10 agosto, 19:30, Roma.
Passai il telefono a mia cugina che lo scrutò confusa. Il messaggio di Sigh.Tanc era in sovra impressione, il quale fece strabuzzare gli occhi a Chiara.
Chiara: "Ma hai idea di chi sia lui? È tipo uno dei più popolari qui."
Di tutte le sue possibili caratteristiche, ovviamente Chiara aveva deciso di confidarmi la più noiosa. Ignorando il sul commento continuai a fissare lo schermo, non sapendo cosa rispondere. Sarei risultata maleducata se non l'avessi fatto, no? Eppure nessuna buona idea mi veniva in mente. Fui strappata dai miei pensieri quando Vladimir entrò in stanza, annunciando che stasera saremmo andati all'unico locale nelle vicinanze. Presa dalla fretta quindi, miei il telefono in tasca, decidendo di rimandare quel messaggio.Avevo scelto un vestitino aderente nero, a mezza manica. Era morbido, nulla di troppo elegante. L'avevo abbinato poi a degli stivaletti semi alti in camoscio, sempre neri. Chiara aveva deciso di acconciarmi i capelli creando delle leggere onde con la piastra e per il trucco avevo scelto di non coprire le lentiggini e optare per un rossetto nude e del mascara.
Dopo aver rubato una giacca di jeans dall'armadio di Vladimir, eravamo diretti verso l'auto. Qui Vladimir ci informò che sarebbero venuti i suoi amici e che uno di loro lo saremmo passati a prendere, intimandoci di non occupare quindi il sedile davanti.Cinque minuti dopo infatti, la macchina accostò difronte una villa tutta bianca.
Dal viale arrivò un ragazzo con i capelli neri e di statura alta. Da questa distanza avrei detto che assomigliasse parecchio a Vladimir. Tuttavia, una volta entrato in auto, un sorrisone si allargò sul suo viso. Voltatosi, allungò una mano verso di me.
"Piacere, tu devi essere la loro cugina. Io sono Gian." Colpita, allungai la mano verso di lui e gliela strinsi. Pronunciai il mio nome, ricambiando il sorriso.
Ad occhio e croce non sembrava un ragazzo molto alla mano, era quindi possibile che facesse parte del gruppo che avevo adocchiato qualche giorno prima alla festa. L'espressione in estasi di Chiara, inoltre, sembrava esserne la conferma.
Pensandoci, doveva essere lui il soggetto di tutti quei lunghissimi discorsi che faceva in continuazione. Sorrisi al pensiero che fosse così vicina alla sua cotta eppure fosse incapace di relazionarcisi.Arrivati nel locale, una forte puzza di fumo si fece sentire. Era buio e solo dei fasci di luce blu si muovevano nella nebbia di fumo. Seguendo i ragazzi, arrivammo su un soppalco, che doveva essere una zona privata affacciata sulla pista. Qui c'erano dei tavoli con delle sedie, molti dei quali già occupati.
Anche quello a cui erano diretti Vladimir e Gian era popolato.
Dopo un primo sguardo infatti, ebbi l'occasione di notare delle facce familiari. Zoe, una ragazza che spesso appariva nelle storie con Chiara, era seduta a destra. Accanto a lei c'era un ragazzo biondo, con in braccio quella che doveva essere la sua fidanzata.
Vladimir si apprestò a salutarlo infatti, il quale scoprì si chiamasse "Emanuele".
A sinistra poi c'erano due ragazze.
Una bruna e una con i capelli rossi.
Mi stavano letteralmente squadrando e non potei non notare come Chiara non le degnò di uno sguardo, camminando invece verso Zoe.
Senza aspettare ancora quindi, mi avvicinai anche io, presentandomi alla ragazza, la quale ricambiò con un sorriso confortante.Eravamo seduti da ormai un'ora e dalla noia non seppi neanche quanti drink stessimo consumando io, Chiara e Zoe. Avevo scoperto che il ragazzo di nome Lele era molto più dolce e tranquillo di quello che poteva sembrare e con la sua fidanzata formavano davvero una bella coppia. Erano stati attenti l'uno verso l'altra tutta la sera e guardarli mi fece desiderare di potermi sentire anche io così un giorno. Le ragazze difronte a noi invece, erano intervenute davvero poco nei discorsi, guardando invece spesso il telefono alla ricerca di non so cosa.
Era tutto tranquillo insomma, finché dalla porta non lo vidi.
Il buttafuori aveva spinto la porta per lasciare entrare due ragazzi, uno dei quali era colui che mi aveva scritto.
Non ci mise molto ad incontrare il mio sguardo, il quale sembrò distrarlo dal discorso dell'amico che camminava al suo fianco.
Tuttavia, la mia visuale fu interrotta dalla ragazza difronte, la quale saltò letteralmente al suo collo salutandolo animatamente. Lui anche distolse il mio sguardo, appoggiando entrambe le mani sui suoi fianchi spingendola verso il basso.
"Si, si, ciao Giulia", lo avevo sentito sussurrarle. Lei gli prese la mano, portandolo a sedere davanti a noi.
Il suo amico ordinò subito due drink, uno per ognuno supposi. Cercai subito di fingere una conversazione con Chiara, la quale però era parecchio assente dato che Gian stava parlando col nuovo arrivato di una ragazza conosciuta su Instagram. Allora mi rivolsi a Zoe, la quale sembrava molto più disposta a chiacchierare.Dopo altri due drink e parecchie occhiate fugaci tra me e il ragazzo misterioso con una Giulia avvinghiata addosso, pensai fosse giusto scendere a ballare.
Ero brilla? Probabilmente si.
Ma c'erano così tanti ragazzi amici di Vladimir che niente sarebbe mai potuto capitare di pericoloso.
Quindi presi Chiara per mano e raggiungemmo Zoe che era già sulle scale. Scese in pista, la situazione si fece più scura. Potevamo intravedere le facce difronte a noi solo grazie a dei flash di luce casuali. Iniziai a muovermi con il ritmo della musica, probabilmente in maniera molto scoordinata.
I miei arti sembravano rispondere ai comandi molto lentamente, ma non era molto importante dato che davanti a me c'era una Chiara scatenata. Era una delle scene più divertenti che avessi mai visto o perlomeno fu quello che pensai in quel momento. Presa dalle risate quasi non sentì il ragazzo che mi aveva cinto una spalla e si era affacciato al nostro piccolo cerchio.
"Vedo che vi state divertendo, potrei essere coinvolto?"
Era una frase piuttosto squallida e fossi stata sobria avrei sicuramente reagito diversamente, ma quello che mi uscì dalla bocca fu solo un piccolo lamento.
Il ragazzo scoppiò in una fragorosa risata, voltandosi verso il mio viso. "Hai ragione, era piuttosto squallida. Ma come potrei trovare qualcosa di meglio da dirti?
Lasci senza parole."
Ew, andavamo di male in peggio.
Chiara e Zoe sembravano davvero divertite da questa situazione, infatti non fecero nulla per allontanarmi.
Fu Vladimir ad interrompere le false speranze del mio pretendente, togliendoli la mano dalla mia spalla e intimandolo di allontanarsi.
Vladimir: "Andiamo amico, hai dato il meglio di te e non è bastato. Sono sicuro che più in là troverai qualcuna adatta alle tue frasette da rimorchio."
Il ragazzo non sembrò essere infastidito, dato il tono scherzoso di Vladimir e decise di seguire il sul consiglio, allontanandosi.
Mentre Chiara e Zoe rimproveravano Vladimir per aver allontanato "il mio principe azzurro", decisi di fuggire ancora. Salì sul soppalco e mi avvicinai al nostro tavolo, trovando con mia grande sorpresa, solo il ragazzo dei messaggi sedutovi.
Ero ancora in tempo per allontanarmi , ma l'alcool prese il sopravvento dandomi coraggio. Così mi avvicinai e mi sedetti difronte a lui, come prima che andassimo in pista. Lui sembrò visibilmente sorpreso quando alzò gli occhi ed incontrò i miei, così mi schiarì la voce decisa a parlargli.
Annika: "Sei rimasto solo?" Doveva sembrare una domanda, ma dal mio tono di voce fui sicura l'avesse presa come un'affermazione.Pov Tanc
"Sei rimasto solo?" Pronunciò Annika, dopo essersi seduta davanti a me.
Aveva addosso un vestitino nero che non riuscivo a smettere di fissare. Le dissi la prima cosa che mi venisse in mente.
Tanc: "Non mi pesa." Sembrò incuriosita, infatti inclinò la testa di lato continuando a fissarmi. Era sicuramente stordita dall'alcol così mi venne un'idea: le avrei chiesto ciò che mi torturava da giorni.
Tanc: "Perché non hai accettato la mia richiesta?"
Fu in questo momento che distolse lo sguardo da me, rivolgendosi oltre il tavolo. Con un tono di voce quasi inaudibile, pronunciò delle parole.
Annika: "Io... ehm, non so. Non credo ci sia nulla da vedere sul mio profilo." Spiegava il suo punto di vista, guardando il suo telefono spento tra le sue mani.
Fui colpito, insomma non è che davvero avessi bisogno di vedere chissà cosa sul suo profilo, ma pensavo avesse una maggiore considerazione di se.
Tanc: "Fa niente, mi farò bastare ciò che ho visto oggi." Le dissi, guardando la pelle scoperta del suo collo. Sembrò irrigidirsi e per quanto la luce fosse fioca, giurai che stesse arrossendo. Feci una cosa probabilmente azzardata, ma volevo approfittare di quel nostro momento da soli. Tirai fuori dalla tasca il mio telefono e lo misi sul tavolo. Lo spinsi lungo la superficie fino a metterlo accanto al suo, tra le sue mani. Lei sembrò confusa e infatti mi apprestai a spiegarle.
Tanc: "Io.. voglio il tuo numero."
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Summer Solstice || sightanc
FanfictionIl solstizio d'estate è il giorno più lungo dell'anno, ma per Annika, ogni giorno sembrava essere lo stesso. Tuttavia, difronte al nientedimeno che il tramonto più bello che avesse mai visto, decise fosse forse una buona occasione quella, per ricomi...