Atterrò su un pavimento di cemento, e sentì uno scricchiolio sinistro, accompagnato da un dolore lancinante al braccio destro. Le uscì un gemito strozzato, soffocato dal cadere del Pazzo di fianco a lei e dall'eco del rumore.
La prese di nuovo per il braccio, quello buono, e la costrinse a seguirlo nel buio più totale, ignorando il suo pianto sommesso.
Passò qualche minuto e la lasciò andare. La donna era talmente debole che cadde come un sacco per terra, raggomitolandosi in posizione fetale, il braccio rotto stretto al petto.
Sentì i passi del mostro allontanarsi di qualche metro, poi lo sfregare di un fiammifero e una luce che si accendeva, illuminando una galleria sotterranea.
-Amelia- la voce del demone era cambiata. Ora sembrava umana, ma non quella di un umano normale. No, quella era una voce che le suonava fin troppo familiare. La donna scostò la testa quel tanto che bastava per vedere il mostro. Le dava le spalle, ma lei notò subito che si era tolto la maschera che portava sempre, e un cespuglio di capelli ribelli, biondo cenere, prese il posto del nero.
Anche se Amelia aveva già capito tutto, quando l'uomo si voltò le scappò un singhiozzo.
Di fronte a lei, il viso illuminato dalla luce fioca del fiammifero che teneva tra le dita, suo fratello la fissava, aspettandosi chissà quale reazione.
-George!- sussurrò tra le lacrime. Lui chinò la testa. -Perché, George?- continuò dopo qualche attimo di silenzio.
-Perché?- ringhiò suo fratello tra i denti. Sembrava un animale feroce. -Tu ti chiedi ancora perché?- fece una pausa; sembrava trattenersi dal prenderla per i capelli. -Tu mi hai rubato la vita!- gridò, e l'eco si propagò per tutta la galleria, rimbombando nelle orecchie di Amelia, che nel petto sentiva un vuoto.
-Io non ti ho rubato niente!- reagì la donna dopo poco. Si inginocchiò e si alzò barcollante. -Tu ti sei rovinato da solo, sempre a drogarti e a bere! E poi quello che ha rovinato la vita della sorella sei tu! Hai idea di che cosa si possa provare a sentirsi dare della pazza, con nessuno che ti crede?- con suo grande fastidio, la voce le si ruppe. Il peso di tutto quel tempo le era d'un tratto crollato sulle spalle.
-Ti sei mai chiesta cosa sia successo quella sera?- il tono di George si era calmato; ora appariva come una persona razionale. Amelia scosse la testa. In effetti, non aveva mai saputo come fosse andata davvero. Aveva solo supposto che si fosse sballato per l'ennesima volta e che suo padre si fosse stufato. Ma lei dopotutto aveva solo quindici anni, e stava dormendo. Aveva scoperto il tutto la mattina dopo.
Suo fratello fece una risata amara. -Lo sapevo- commentò -sai, il tuo caro paparino non era come tu lo immaginavi. Lui ha sempre voluto cedere a te la sua attività, certo, ma quella sera ha scoperto di avere un altro motivo per farlo, e per non lasciarmi niente una volta morto. Io non sono suo figlio-. Questa confessione volteggiò nell'aria per qualche secondo. Amelia era al corrente delle "avventure" segrete di sua madre, ma non immaginava fosse arrivata a tanto. Si sentì mancare l'aria.
-Come lo ha scoperto?- domandò la donna, sconvolta.
-Una telefonata anonima, anche se sono piuttosto convinto che sia stato il mio vero padre a farla. Pensava di farmi un favore, forse, invece mi ha negato un futuro. Tuo padre non aspettava altro che una scusa per cancellarmi dalla sua vita e dal suo testamento. Ma, sai, anche se lui sapeva che tu per me sei solo una sorellastra, la legge non ne è a conoscenza. Per questo, se tu morissi il tuo parente più prossimo sarei io. Hai dimenticato di scrivere un testamento, cara sorellina?- disse in falsetto, per accentuare il disgusto che evidentemente provava per lei.
Solo allora Amelia notò che in una mano suo fratello reggeva una pistola. La puntò contro il viso della sorella, e lei chiuse gli occhi aspettando la fine.
"Conta, Amelia, magari passerà più in fretta. Chissà, forse c'è qualcosa dopo la morte, qualcosa di bello". Non aveva mai pensato a cosa potesse avvenire dopo aver esalato l'ultimo respiro. Dopotutto, era per lei qualcosa di molto remoto. Non pensava di morire così presto.
Iniziò a contare.
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Il Pazzo
Mystery / ThrillerAllora, lo metterò per iscritto, subito, prima di dire alcun che: io non sono pazza. Mi chiamo Amelia Harris e sono, o per meglio dire ero, una donna d'affari; tutti nel mondo del commercio mi temevano, mi rispettavano. Ero la figlia di Hugo Gerard...