11. Maledetto vino (½)

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«Dai Genelle» alzo leggermente la testa, stando attenta a non fare movimenti bruschi, «Finisci di farmi la treccia» sbuffo, giocherellando con l'elastico bianco che ho tra le mani.

«Abbi un po' di pazienza» il suo fiato sul collo mi fa il solletico, «Cos'è stato quel rumore?» domanda allungando il braccio sulla mia spalla per afferrare l'elastico.

«La mia pancia» borbotto, picchiettando le dita sul ginocchio.

Cazzo.

«Il pollo!» il nostro urlo squarcia il silenzio della casa, «Cazzo» esclamiamo ancora all'unisono, alzandoci di scatto dal pavimento.

Ci precipitiamo giù per le scale, tirandoci per sbaglio una gomitata a vicenda.
Quando arriviamo in cucina sento un lieve odore di bruciato, così mi precipito verso il forno, ma nello stesso istante suona il campanello.

«Vai tu» ordino, afferrando il primo guanto da cucina che mi capita sotto mano.

Se è Claire giuro che le tiro una teglia in faccia.
Poverina però, ha già un piede nella fossa.

«Come cazzo abbiamo fatto a dimenticarci del pollo?» urlo per farmi sentire, mentre mi piego in avanti, estraendo la teglia bollente, appoggiandola poi sul lavello.

Si è quasi arrostito, ma è ancora salvabile.

«E tu dei pantaloncini?» la voce dura di mio fratello mi fa voltare di scatto, con il cuore che batte a mille dallo spavento.

Che cosa ci fa qui?
Non ho il tempo di realizzare altro che vedo altre due figure dietro di lui, Genelle e... Scott?

Ancora?

Mi fissa con quei suoi occhi verdi come due smeraldi, con tale intensità da farmi rabbrividire.
È come se mi stesse accarezzando con uno sguardo, mi sembra di sentire le sue mani callose sulla mia pelle, fredde come il ghiaccio, ma comunque piacevoli.

Le labbra sono dischiuse, rosse come due fragole, dalla forma perfetta.
Un leggero strato di barba cosparge le sue guance, conferendogli un aspetto più maturo e serio.

«Che cosa state combinando?» domanda Duncan, riportando la mia attenzione su di lui.

Dovrei essere io quella a fare domande.

«Cosa ci fate, voi due insieme» li indico con l'indice, «Qui?» scuoto la testa, facendo una smorfia di confusione.

Duncan passa lo sguardo sul mio corpo, sgridandomi con il pensiero per come sono vestita.

Sono in casa mia, cavolo.
Mi vesto come voglio.

Nei miei diciotto anni di vita non sono mai venute così tante persone in casa nostra quanto in questa settimana.
Che ne sapevo io che sarebbero passati.
Genelle mica si scandalizza per un paio di mutande, dato che anche lei è praticamente conciata allo stesso modo.

«Stiamo andando a bere qualcosa e mamma mi ha chiesto di passare a controllare che tutto fosse a posto» dichiara, avvicinandosi maggiormente per guardare il pollo bruciacchiato.

Da quando loro due escono insieme come se fossero amici da una vita?

«E menomale che siamo passati, stavate per dare fuoco alla casa» nonostante lo sguardo duro si avvicina a me, posando le mani sul mio viso.

Stringe leggermente le mie guance, facendomi schiudere le labbra a pesce.

«Sei una spina nel fianco» sussurra, lasciando un bacio delicato sulla mia testa.

«Scott» si volta nella sua direzione, attirando l'attenzione del riccio, fermo immobile vicino alla mia amica, che sembra non riuscire a staccargli occhi di dosso.

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora