia e ogni suo movimento. Di Carlo non si seppe nulla finché non tornò, dopo dieci anni, nella casa che lui stesso scelse per voi.
«Figlio d'amore, ma di amore vero e passione, James era il prediletto della famiglia. Edward notò come tuo padre lo vedeva diverso da lui, da Giorgia e da tutto quello che li circondava. Capì sin da subito che quel bambino, dopo lui e sua sorella, avrebbe creato un altro problema nella famiglia.» un'altra verità venne a galla: James era il segno del vero amore dei miei genitori, e non uno sfogo di mio padre. Non era anche lui un figlio del peccato, come lo erano Giorgia o Edward, ma era figlio di un amore vero di due persone che, in quella notte di passione, si sentirono di nuovo adolescenti.
Ma solo dopo la mia nascita, il mondo dei Marino cadde in disgrazia: morì Fernando e il potere andò nelle mani del figlio Gabriele che, ormai trentenne e a conoscenza dell'ossessione del padre, iniziò anche lui a seguire ogni singolo passo della mia famiglia.
Mio padre, dunque, prese con se James quando io avevo solo dei mesi e mia madre rimase con me, Giorgia ed Edward a Buenos Aires.
«Tuo padre, succube di un auto esilio, si rifugiò in Italia presso la casa dei tuoi nonni. Iniziò una vita lì, con il figlio prediletto e i suoi due amici di fiducia: José e Anita. Lo aiutarono ad accudire il piccolo, mentre lui cercava di sopravvivere e mandare avanti l'azienda di famiglia.
«Doveva pensare anche al resto della dinastia, rimasta qui in Argentina e ad una bambina che avrebbe voluto tenere il braccio sin dal primo giorno. Ma per proteggerla purtroppo dovette tenerle tutta la storia della sua famiglia nascosta, in modo da non farla crescere nel caos più totale.»

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