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Finalmente, dopo lunghi giorni di viaggio, misi piede nella grande capitale.

Venni immediatamente circondata dalla grande quantità di abitanti intenti a parlare tra loro mentre svariate bancarelle affollavano le strade cercando di attirare più clientela possibile. Uomini provenienti da ogni angolo del paese camminavano a passo lento sul bianco lastricato mentre lo schioccare degli zoccoli dei loro cavalli ne scandiva ogni passo. Avevo fatto il mio ingresso dal lato più borghese della città ed alcuni grandi tendami rossi abbarbicati alle finestre ne davano la dimostrazione. Su di essi spiccava lo stemma della casata del re il cui castello stagliava al centro della città e raffigurava un ramoscello stilizzato con una grande fiamma intenta a circondarlo. Un simbolo che avevo visto e rivisto in ogni dove dato che il mio paese, Creston, faceva anch'esso parte dell'enorme regno di proprietà di quel sovrano tanto temuto quanto rispettato.

Il giorno seguente al mio arrivo, avrei partecipato ad una serie di prove indette dal re per scegliere un candidato che avrebbe dovuto occuparsi delle sua unica figlia durante un importante e pericoloso viaggio nel prossimo futuro. Fin dall'infanzia, avevo studiato e appreso la scherma e la complessa tecnica del combattimento grazie a mio padre, uno spadaccino che aveva prestato servizio per un noto marchese amico del re. Era stato lui stesso a convincermi nel partecipare alla suddetta prova dato che desiderava per la sua unica figlia una vita a corte e coperta di onori grazie al suo coraggio. Non ne fui immediatamente convinta e passarono alcune settimane prima che mi decidessi a partire. Mio padre era un grande uomo molto stimato durante la sua gioventù, ed io non avevo intenzione di infangare il suo nome, o meglio, questo era ciò che mi ripetevo per convincermi che quella fosse la scelta giusta. In tutta onestà, avrei di gran lunga preferito una frugale vita di campagna lontana dallo sfarzo e dal continuo vociare cittadino prediligendo di gran lunga il silenzio dei campi sotto al chiaro di luna mentre una lieve brezza ne sfiorava i fili d'erba incolti trasmettendomi una profonda pace. Vivere a Damber, la capitale del regno, sarebbe stata dura, soprattutto i primi tempi ma ero ben conscia e sicura del mio obbiettivo di onorare la mia famiglia.

Lungo il mio vagare, trovai finalmente una locanda in cui avrei potuto passare la notte prima del grande giorno. Aprii la piccola porta di legno ritrovandomi in una sottospecie di cantina maleodorante e venni immediatamente squadrata dagli avventori e dal proprietario mentre mi avvicinavo al bancone.

"Buonasera." lo salutai posando sul tavolo una manciata di monete. "Avrei bisogno di una camera per questa notte."

L'uomo mi osservò in cagnesco per qualche secondo prima di posare gli occhi sulle monete per poi afferrarle rigirandole tra le dita.

"Anita!" gridò poco dopo, ed una ragazza minuta dai capelli biondi ed intrecciati fece la sua comparsa dietro al bancone. "Accompagna la nostra ospite di sopra."

"Certo!" sorrise.

"Ah, ragazza." mi chiamò il proprietario lanciando un occhiata torva alla spada che tenevo ben salda al fianco. "Qui non sono concesse armi. Devi tenerla nella tua camera se scendi a cenare."

"Va bene. Nessun problema." risposi seguendo la ragazza che mi accompagnò fino al piano di sopra. 

Mi mostrò la mia stanza lasciandomi poi la piccola chiave sul comodino posizionato a fianco del letto accanto alla porta. 

"Da dove vieni?" chiese con un grande sorriso.

"Da una regione poco lontana." risposi posando le mie cose sul letto ed iniziando a sbottonarmi il mantello.

"Deve essere davvero bello! Ho sempre voluto viaggiare, ma mio padre non è d'accordo. Dice che è pericoloso oltre le mura." 

"Beh, ha ragione."

TORN // Shoto Todoroki x ReaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora