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Le mani si spostavano rapide sul suo corpo, passando veloci sul raso della camicia.
Si sentiva in un mondo totalmente opposto a quello in cui era stato catapultato nella sua prima esperienza.
Benché le parole del biondo suonassero quasi come una minaccia, quel lungo contatto di labbra lo rapì, trasportandolo in quella realtà parallela.
Il ragazzo azzardò a sbottonargli la camicia, un bottone alla volta, il bacio infinito interrotto solo quei secondi per riprendere appena fiato.
Non si era mai sentito in quello stato: il cuore sembrava esplodergli e i tocchi sul suo corpo erano qualcosa che non sapeva descrivere, ma i brividi provocati gli scuotevano persino l'anima.
Brividi diametralmente opposti a quelli che aveva provato quando quelli abusavano di lui.
Ora non provava alcuna paura, si fidava ciecamente del biondo e sapeva che, nonostante quella rapidità iniziale, non gli avrebbe arrecato alcun danno.
Donarsi totalmente a lui era un premio per averlo aspettato e un modo per fargli capire quanto lo amava.
Non sapeva se era effettivamente amore, non conosceva quel sentimento, ma sicuramente era un affetto molto forte.
Una volta che la camicia fu aperta, venne fatta scivolare in terra e le mani presero a viaggiare lente sul suo busto, ma interrompendosi pressoché subito, come il bacio.
"E questa roba che cos'è?"
Era rimasto con gli occhi socchiusi e carichi di aspettativa quando arrivò la domanda che distrusse il momento, come un fiume che straripava dagli argini e distruggeva ogni cosa.
"Eh?" domandò sbattendo le palpebre e tornando così alla realtà.
"Come "Eh?"? Che cosa ti sei messo?"
Inclinò la testa lateralmente e poi abbassò lo sguardo.
L'imbarazzo lo colse in pieno, prendendo a gesticolare e finire a terra scompostamente.
"Io pensavo, cioè lei ha detto che ti sarebbero piaciute, ma non ero convinto della cosa e quindi le ho messe sperando di piacerti, ma se non ti piacciono le tolgo e mamma mia, che vergogna!"
"Lei chi?"
Lo conosceva bene quello sguardo: non poteva mentirgli o sarebbe scoppiato il finimondo. Non dopo tutte le bugie che gli aveva raccontato quella sera per arrivare fin lì.
Si portò una mano a coprirsi metà del viso.
"La tipa del negozio. Mi disse che con il tuo carattere queste cose potevano stuzzicarti, perché mi mettevano in risalto il corpo e tante altre cose." spiegò tutto d'un fiato, alzandosi rapidamente e cercando di arrivare con le mani alla prima fibbia.
"Ah, ti ha detto così?"
Deglutì a vuoto e fece un passo indietro, ma il polso venne afferrato velocemente e si ritrovò supino sul letto.
"Lasciale."
Quindi gli piacevano o no? Non ci stava più capendo niente e la mente iniziò ad annebbiarsi, quando le labbra del biondo furono nuovamente sulle sue e le mani riprendevano ad esplorargli il corpo.
Leggermente ansanti si guardarono, sprofondò in quei rubini prima che sparissero dalla sua visuale e si lasciò sfuggire il primo sospiro al passaggio delle labbra sul suo collo.
Allungò le mani, affondando le dita tra i fili dorati e spostò la testa verso l'alto: stava provando un mare di emozioni nuove, talmente travolgenti, che non sapeva come comportarsi.
Di nuovo non sapeva cosa doveva fare.
Chiuse gli occhi e si abbandonò totalmente: Bakugou non era uno stinco di santo in quelle situazioni, ne ebbe la conferma quando prese a lasciargli segni sulla pelle ambrata dal collo alla clavicola, ma sicuramente lo avrebbe fatto star bene.
Le braccia gli vennero portate sopra la testa, bloccate ai polsi da una mano, mentre l'altra gli accarezzava il fianco.
Eccolo, l'ennesimo sospiro: un capezzolo finì tra le labbra calde del ragazzo, pizzicato tra i denti e stuzzicato con la lingua.
Poi la risalita fino a coinvolgerlo in un ulteriore bacio, di quelli in cui le lingue si rincorrevano e si abbracciavano, di quelli che portarono la sua saliva a colare dall'angolo della bocca.
Il ginocchio poggiato accanto al suo cavallo gli aveva dato un senso iniziale di costrizione, ma il bacino del biondo prese a sfiorargli il suo, creandogli un suono nuovo che si infranse nella bocca dell'altro.
Era il suo primo vero gemito, malcelato dall'imbarazzo e dalla vergogna del momento, ma non era paragonabile a quelli che aveva emesso in quello scantinato.
Ansimava, voleva di più e forse tutto questo venne trasmesso al ragazzo davanti a sé, che gli liberò le gambe dai pantaloni, facendogli scivolare via anche l'intimo.
"Fidati di me."
Se non si fosse fidato, ora non si sarebbe trovato in quella situazione: Bakugou aveva dimostrato più volte quanto ci tenesse a lui, anche se a modo suo, ma erano comunque manifestazioni di interesse o un qualche sentimento che non capiva ancora.
Se adesso si ritrovava ad annaspare in cerca di aria, era solo perché si era affidato totalmente a lui.
Istintivamente afferrò i capelli color grano ed inarcò la schiena, avvertendo la lingua del giovane passare lenta sulla propria intimità.
Non sapeva più come zittire la voce, al contrario della mente completamente vuota.
Si ritrovò a gemere sommessamente, invaso dalle piacevoli sensazioni provocate dalla bocca del ragazzo che si muoveva avida e pompava senza scrupoli.
La voce alzò di tono, quando il tubetto di lubrificante, lasciato per caso sul materasso, venne chiuso e le dita presero ad insinuarsi nella sua apertura.
Avvertì solo il primo e il secondo dito, poi perse completamente coscienza e si lasciò teletrasportare in un altra dimensione, chiamata Lussuria.
Nulla era paragonabile a quello che aveva già vissuto: in quel momento nemmeno i ricordi cercavano di intromettersi.
Cercò più volte di chiamare il ragazzo, cercò di avvisarlo che il puro piacere stava arrivando, ma non evitò di svuotarsi nella sua bocca.
Mortificato, lo guardò tirandosi sui gomiti, ma la visione fu uno spettacolo bellissimo: si stava passando la mano sul cavallo, mentre ansante cercava di guardare altrove.
Un sorriso comparì sul suo volto: non era quello che voleva di quella serata.
Si portò davanti a lui, dimenticandosi del Kirishima imbarazzato e gli sfilò la maglia sotto lo sguardo incredulo dell'altro.
Iniziò ad accarezzargli ogni parte del torace, sfiorandolo appena con la punta delle dita, facendole scivolare fino all'orlo del pantalone, sbottonandolo ed abbassarlo quanto bastava insieme all'intimo.
L'asta ormai eretta svettò in attesa di attenzioni e la mano ambrata provocò un sospiro al biondo mentre la serrava nel pugno.
"Sai cosa vorrei adesso?" gli sussurrò caldo all'orecchio.
La provocazione fu ben accolta, notando lo sguardo curioso e malizioso allo stesso tempo.
"Non riesco ad immaginarlo."
Con un rapido movimento gli salì a cavalcioni, calandosi con un fluido movimento sul membro del biondo.
"Voglio che mi fai tuo."

Sunshine [Bakushima]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora